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Stop alla violenza sulle donne. Siglato il protocollo inter-istituzionale

mercoledì 26 novembre 2014
Stop alla violenza sulle donne. Siglato il protocollo inter-istituzionale

E' stato firmato martedì 25 novembre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne – il protocollo interistituzionale contro la violenza di genere a cui hanno aderito i Comuni della Zona Sociale n. 12 (quello di Orvieto ne è capofila), la Usl Umbria2 Distretto di Orvieto, l’Ordine degli Avvocati, l’Associazione “Albero di Antonia” e le Forze dell’Ordine con i propri protocolli.

A sottoscriverlo, di fronte a tante donne e uomini, educatrici/educatori delle scuole orvietane, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, Sindaci e Amministratori dei Comuni del territorio e giornalisti, sono state: Cristina Croce, Vicesindaco e Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Orvieto per i Comuni della Zona Sociale n. 12, Teresa Manuela Urbani, Direttore del Distretto di Orvieto della Azienda Usl Umbria 2 (in rappresentanza del Direttore Generale, Sandro Fratini, Virginia Romoli dell’Ordine degli Avvocati di Orvieto (delegata dal presidente Sergio Finetti) e Stefania Bove presidente dell’Associazione “L’Albero di Antonia”.

La firma dell’atto è stata punteggiata dalle letture di brani tratti da “Ferite a morte” di Serena Dandini fatte da Maria Cecilia Stopponi dell’Associazione “Lettori Portatili” e dalla presentazione dello spot audio/video promozionale del Centro di Ascolto di Orvieto e di alcuni contributi audiovisivi realizzati negli ultimi due anni dagli studenti del Liceo d’Arte e del Liceo Majorana.

“La folta partecipazione di donne, studenti e studentesse, insegnanti e dei rappresentanti delle Istituzioni ai vari livelli ci da molta fiducia” – ha affermato la V. Sindaco e Assessore alle Politiche Sociali, Cristina Croce. “La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale, interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenza di razza, religione o età. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la violenza contro le donne come ‘l’uso intenzionale della forza fisica o del potere, o della minaccia di tale uso, rivolto contro se stessi, contro un’altra persona…che produca o sia molto probabile che possa produrre lesioni fisiche, morte, danni psicologici, danni allo sviluppo, privazioni’. La dichiarazione per l’eliminazione della Violenza sulle Donne emanata dalle Nazioni Unite nel 1993 definisce la violenza sulle donne ‘ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata’”.

“La violenza contro le donne – ha aggiunto - deve essere nominata e riconosciuta perché possa essere svelata e affrontata, anche attraverso la costruzione di reti di relazioni in grado di sostenere concretamente le donne nei loro percorsi d’uscita dalla violenza; conoscere e sapere come operare in un contesto relazionale caratterizzato dalla violenza è il primo passo per riconoscere che la violenza verso le donne è un problema sociale; un problema da affrontare per garantire la costruzione di una società in cui la libertà e la gioia di vivere siano la base dei rapporti che la fondano. Le istituzioni pubbliche hanno il dovere di contrastare il fenomeno con impegno congiunto tanto sul piano politico quanto su quello operativo regolamentando le azioni le strategie di intervento, valorizzando le competenze ed integrando in un’ottica di rete tutte le risorse messe a disposizione”.

“Il confronto tra tutti i sottoscrittori del presente Protocollo – ha spiegato - parte dalla necessità di: prevedere una particolare attenzione al primo contatto con la donna vittima di violenza o maltrattamento, vissuti spesso per molti anni nel segreto e nel silenzio dando risposta ai suoi bisogni d’ascolto, accoglienza, empatia, sostegno nello svelamento del maltrattamento; definire le modalità di raccolta dei dati e di periodici confronti con gli organi di riferimento per le donne vittime di violenza e in situazione di disagio e i loro figli minori; confrontare le rispettive modalità operative per ottimizzare le risposte; mettere a disposizione di tutti gli operatori di questo Protocollo la rete a supporto delle donne per poter indirizzarle con competenza ai diversi servizi, per avviare adeguate ed efficaci risposte.

La giornata di oggi rappresenta quindi un punto di arrivo ma, è soprattutto il punto da cui partire. Il protocollo, infatti, è il risultato di un lavoro condiviso tra tutti i rappresentanti del tavolo interistituzionale attivo dal 2010: Comuni della Zona Sociale n. 12, servizi specialistici della Usl Umbria 2, Forze dell’Ordine, Ordine degli Avvocati, Scuole, Associazione Albero di Antonia, Cooperativa Sociale ‘Il Quadrifoglio’. A seguito della firma si darà avvio al processo di costruzione dell’èquipe che specificatamente si occuperà del contrasto alla violenza.
L’èquipe stabilirà le modalità di lavoro per ognuna delle figure professionali coinvolte assicurando l’integrazione dei percorsi sociali, sanitari e giudiziari e il raccordo con altri soggetti, a vario titolo coinvolti nel percorso di uscita dalla violenza delle donne e dei loro figli minori, e nella costruzione del graduale percorso di re-inserimento sociale, secondo un approccio di genere. Concludo auspicando che sempre più soggetti istituzionali vogliano aderire al protocollo. Un ringraziamento va anche alle Associazioni ‘Il Filo di Eloisa’ ed Emily”.

