sociale

Domenica delle Palme, messa in latino

giovedì 10 aprile 2014
di Fabrizio Diomedi
Domenica delle Palme, messa in latino

Seguendo la cadenza della seconda e quarta domenica di ogni mese, la Messa in latino coincide, in aprile, con la domenica delle Palme, che verrà celebrata con particolare solennità. E' indubbio infatti che, tanto nell'antico quanto nel nuovo rito, la Settimana Santa sia il momento più importante di tutto l'anno liturgico e che, come tale, sia caratterizzata da particolarità e aspetti che la rendono del tutto speciale rispetto alle liturgie del resto dell'anno. Questa peculiarità ci permette di penetrare, in maniera più intesa, ciò che comunque avviene in ogni celebrazione eucaristica, sia domenicale che feriale, e cioè la ri-attualizzazione dell'intera vita di Cristo che culmina nella sua Passione-Morte-Risurrezione.

La santa Messa è, infatti, non solo la rinnovazione del sacrificio della croce compiuto da Gesù a redenzione del mondo, ma la "summa" di tutta la sua vita terrena, la quale si svolge dinanzi a noi non con la finzione della recitazione ma con la realtà del simbolo. Ciò ci permette non di commemorare un evento passato in una forma stereotipata (quale mettere una corona d'alloro su una lapide, per esempio), ma di essere veri testimoni, tanto quanto gli apostoli e i giudei contemporanei di Gesù, della Sua vita e della Sua persona.

Ma, essendo i singoli misteri della vita di Cristo così densi e profondi, la Chiesa, fin dai primi secoli, ha voluto concentrare l'attenzione sul valore salvifico di ogni singolo evento in maniera specifica, incardinandoli nel corso dell'anno e accordandoli al ritmo delle stagioni, perché fosse chiaro che anche la Natura partecipa alla salvezza operata da Gesù.

In questa domenica delle Palme la liturgia ci proietta a Gerusalemme, fra la folla festante che accoglie Gesù quale messia. Ciò avviene nella forma di una processione che, con inni di rara bellezza (come "Gloria Laus" e "Ingrediente Domino"), che risuonano solo in questo giorno, accompagna l'ingresso nella città santa del Cristo che, poco dopo, patirà tortura e morte per la nostra salvezza. Il clima infatti cambia radicalmente durante la liturgia: il sacerdote muta il colore dei paramenti da rosso a viola e viene cantato il Passio nella forma drammatizzata delle tre voci che interpretano i diversi ruoli della vicenda. Questa forma davvero antichissima di cantare il testo della Passione di Gesù costituisce una delle espressioni più alte del senso di venerazione, di riguardo, di attenzione nel rivestire di austera bellezza le cose più sacre ed è sicuramente all'origine di ciò che poi si svilupperà nella forma autonoma della sacra rappresentazione.

Ciò non può non evidenziare quanto sia importante che l'antica liturgia romana venga perpetuata, non solo per il suo valore spirituale, di per sé predominante, ma anche storico e culturale, quale parte integrante, anzi, fondante dell'eredità religiosa e intellettuale dell'Europa. Si tratta quindi di un'occasione privilegiata per poter assistere e conoscere l'antico rito della Chiesa, soprattutto per coloro che, scevri da pregiudizi del tutto inconsistenti, abbiano a cuore la dignità e la bellezza nella liturgia.