sociale

“Una scuola per amare”: 400 studenti sedicenni di Orvieto e i loro genitori impegnati in un progetto di crescita armonica tra intelletto e affettività

lunedì 30 gennaio 2012
di Laura Ricci
“Una scuola per amare”: 400 studenti sedicenni di Orvieto e i loro genitori impegnati in un progetto di crescita armonica tra intelletto e affettività

E' partito da qualche tempo ed è ormai in pieno svolgimento il progetto psicopedagogico "Una scuola per amare", che interessa quasi 400 studenti sedicenni (19 classi) delle terze classi dei tre istituti di istruzione secondaria di secondo grado di Orvieto (Liceo Majorana, I.I.S. Tecnica e Professionale, I.I.S. Artistica e Classica) e i loro genitori. Ideato dal dott. Stefano Pieri, organizzato dal liceo Majorana e condiviso con gli altri due istituti, è finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio e patrocinato dal Comune di Orvieto. Si tratta di un progetto importante di prevenzione del disagio giovanile, che fa leva su uno sviluppo equilibrato della componente emotiva in una fascia di età, quella adolescenziale, molto rilevante ai fini della formazione della personalità e di una modalità esistenziale che trovi radicamento nello stare bene con se stessi e con gli altri.
Non è la prima volta che si attuano, nei tre istituti superiori di Orvieto, esperienze volte alle problematiche psicologiche che accompagnano una crescita equilibrata, ma è la prima volta che questo avviene in modo sistematico, e che investe l'intera realtà delle scuole superiori della città.
"Una scuola per amare" è stato presentato in conferenza stampa dal presidente della Fondazione CRO Vincenzo Fumi, dai dirigenti scolastici Franco Raimondo Barbabella, Antonio Galati e Mario Gaudino, e dal dott. Stefano Pieri, coordinatore del progetto.

"Siamo da sempre vicini al mondo della scuola - ha affermato il presidente della fondazione CRO Vincenzo Fumi - tanto che in quest'ultimo anno abbiamo investito, in questo ambito, 300 mila euro, di cui 25 mila destinati a questo progetto, che riteniamo molto importante, sia per favorire una crescita equilibrata dei nostri giovani, sia per contrastare le dipendenze da alcol e da stupefacenti, tema rispetto al quale la nostra comunità ha da poco vissuto un episodio dolorosamente attuale, con l'individuazione di 145 assuntori di droghe". E anche i dirigenti scolastici, nel ringraziare il Consiglio di amministrazione della Fondazione per la grande e preziosa sensibilità dimostrata verso questi temi, hanno sottolineato come il disagio degli adolescenti sia sempre più presente e diffuso, e quanto è dunque importante lavorare proprio sulla componente emozionale, spesso ingiustamente trascurata, mentre vi deve essere armonia tra crescita intellettuale, affettiva e sociale. Un ringraziamento è andato anche al sindaco e all'amministrazione di Orvieto per il patrocinio accordato al progetto: un'azione simbolicamente importante, è stato detto, perché significa riconoscerne la valenza di un vero e proprio progetto di comunità.

Stefano Pieri, psicologo e psicoterapeuta, ha poi spiegato come stia lavorando a questa idea da molti anni in vari luoghi d'Italia, con una modalità che consiste nel portare la psicologia fuori dallo studio professionale: per la semplice ragione che, come ricerche condotte in tutto il mondo documentano, su un 80% circa di popolazione che ha difficoltà anche gravi, solo un 7,5% si rivolge agli specialisti. Come dire, dunque, se Maometto non va alla montagna... deve essere la montagna a muoversi e ad andare. E andando, insieme ai compagni del gruppo Psyco che con lui collaborano (Edoardo Lombardozzi, Vieri Venturi, Evisio Caciolla, Alessandro Chioccia), e facendosi chiamare per questo "lo psicologo della strada", ha dato forma, ormai da molti anni, a questo progetto, che realizzato per la prima volta e con un modulo più misurato nel dicembre 2001 con il liceo Majorana, diventa oggi una vera e propria iniziativa di massa che interessa un'intera fascia d'età della popolazione scolastica. In pratica, tutti i sedicenni del comprensorio orvietano che frequentano a Orvieto le scuole superiori.

Obiettivo centrale, come è stato esaurientemente spiegato dai dirigenti scolastici e dal dott. Pieri, è l'incoraggiamento negli adolescenti di un rapporto armonico tra comportamenti ed emozioni, facendo capire che saper riconoscere queste ultime nel vivere la realtà è di basilare importanza per avere un'emozionalità e un'affettività sane, tali cioè da non incanalarsi verso una negazione di sé e dell'altro, ma al contrario da facilitare il disporsi verso l'altro in modo positivo e profondo. Su queste basi, si procederà anche ad affrontare il tema, molto attuale e complesso, delle diverse forme di dipendenza che si possono instaurare tra i giovani, ad esempio da stupefacenti e da alcool, oppure quale dipendenza affettiva, giacché proprio quest'ultima è ritenuta oggi la principale causa delle difficoltà psicologiche cui si va incontro nell'adolescenza e, qualora non risolte, nel proseguire della vita.

Il progetto si sviluppa nell'arco dei prossimi tre mesi attraverso 3 incontri della durata di un'ora in ciascuna classe, prevede un incontro con i genitori di ogni istituto in assemblea plenaria e viene condotto con le procedure della ricerca psicologica (pre-test, intervento di gruppo, osservazione, post-test). L'approccio è dunque scientifico: ipotesi di lavoro, attuazione, verifica, presentazione e discussione dei risultati, che verranno poi presentati in un pubblico convegno. Se, come ci si augura, i risultati saranno positivi, il progetto potrà diventare un modello di azione con valenza territoriale e potrà essere riproposto in ambito più vasto.

Ovviamente, se molto potrà giovare alla crescita dei nostri giovani, non sarà abbastanza se tutti gli altri soggetti che hanno a che fare con i nostri giovani non si assumeranno le loro responsabilità. La scuola è molto ma non è tutto, è stato ribadito, bisogna suscitare un circuito virtuoso di responsabilità diffuse in cui ognuno, per quanto gli compete, faccia la propria parte: Da tutte le professionalità che operano nella scuola ai genitori, dalle istituzioni ai gestori dei bar, a tutti coloro che ogni giorno, in varie e diverse funzioni incontriamo. Si tratta di fare, in poche parole, un salto culturale dell'intera comunitÃ