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Via della Cava e non solo. È l'ora di osare e di chiudere la rupe al traffico: pedonalizzare meglio, pedonalizzare di più

lunedì 16 luglio 2012
di Laura Ricci
Via della Cava e non solo. È l'ora di osare e di chiudere la rupe al traffico: pedonalizzare meglio, pedonalizzare di più

La petizione presentata dagli abitanti di Via della Cava riguardo all'insostenibile aumento di traffico in una delle vie più scoscese e difficili della città di Orvieto - ma anche delle più antiche e storiche, e non è dettaglio da poco - va ben oltre la singola questione e rimette al centro, in modo molto serio e forse in un periodo propizio all'assunzione di decisioni finalmente drastiche, l'opportunità di pedonalizzare se non tutto almeno buona parte del centro storico. Lo si farebbe, come si suol dire, "tardi ma in tempo", ancora in tempo per evitare il caos e le bruttezze che stiamo vedendo da molti mesi, accresciute dagli ultimi provvedimenti che hanno variato la viabilità. Caos e indecenza indegne di una perla di città, che specie ora che altri settori sono in crisi dovrebbe fare del turismo, almeno nel centro storico, la punta trainante del suo sviluppo. Del Turismo con la T maiuscola, quello slow del buon vivere - e del buono e del pulito e del giusto - di cui dissertiamo da anni, senza che dalla teoria si sia mai passati realmente alla pratica. Del Turismo e anche dell'agio e del recupero del buon vivere degli abitanti, non della fallace illusione delle compere che si vanno a fare di fretta e in macchina.

Diciamoci la verità, se con l'assurda entrata slalom da Piazza Ranieri e i pesanti flussi riversati su Via della Cava abbiamo raggiunto l'inesprimibile, le responsabilità non sono esclusivamente imputabili al governo Concina: l'attuale amministrazione ha solo portato a compimento l'ultimo atto di un perverso processo che, tra  qualche timida avance e subitanei tentennamenti e retrocessioni, ha guardato sempre e soprattutto non al tanto sbandierato "bene comune" ma al consenso dei commercianti. Che mai, tuttavia, almeno a sentire le loro lamentose campane, hanno avuto dall'aumento del traffico un effettivo o quanto meno consistente incremento di vendite.

Nessun sindaco ha avuto, nelle ultime consiliature, il coraggio di chiudere più decisamente il centro storico al traffico; di liberare dai flussi e dall'ingombro a volte disordinato delle auto almeno una parte delle vie del centro e, in particolare, il quartiere medievale, che del nucleo storico dovrebbe rappresentare una tranquilla e meglio valorizzata estensione. Si sono spese cifre considerevoli per consulenze in ingegnosi piani del traffico; cifre non meno consistenti in colonnine, dissuasori e varchi, quando forse sarebbe bastato pedonalizzare più coraggiosamente e drasticamente e far rispettare le regole. Ma tant'è, tira e molla, molla e tira: perché anche se in tutto il mondo le isole pedonali funzionano e portano flussi di persone, economia e voglia di godersi la città, a Orvieto così sembrerebbe non essere. E per non perdere il consenso delle categorie (che poi lo si è perso ugualmente, perché la crisi economica in generale e lo svuotamento del centro storico non dipendono dall'apertura o meno delle vie al traffico e, nonostante le macchine che quasi ci passano sui piedi, l'economia sulla rupe non è rifiorita), per non perdere il consenso delle categorie, dicevo, si è finito per ingombrare e rovinare, speriamo in modo non irreversibile, la città.

Chi in qualche commento ironizza sul traffico di Via della Cava è perché non vi abita. E vi assicuro, io che vivo nella soprastante e più tranquilla Via Malabranca, che non solo la Cava è duramente provata, ma che ci si dipana a fatica, nelle ore di maggior flusso, nello slalom a cui si è costretti, da pedoni assediati dalle auto, in Via Filippeschi, e che si rischia davvero brutto all'innesto tra Via Filippeschi, Via Malabranca, Via della Cava e Via Magalotti. Non passa giorno che auto e moto, alcune/i anche sgassando e a velocità, non ci sfiorino; o che ci si appolai, anche più di una volta durante il tragitto verso il centro storico, sui gradini e nelle entrate dei negozi.

