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Femminicidi in aumento, anche in Umbria. Alvaro Fiorucci presenta "Il sangue delle donne".

sabato 13 dicembre 2014
di Davide Pompei
Femminicidi in aumento, anche in Umbria. Alvaro Fiorucci presenta "Il sangue delle donne".

Di coltello, di spranghe, di martelli, di cacciavite, di calci, di pugni. Strozzate con le mani o con cinture, corde, sciarpe, fazzoletti, asciugamani. Bruciate, se necessario, per completare l'opera. È così che, per mano di mariti, fidanzati, amanti e conviventi, continuano a morire le donne. Con gole artigliate, vertebre fracassate, piombo nei polmoni. Casistica e tipologie, le passa in rassegna Alvaro Fiorucci sfogliando le cronache dei femminicidi avvenuti in Umbria negli ultimi trent'anni.

Non solo i cosiddetti cold case, ma anche gialli dal movente fin troppo chiaro che macchia di rosso quello che una certa retorica da cartolina vorrebbe fosse il cuore verde d'Italia. Catalogo macabro ma realista, compilato in maniera sintetica. In 261 pagine affiorano nomi-icone come Meredith Kercher e Barbara Cicioni. Temi, quali spaccio e prostituzione. Talvolta, gli atti giudiziari. Come base funzionale a una ricostruzione senza infingimenti e all'inquadramento del contesto sociale in cui gli omicidi si consumano.

Registrando con fatica da cronista, senza cedere troppo a ricami narrativi, gli spasmi di un fenomeno in continua crescita. Da Gubbio a Tuoro sul Trasimeno, da Gualdo Tadino a Città di Castello. Nemmeno l'Orvietano - da Castel Viscardo a Castel Giorgio passando per Baschi - ne è immune. Sono 67, in tutto, gli episodi riportati nel libro "Il sangue delle donne", che il caporedattore del Tgr Rai, presenta venerdì 12 dicembre nella Sala Polivalente di Allerona Scalo.

Sul tavolo, con lui, per un'iniziativa a cui collaborano anche la Cooperativa Mir e l'Associazione Gas, il sindaco di Allerona Sauro Basili e l'assessore Maura Gilibini, il sindaco di Castel Viscardo Daniele Longaroni e Giuseppe Bearzi, socio fondatore dell'Associazione Intra, a cui si deve la raccolta di 50.000 volumi e la realizzazione di 36 biblioteche dei libri salvati, tra cui quella di Allerona intitolata a "Pino Tagliazucchi". Presente, inoltre, anche una rappresentanza dell'Associazione "L'Albero di Antonia" che ad Orvieto gestisce il centro antiviolenza.

"Quelli contenuti nel libro – esordisce Fiorucci – costituiscono il 90% degli omicidi avvenuti nel periodo di riferimento. Catalogarli come 'femmincidio', in realtà, non è operazione così netta. Solo di recente, infatti, l'accezione assunta dal termine identifica i casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere, in ambito domestico o comunque con un legame affettivo tra vittima e carnefice".

Perchè? "Per raggiungere un risultato. Risolvere un problema, quello di quest'ultimo. Dare sfogo all'acufene che lo tormenta. Chiudere la partita della gelosia. Ristabilire il diritto al possesso. Lavare con il sangue l'onta di un tradimento, vero o presunto, e quindi l'onore compromesso. Provare a se stesso che costume e tradizione gli hanno insegnato il giusto: uccidere è il modo per ristabilire un equilibrio. L'uomo uccide perché non ha altri strumenti. È incapace di gestire stati d'animo, fantasmi e ossessioni. Alla base c'è la perdita del controllo o anche solo la paura di perderlo, il controllo, da parte di un soggetto su un altro ritenuto sua pertinenza esclusiva. Altro elemento ricorrente è l'uccisione dei figli, visti come prolungamento della donna o il suicidio dell'omicida per timore delle conseguenze del suo gesto che riconosce come criminale.

Quasi sempre si tratta di delitti annunciati, situazioni visibili da tutti ma non viste. Quei segnali che non ha raccolto chi era intorno, peseranno poi come macigni sulla collettività. In Umbria c'è un grande sforzo, tra centri d'ascolto, centri antiviolenza e case di accoglienza per donne tratte in salvo. Non si può mettere sotto scorta ogni donna che presenta una denuncia, è semmai un problema culturale di prevenzione".

Pubblicato a giugno 2014 per la collana "Voci del presente" da Morlacchi Editore, il libro necessiterebbe già dell'integrazione di ulteriori casi. Perché le donne continuano a morire. Dati alla mano, dal 1990 al 2012 diminuiscono i delitti. Le 1633 persone uccise si riducono del 60% a 526. Ridimensionamento incoraggiante, se non fosse che ad impennarsi sensibilmente nel giro di una manciata di anni è il numero di donne uccise. Sono 148 su 614 omicidi, nel 2008; 179 a fronte di 501 omicidi, nel 2013. Scendono, questo sì, i casi di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. Oltre il 93% delle donne, però, non sporge denuncia.

E poi ci sono tempi, e le falle, di un sistema giustizia leggero nelle assoluzioni che da poco contempla la legge anti stalking ma che fino al 1981 prevedeva ancora il delitto d'onore. "Un ritardo culturale – osserva l'autore – che in sede processuale finiva per diventare un'attenuante. Scontiamo un retaggio educativo di famiglie che distinguono ancora maschi e femmine, assegnando ruoli e comportamenti nei confronti dell'altro. Il trasferimento del valore del rispetto della persona disinnesca e previene situazioni limite. Con una rete più forte sul territorio, questi fenomeni sarebbero circoscritti. In Toscana, ad esempio, è partita la sperimentazione di alcuni centri terapici per uomini violenti".

Rete, prevenzione ma anche informazione più equilibrata e attenta al linguaggio che impiega nel macinare e dare in pasto quotidianamente brandelli di storie. "Nuda e cruda – ammonisce Fiorucci – distante dalle derive dell'intrattenimento e dalla spettacolarizzazione generalista dei talk show, piegata al sentimentalismo in nome dell'audience che finisce per essere morbosa o creare assuefazione". Che l'indifferenza, talvolta, equivale a una seconda morte.