“Il protocollo a cui l’Azienda USL Umbria 2 aderisce – ha affermato Teresa Manuela Urbani – è la sintesi di un lavoro pregresso che riguarda gli ambiti di competenza della AUSL. Un lavoro che è stato rivolto in particolare ai giovani, nella convinzione che la salute sessuale passa, ovunque nel mondo, attraverso la promozione di una educazione estensiva che si fonda sulla promozione della tolleranza, del rispetto e dell’educazione sessuale per portare alla realizzazione di una vera parità fra i sessi. L’Azienda ha dedicato molto spazio ai problemi e alle dinamiche sanitarie che la violenza implica, allorché si configura come un diritto umano violato. In questa cornice, l’Azienda USL Umbria 2, attraverso i servizi del Distretto di Orvieto, si impegna ad una serie di azioni. Fondamentalmente cambia l’approccio metodologico negli operatori della Sanità”.

“Seppure il nostro Ordine professionale andrà in scadenza dal 2015 in quanto verrà assorbito dall’ordine degli Avvocati di Terni – ha sottolineato Virginia Romoli – noi aderiamo in modo convinto a questo protocollo per far sentire il nostro sostegno. Aggiungiamo la nostra professionalità verso quanti sono impegnati/e in questo importante progetto”.

“L’attività dei Centri Antiviolenza dimostra che le donne sono maltrattate da uomini con le quali esse hanno una relazione affettiva – ha evidenziato Stefania Bove – e, laddove sul territorio esistono centri di ascolto a favore delle donne, è possibile far emergere una realtà sommersa che non si può più ignorare. L’attività del nostro Centro è strettamente connessa alla possibilità che il Comune dia risposte certe sulla sede che è la condizione per dare continuità al nostro lavoro. Nel 2013 ci sono stati in Italia 179 femminicidi ma, anche se ogni caso colpisce l’opinione pubblica, non è sufficientemente alta la percezione che gli italiani hanno della violenza sulle donne: la società si indigna verso i femminicidi ma nei fatti avalla comportamenti sessisti e prevaricatori.

Oggi siamo felici della firma del protocollo che proponemmo già cinque anni fa al Comune di Orvieto. In questo documento, avremmo voluto che fosse inserito un passaggio della dichiarazione sui diritti umani dell’ONU che invece manca perché forse troppo esplicito – sintomo delle resistente al cambiamento culturale – ma indicativo comunque del fatto che tale cambiamento deve passare attraverso il linguaggio comune che veicola il nostro pensiero. Per questo ci vorrà tempo, ma occorre andare avanti con l’educazione, la formazione degli operatori e per questo servono risorse. I Centri antiviolenza sono un luogo privilegiato di incontro delle donne. I vari punti del protocollo sono enunciazioni di buone intenzioni per poi attuare i protocolli operativi. Fare prevenzione alla violenza è determinante. Per questo ci avviciniamo alle giovani generazioni nelle scuole dove abbiamo incontrato circa 400 studenti coinvolti in un lavoro sull’educazione e il linguaggio, avvalendoci anche della collaborazione di docenti delle Associazioni ‘Uomini in Cammino’ e ‘Maschile Plurale’ al fine di valorizzare le differenze di genere e stabilire nuove relazioni tra uomini e donne. Questo protocollo è sicuramente un passo importante per il nostro territorio”.

Nel corso della presentazione hanno dato il loro contributo anche Liliana Grasso del Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria che ha sottolineato “l’importanza del documento che si sta siglando per il territorio Orvietano. Si tratta di una azione che può incidere nella realtà. Al Telefono Donna nel 2013 si sono rivolte 271 donne a Perugia e 145 a Terni. C’è ancora molto da fare ma queste iniziative istituzionali permettono di sperare in qualcosa di nuovo che può cambiare la relazione fra uomini, donne e società. L’Associazione ‘L’Albero di Antonia’ ha fatto un grande lavoro in questi ultimi anni, un lavoro faticoso anche rispetto alle istituzioni. Le Forze dell’Ordine e gli operatori sanitari possono fare la differenza nell’orientare le donne verso i centri di ascolto e antiviolenza. Fino a due anni fa il rapporto era più difficile, ma sono cambiate anche le relazioni fra gli operatori”.

“Il Comune di Porano, attraverso il lavoro della Consigliera Brunelli ha collaborato con entusiasmo a questo progetto – ha affermato invece il V. Sindaco, Marco Conticelli – l’auspicio è che a questi appuntamenti di civiltà si possano vedere sempre più anche gli uomini. Come amministratore mi pongo vorrei affrontare questo problema della violenza sulle donne e sui minori dal punto di vista delle politiche sociali. In questo senso, dovremo essere più coraggiosi. A fronte dei tagli di 230 mila euro che sono stati fatti in questi ultimi due anni è certamente sempre più difficile. Di qui l’invito affinché nella predisposizione del prossimo bilancio sociale di zona che andremo a trattare, la tematica venga presa in maggiore considerazione”.

“La violenza sulle donne è una delle più gravi emergenze che abbiamo nella nostra società – ha sottolineato il Sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani – che dobbiamo tentare di rimuovere aumentando la nostra coscienza culturale. Il vero tema è come e quante risorse mettere in campo per queste tematiche nei nostri bilanci. Ovviamente dobbiamo invertire la tendenza incidendo nel sistema delle relazioni e quindi nell’educazione. Finora siamo riusciti a definire la questione della sede del Centro Antiviolenza che attualmente è in fase di traghettamento verso la nuova sede di viale 1° maggio”.

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Orvieto

Cosa prevede il protocollo d'intesa