sociale

10 anni di orvietonews.it, 10 anni di informazione online

martedì 14 dicembre 2010
di fabrizio

Oggi 14 dicembre 2010 orvietonews.it compie 10 anni. In questo documento ho cercato di tracciare un percorso editoriale nato quasi per caso, ma che insieme ad altri progetti analoghi dissemitati nella rete sta scrivendo una pagina importante della storia del web.

Gli albori

Dal 1995 in poi alcuni editori lungimiranti iniziarono a utilizzare internet come strumento di diffusione delle informazioni. Ricordo che Repubblica fu tra i primi giornali tradizionali a sbarcare online.
Anche l'informazione locale ha iniziato a muovere i primi passi in questo periodo, ma è alla fine degli anni 90 che sono nati i primi veri progetti editoriali online.

Dopo alcuni mesi di riflessioni e sperimentazioni il 14 dicembre 2000 nasceva la prima versione di orvietonews.it.
Come spesso accade nell'innovazione e nelle sperimentazioni tutto nacque quasi per caso.
Ero impegnato nello startup di un portale cittadino, che non ebbe mai inizio, quando incontrai Claudio Lattanzi, amico di vecchia data e corrispondente de La Nazione.
Insieme ideammo e progettammo orvietonews.it, uno dei primi esperimenti in Italia di giornali online locali, o come si potrebbe dire con le parole di oggi, tendenzialmente iperlocali.

La prima scommessa fu sul numero dei contatti, con il primo obiettivo di raggiungere i 200 giornalieri.
Con grande sorpresa di tutti il primo traguardo fu raggiunto in pochissimi giorni.
Ci furono anche alcune aziende che diedero fiducia alla nuova iniziativa.

Internet era un posto acerbo, utilizzato secondo le statistiche di allora da non più del 20% della popolazione.
Le notizie arrivavano sul web attraverso i canali tradizionali dell'informazione. I corrispondenti locali uscivano per "cercare le notizie" e, dopo che erano finite sui giornali di carta, finivano sul web.

La bolla speculativa di internet del 2001

Pochi mesi prima di orvietonews.it era nato ilnuovo.it, il primo vero giornale nazionale solo online. Purtroppo però di "new economy", come si diceva allora, c'era solo il mezzo, internet, ma le strategie editoriali, l'organizzazione, il piano economico erano del tutto tradizionali: una cinquantina di dipendenti, un contratto di gestione faraonico, sede e inviati.
La nascente economia legata al web intorno al 2001 ebbe il primo grande stop che venne appunto definito "la bolla". Non si trattò in realtà di una vera crisi del settore, delle idee e dei servizi che continuavano a nascere, ma della componente economica e finanziaria ad essa collegate.
Infatti servizi e nuovi progetti continuarono a crescere, a rafforzarsi, pur negli innegabili segnali di sfiducia dei mercati e delle aziende che nel web dovevano investire.
Per la nascente informazione online territoriale proseguiva un percorso di successi interessanti, fatti di crescente autorevolezza e di accessi che aumentavano proporzionalmente all'aumentare del numero degli internauti.

Fin da subito diverso

Anche nelle più piccole realtà territoriali l'informazione online ha subito dimostrato le sue potenzialità e le sue peculiarità.
La differenza più evidente rispetto all'informazione tradizionale è stata sicuramente il "tempo reale". Non più la dilazione delle 24 ore come per la carta e neanche il tipo di tempestività della televisione, legata comunque alle edizioni dei telegiornali.
Il web è lì, subito pronto, immediato, appunto in tempo reale.
Ma le novità più interessanti, forse allora meno comprese, furono altre.
Fin dalle sue prime ore di vita l'informazione online non è stata prodotta soltanto dai professionisti.
Il web ha permesso a chiunque di pubblicare un proprio pensiero, senza filtri, senza limiti di spazio, senza passare per la scure selettiva delle redazioni dei giornali tradizionali.
E le redazioni online sono sempre state snelle, semplici, aperte ai contributi. Per la prima volta l'opinione di persone non appartenenti alla professione giornalistica veniva pubblicata con nome e cognome.
Anche orvietonews.it è stato subito aperto ai contributi dei comuni cittadini.
Venne inaugurata una sezione che in maniera forse impropria fu chiamata "editoriali", e che raccoglieva gli elaborati inviati in redazione da chi desiderava manifestare il proprio punto di vista.

