sociale

Piazza partecipe e affollata per "Se non ora quando". Orvieto chiede un Paese che ascolti la voce delle donne. Resoconto e foto

domenica 13 febbraio 2011
Piazza partecipe e affollata per "Se non ora quando". Orvieto chiede un Paese che ascolti la voce delle donne. Resoconto e foto

E' andata oltre ogni previsione la partecipazione ai 230 appuntamenti di "Se non ora, quando?" previsti in tutta Italia per la mobilitazione del 13 febbraio. Donne, giovani e uomini di tutte le età hanno invaso in modo massiccio le piazze delle grandi città per dire basta all'indecorosa rappresentazione delle donne da parte dei media e della pubblicità, per chiedere un racconto più giusto, dignitoso e vero di quello che sono e che agiscono le donne italiane.

La voce delle donne, in realtà, parla da secoli, e in modo sempre più affollato, forte e autorevole se non altro dalla rivoluzione femminile del '68 e degli anni '70. Si tratta solo di ascoltarla e, quelle donne impegnate in mille e diversi lavori e ruoli sociali, di farle vedere. Oggi sono uscite in tante, tantissime, e in modo più collettivo per farsi sentire con maggiore incisività, per prendersi, insieme agli uomini che condividono il loro punto di vista, una visibilità di massa. E non si può dire che l'obiettivo non sia stato centrato, anzi ha travalicato i confini: a migliaia anche in altre più o meno grandi città del globo, a mostrare che anche la protesta, nel mondo globalizzato, può diventare globale.

Orvieto, nel suo piccolo, non ha fatto eccezione, e le circa 300 persone che hanno affollato Piazza della Repubblica non sono davvero poca cosa per una città di provincia delle nostre dimensioni: come nel resto d'Italia donne, giovani e uomini di tutte le appartenenze e di tutte le età.

Molto nutrita la partecipazione del PD, della Cgil, dei giovani di SEL, ma anche quella del mondo associativo e di donne e uomini non appartenenti a nessuno schieramento partitico, semplicemente desiderosi di fare, dell'Italia, un paese più giusto e accogliente per le donne. Perché un paese che ascolta e valorizza le donne può diventare, senza alcun dubbio, un paese migliore.

A Orvieto il comitato promotore aveva scelto una formula aperta e molto "in diretta", sollecitando all'intervento chiunque avesse voglia di dire o di fare qualcosa. Molti i pensieri scritti appesi sulla griglia che era stata predisposta, su cui hanno trovato posto anche i disegni delle più piccole; molti gli interventi che si sono succeduti con il coordinamento di Benedetta Dubini: riflessioni e letture di donne più o meno giovani, di qualche uomo che ha voluto manifestare il suo pensiero, intervallate da alcuni intermezzi delle giovani cantanti del coro della maestra Silvia Cerquaglia.

Di fronte a una piazza molto partecipativa e attenta, gli interventi si sono susseguiti per circa due ore; poi, in corteo, molti dei presenti si sono spostati nel vicino palazzo Caravajal-Simoncelli, messo a disposizione da Rossella Fiumi di "Caravajal 15 residenza dinamica", dove si è fatta musica e si sono proiettati video fino a sera.

"Sono solo poche radical chic" - ha commentato, a livello nazionale, la ministra Gelmini. Ma per quanto riguarda Orvieto c'erano studentesse, operaie, pensionate, impiegate del pubblico e del privato, professioniste, padri, madri, bambini, bambine... tutto tranne che chic o radical. L'auspicio, a Orvieto come altrove, è che questa nuova presa di coscienza collettiva non si fermi a questo 13 febbraio.