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Con lo zaino sempre pronto a partire, con il desiderio di servire il Paese

lunedì 22 giugno 2015
di Livia Di Schino
Con lo zaino sempre pronto a partire, con il desiderio di servire il Paese

Tra le colline umbre, a cavallo tra la provincia di Perugia e quella di Terni, c’è chi è pronto a partire. Sempre, per servire il proprio Paese e per essere dalla parte del prossimo. Non per emigrare: già da tempo ha deciso di continuare a vivere nel luogo dove ha ben radicate le proprie origini e interessi, nel quale ha coltivato amicizie, si è innamorato di quella ragazza dagli occhi chiari che poi è diventata sua moglie e sta crescendo l’ancora giovanissima figlia.

Ma lo zaino è là, dentro l’armadio, sempre pronto ad essere imbracciato. Sempre pronto a partire. Nel caso ci fosse bisogno di lui, da qualche parte nel mondo. Un viaggio che a questo punto assumerebbe una coscienza diversa, potendo contare su altre nove missioni. Intraprese e portate a termine. Nelle quali il maggiore R.L. (nome siglato per motivi di sicurezza, ndr) ha imparato a non dare mai nulla per scontato. Nemmeno di fronte all’evidenza.

E’ uno degli insegnamenti che ha appreso in azione. In Afghanistan, per l’esattezza, dove è stato quattro volte in qualità di Assistente Militare del Comandante dell’area Ovest (affidata al Comando italiano), come Ufficiale Addetto alle Operazioni presso il Corpo d’Armata inquadrato nella missione ISAF-OMLT VIII (Operational Mentor and Liaison Team) a stretto contatto con l’esercito afghano e due volte presso RC-W (Regional Command West) ad Herat in qualità di Ufficiale Addetto della Cellula J35 ed Ufficiale INFOOPS.

Ogni missione, ogni luogo, ogni sguardo incrociato gli hanno regalato qualcosa. Ha permesso al maggiore di riportare a casa un frammento di vita vissuta e di lasciarne altrettanti a coloro che sono entrati in contatto con lui. In Kosovo, nel quale ha operato per tre volte in qualità di Comandante di Plotone e Vice Comandante di Squadrone, rimase colpito dal conflitto e, per questo, si trovò a vivere nell’immaginazione ciò che avevano dovuto affrontare i propri nonni. In territorio italiano o estero. Alla ricerca di un futuro di pace e serenità per le generazioni future. Mossi dalla determinazione e dal senso del dovere, alla ricerca della sopravvivenza, del domani, del proprio auspicato ritorno a casa.

Dell’abbraccio della propria famiglia, desiderato tante volte anche da lui nei mesi delle sue missioni. Un calore ritrovato nello sguardo fiducioso di una persona anziana o nel saluto di un piccolo uomo. La speranza oltre le macerie.

Il maggiore è stato anche in paesi, come in Somalia a Mogadiscio – penultima missione a cui ha partecipato in qualità di Capo Sala Operativa e Capo Cellula Operazioni per nove mesi inquadrato nella missione europea di addestramento EUTM-S (European Training Mission Somalia)- nel quale è stato sorpreso dall’atmosfera. In quegli sconosciuti luoghi, infatti, ha percepito qualcosa di familiare: nell’aria la presenza italiana, nella voce di alcuni uomini parole della sua lingua, nella speranza della presenza italiana.

Ponti, strade, scuole e pozzi d’acqua: di tutto questo avevano bisogno le popolazioni trovate in terra straniera, soprattutto quelle dei villaggi isolati, con le quali è entrato in contatto. Incontrato uomini e donne che lo hanno arricchito attraverso il confronto e che adesso lo fanno essere un uomo più maturo e consapevole.

Un approccio costruttivo del quale aveva fatto esperienza già in Pakistan, dove da adolescente ha vissuto assieme alla sua famiglia, seguendo il padre che lavorava nell’ambasciata di Islamabad. Paese nel quale è poi ritornato sotto egida Onu, nella missione UNMOGIP (United Mission Observers Group India Pakistan) in qualità di Osservatore Militare lungo il confine Indo-Pakistano. Un intervento, il suo, durato 18 mesi.

E adesso che presta servizio presso lo Stato maggiore dell’esercito a Roma, nel reparto pianificazione generale e finanziaria, sezione relazioni internazionali, proprio come fece suo padre con lui, a sua figlia cercherà di trasmettere il desiderio di servire il Paese e di conoscere, la curiosità nella diversità perché le esperienze fatte apportano un valore aggiunto nella propria vita.

Le spiegherà che “l’esercito è una risorsa al servizio del Paese, pronto ad intervenire sia in Italia sia all’estero”. Le racconterà dell’impegno dell'Italia e del suo aiuto concreto alle popolazioni civili “che ora godono di strutture che fino a pochi anni fa erano solo utopia”. E con un sorriso, in quella complicità che solo tra padre e figlia si può creare, le sussurrerà di “aver avuto la fortuna di scegliere uno dei lavori più belli al mondo”. E così gli mostrerà quello zaino pronto a partire.

 

Si ringrazia per la collaborazione l’Esercito Italiano.

Nella foto il maggiore R.L. a Mogadiscio (Somalia)