Altra novità importantissima: l'archivio storico.
Per la prima volta nella storia dell'umanità si stava creando online, accessibile a tutti, semplicemente; e non solo per i grandi fatti di interesse nazionale ma, per merito dei primi giornali online locali, anche per le micro realtà territoriali.
Orvietonews offre online, gratuitamente, l'archivio storico di 10 anni di vita cittadina.
Attraverso questo archivio la memoria storica di questa città può essere più completa e accessibile.

Era il 20 luglio del 2003 quando Gianni Alemanno propose si fare alla Piave l'Università dello Slow Food http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=5087
Qualcuno lo ricordava?
E le vicende della discarica, dei rifiuti da Napoli?
http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=6345

Il primo e unico cambio di direzione per orvietonews.it

Il 2005 è l'anno del web2.0, il nuovo modo di interpretare internet enfatizzando condivisione e partecipazione tra gli utenti. E' un anno simbolico e importantissimo per il web e i suoi attori che dopo la crisi del 2001 e le incertezze degli anni successivi vedono aprirsi nuove strade e nuove opportunità.
Anche per orvietonews.it è un anno che si apre all'insegna della trasformazione: la direzione del giornale online passa a Laura Ricci (attuale direttore) e, in contemporanea, l'informazione evolve verso la nuova sfida del web2.0.

Fino ad allora l'informazione online era sempre stata la cenerentola dell'informazione tradizionale (carta, TV, radio), ma le spinte propulsive indotte dalle nuove potenzialità della rete trasformano radicalmente il modo di produzione delle notizie. L'interesse primario non è più quello costruito e proposto dal giornalista, ma per le fonti di informazione si aprono nuove strade, create dal basso, alle quali è giusto dare maggiore spazio e visibilità.
Ad orvietonews.it si decide anche di dare un taglio diverso alla cronaca: meno enfasi e meno ridondanza; invece più cultura, più sociale e più "vita delle persone".

Chi ricorda il forum? L'antesignano dei commenti.

Molti "evangelist" delle questioni online evidenziarono subito come il web2.0 fosse più che altro un'etichetta, una moda nascente, ma come non affermasse in fondo nulla di nuovo, proprio perché il web è sempre stato un luogo per condividere le informazioni e partecipare alla loro costruzione.
Ho già detto che in pratica l'informazione online ha aperto le porte al mondo dei non professionisti già a partire dalle prime esperienze, anticipando di fatto l'era della partecipazione.
Basti ricordare che già dal 2002 orvietonews.it era dotato di un potente strumento di condivisione, il forum.
I forum allora erano forse l'unico strumento di vera partecipazione.
Per la prima volta i cittadini potevano esprimere le loro idee, le loro opinioni pubblicamente e universalmente. Non più soltanto nelle piazze reali, ma in queste ben più visibili e virtuali agorà.
E ci fu una differenza sostanziale tra i forum generalistici o tematici di livello nazionale o internazionale e i forum locali. Questi ultimi furono un primo esperimento di partecipazione collettiva alla vita sociale e politica tra persone geograficamente localizzate.

Il forum di Orvietonews fu chiuso per motivi editoriali e tecnologici, ma quello spirito di partecipazione, già allora diffusissimo, vive ancora oggi con i commenti agli articoli.

Nel maggio del 2007 le notizie di orvietonews.it vennero aperte ai commenti. Un passaggio importantissimo, sia dal punto di vista editoriale sia da quello sociale.
La testimonianza di quanto le persone abbiano bisogno di uno strumento che dia voce a chi di solito non ne ha è scritta nei numeri: in tre anni e mezzo abbiamo ospitato quasi 20.000 contributi, un numero davvero molto significativo.