Ma non è solo una questione di sicurezza. È, in una città d'arte che aspira ad aumentare i visitatori, anche una questione di estetica; e la decenza estetica è dovuta anche per i residenti. Non solo i turisti meritano considerazione e rispetto, a tutti piace stare in una città vivibile e che si presenta bene, che non costringe proprio chi è virtuoso e va a piedi ai peggiori equilibrismi. Non è pensabile, in questa ottica di attrazione, che si presenti così come è ora Piazza Ranieri: un flusso continuo e zigzagante tra auto accumulate e parcheggiate sia negli spazi che fuori, davanti ai tavoli al piombo di un ristorante, a qualche bottega artigiana e alle scale mobili che dovrebbero servire alla mobilità alternativa; sulla via degli ancor più "alternativi" ascensori e verso il Palazzo del Gusto, sede internazionale - udite udite - della capitale delle ecosostenibili città slow, vale a dire la nostra Orvieto. "Una vera zaravaglia", avrebbe detto mia nonna: intendendo, con questo termine senza alcuna corrispondenza nel vocabolario della Crusca, qualcosa di casuale, di fastidioso e di estremamente disordinato. E la "zaravaglia" la crea anche l'eccesso di colonnine e catenelle per ogni dove, che anche il sindaco Concina sogna di rimuovere, come in qualche occasione gli ho sentito dire, per la loro ingombrante bruttezza.

Lo faccia, sindaco, li rimuova e pedonalizzi, se necessario disponga che per gli incivili si emettano contravvenzioni a raffica! andremo più sicuri e la città guadagnerà in spazio, estetica e vivibilità. Forse non è necessario neanche il costoso consulente di turno, può darsi che il dirigente del servizio possa produrre egregiamente delle soluzioni di decente e davvero alternativa mobilità.

Neanche tornare ai flussi di traffico precedente sarebbe logico e ottimale, infatti. Si dice che il flusso da Via Garibaldi sia stato spostato perché condizione posta da chi ha acquistato il Bar Centrale. Se così è, forse non va troppo bene il metodo, ma d'altra parte è anche normale che chi investe molto denaro ponga qualche condizione. E dobbiamo riconoscere che, con la pedonalizzazione, Piazza della Repubblica ha acquistato in decoro e tranquillità. Pedonalizziamo, dunque, anche Via Loggia de' Mercanti e Via Filippeschi, salvo il carico e lo scarico delle merci naturalmente, che tuttavia dovrebbe essere ligio all'orario e più ordinato; pedonalizziamo il più possibile anche altre zone e, contemporaneamente, studiamo e concertiamo modi per rendere conveniente e attrattivo lo stare e il venire in una città pedonalizzata. Bisogna fare rete, non contrapposta "cordata" cme da anni avviene: l'amministrazione, almeno in una prima fase di sperimentazione, per attrarre in città potrebbe rendere gratuiti, in determinate ore del sabato e della domenica, i due parcheggi, peraltro semivuoti, di Campo della Fiera e di Via Roma; e i commercianti e i ristoratori potrebbero studiare, contemporaneamente, determinate forme di promozione e di animazione.

Le butto là così, non è mio compito andare più a fondo e è anche tardi. Ma c'è sicuramente chi può trasformare questi e altri stimoli in accurata e sensata progettualità. L'era del terziario e del facile tran tran è finita, bisogna osare nuove sperimentazioni e nuove formule, avere inventiva e coraggio. La bellezza di Orvieto può aiutare, e la speranza e l'entusiasmo possiamo prenderli da tutti quelli che la apprezzano e la amano. E non sono pochi.