sociale

8 marzo: rompere il silenzio e fermare la strage delle donne

giovedì 7 marzo 2013
di Associazione L'Albero di Antonia
8 marzo: rompere il silenzio e fermare la strage delle donne

Il 14 febbraio scorso anche ad Orvieto, come in tutto il mondo, si è manifestato in piazza per affermare che la violenza contro le donne non è più tollerabile, a qualunque latitudine, in qualunque contesto sociale, economico o politico. In quella ricorrenza l'associazione di volontariato "L'Albero di Antonia" ha organizzato un vivace e liberatorio flash-mob, di danza e musica, e delle letture teatralizzate del testo di Eve Ensler, l'autrice dell'iniziativa mondiale "Un miliardo si solleva", la traduzione di "One Billion Rising".

Il Centro Antiviolenza di Orvieto, aperto nel 2011 da L'Albero di Antonia con il sostegno del Comune di Orvieto, offre un servizio di ascolto e sostegno, gratuito e riservato, alle donne che vogliono uscire dalle situazioni di violenza. L'associazione svolge, inoltre, costante azione di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza. Le iniziative in atto sono il progetto "La scuola fa la differenza", un corso di autostima per l'empowerment delle donne, la formazione permanente delle operatrici del Centro, la diffusione del Centro tramite le Amministrazioni e le forze di polizia del territorio.

Dalla data del 14 febbraio altre donne hanno subito violenze e sono state uccise per mano del partner o dell'ex, con una media di un "femicidio" ogni tre giorni. La ricorrenza dell'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, è l'occasione per manifestare l'urgenza di politiche e azioni a contrasto e prevenzione della violenza sulle donne e dei femicidi. L'Albero di Antonia sarà presente ad alcuni eventi: il 7 marzo a Perugia, al Consiglio provinciale aperto, l'8 marzo al Teatro di Monteleone d'Orvieto, il 9 marzo a Orvieto al Museo MODO-Sala Emilio Greco, per l'incontro organizzato dal "Il Filo di Eloisa".

La ricerca pubblicata in questi giorni dalla Casa delle Donne di Bologna denuncia 901 femicidi in 8 anni: una strage di donne!
Nel 2012 in Italia le uccisioni sono state 124, un numero leggermente inferiore a quello degli anni precedenti, ma sempre preoccupante rispetto al fenomeno, se si tengono altresì presenti i 47 casi di femicidi tentati, che non hanno portato alla morte della donna. A questi delitti vanno aggiunte altre 8 persone, in maggioranza figli della donna o della coppia.
I dati confermano il radicamento del fenomeno della estrema violenza di genere a qualsiasi livello sociale e culturale, nelle "normali" relazioni intime: donne italiane per il 69%, assassini italiani per il 73%, il 60% dei delitti sono avvenuti in un contesto di relazione intima, in corso o conclusa, tra vittima e assassino, il 63% dei femicidi si è consumato in casa, della vittima, dell'autore o di un familiare, il 25% delle donne uccise erano in procinto di porre fine alla relazione o l'avevano già fatto.

I delitti sono più frequenti proprio dove le donne vivono situazioni di maggiore autonomia e indipendenza e quindi sono meno disposte ad accettare le violenze e la disparità di potere nella relazione.
Il solo dato da segnalare che presenta notevole discontinuità è l'informazione riportata dagli organi di stampa: emergono dalla cronaca i precedenti di violenza e maltrattamento dell'autore nei confronti della donna. Altro dato molto rilevante è l'informazione, corretta sul tema, da parte di alcuni giornalisti tramite libri, interviste e trasmissioni.

Dagli articoli di stampa si rileva che il 40% delle donne uccise aveva subito precedenti violenze dall'uomo che poi l'ha uccisa; il dato conferma il legame profondo tra violenza di genere e femicidio e l'assoluta urgente necessità di fermare la violenza per prevenire tanti delitti. Alle donne che vivono situazioni di violenza vanno offerte, con tempestività, maggiori ed adeguate protezioni e servizi. La strategica azione di prevenzione, secondo le raccomandazioni dell'ONU, è destinare risorse ai centri antiviolenza, rafforzare le reti di contrasto tra istituzioni e privato sociale qualificato, formare correttamente gli operatori sanitari, sociali e del diritto, fare prevenzione nelle scuole e tra i giovani.
Contrastare, prevenire e persino abolire la violenza è possibile.