L'autorevolezza

Gli ultimi anni di informazione online, non solo per orvietonews.it ma per tutti quelli che svolgono professionalmente questo lavoro, possono essere ricordati come gli anni dell'acquisizione dell'autorevolezza.
Il nostro paese è sempre lento e macchinoso nelle innovazioni, con una perenne catena al piede. Ci sono voluti diversi anni per capire che l'autorevolezza dell'informazione non può dipendere dal mezzo su cui si scrive ma da cosa si scrive.
Ma finalmente c'è stato questo sdoganamento.
Il merito non è né di chi fa questo lavoro né della politica né degli imprenditori.
Il merito è della gente e della tecnologia.
La tecnologia ha permesso agli utenti di diventare attori. Essi stessi hanno costantemente collaborato alla realizzazione dei contenuti.
Nel primo capitolo di questo racconto ricordavo come il giornalista fosse costretto ad uscire, ad andare per strada a cercare le informazioni.
Oggi sembrano tempi remoti, medioevo informativo.
Oggi se una notizia esiste, sicuramente qualcuno la farà arrivare al web. Non voglio dire che i giornali tradizionali non possano avere notizie riservate che un bel giorno pubblicheranno in esclusiva. E' però ragionevole pensare che in pochi minuti quella stessa notizia rimbalzerà sul web, dove avrà la sua vita reale, dove sarà approfondita, commentata, smentita.
E anche gli altri mezzi di informazione, ormai, non si potrebbero più costruire senza l'apporto del web.
Il compito dei costruttori di informazione è quello di intercettare il mondo che gira intorno e di dargli spessore, dargli forma.

Il mashup della creazione

Questa riflessione l'ho fatta questa primavera a Perugia mentre ascoltavo Luca Conti in uno dei meeting del Festival del Giornalismo.
Non credo che i giornali di carta moriranno. Credo però che nei prossimi anni subiranno una trasformazione radicale.
Il ciclo economico della produzione delle notizie è finito.
E' per questo che la maggior parte degli editori è in fermento.
In Italia si vendono poco più di 5 milioni di copie di giornali, praticamente lo stesso numero del 1939.
In pratica in Italia non si è riusciti a far esplodere l'editoria neanche nel dopoguerra, quando nel resto del mondo occidentale ci fu il boom.
Oggi quindi non possiamo pensare che il supporto cartaceo per le informazioni possa avere un percorso facile. Come è noto la maggior parte dei quotidiani italiani sopravvive per merito degli aiuti di stato e per una distorsione del mercato pubblicitario, determinata dalle oligarchie dei centri media.
Ma non è questo il punto.
Oggi fare informazione non è più "cercare le notizie". Le notizie sono lì, in qualche modo raggiungeranno il web, o al limite raggiungeranno la mail di una qualsiasi persona che in qualche modo le collocherà sul web.
Il professionista dell'informazione è diventato un creatore di informazione, ossia un generatore di autorevolezza.
Solo tra gli operatori dell'informazione tradizionale sento ancora parlare di "buco", ossia di abilità nel pubblicare una notizia che altri non hanno.
Il web è invece il luogo delle notizie diffuse, delle informazioni che circolano liberamente, del proliferare delle fonti di informazione. L'abilità di chi fa informazione sta proprio nell'esecuzione del giusto mashup, ossia della giusta miscela di contenuti elaborati e riproposti in maniera autorevole ed efficace.

Oggi un prodotto come orvietonews.it è un mashup dell'informazione, un luogo dove si creano i contenuti che in un modo o in un altro arrivano in redazione. E i contenuti possono avere tutte le forme possibili: testi immagini, video. E' il direttore che di volta in volta sceglie modalità e tempestività della pubblicazione.

Il web è il luogo migliore dove creare i contenuti, semplicemente perché è quello dove si può fare il più efficace mashup.
Ecco perché i giornali di carta nei prossimi anni dovranno trovare altre strade, raccontare storie diverse.
Ecco perché molti editori di giornali di carta hanno riacceso la loro speranza di fronte a un mezzo come l'iPad, la speranza del mashup.