sociale

Napoli e Orvieto: unite dal patrimonio culturale ipogeo e dalla “monnezza”?

sabato 27 novembre 2010
di Claudio Bizzarri, direttore PAAO

Orvieto e Napoli unite da una realtà particolarissima come quella delle cavità artificiali che fanno, delle due città, quasi un modello per il recupero e la valorizzazione di un ingentissimo patrimonio ipogeo: in tutte e due le realtà si può parlare di emergenza girata a risorsa. Napoli ed Orvieto che fanno parte della medesima associazione Italia Sotterranea e che, anche a detta del giornalista più esperto in patrimonio ipogeo, Fabrizio Ardito (di recente è uscito il suo ultimo libro proprio dal titolo "Viaggio nell'Italia sotterranea", Giunti Editore, 2010), sono due delle realtà più significative a livello nazionale.

Due città nelle quali si parla molto di rifiuti solidi urbani, il terzo calanco, quanto già depositato in passato e proveniente proprio dalla Campania, l'immagine che stiamo dando al mondo intero (e, da archeologo, non voglio entrare in merito al disastro Pompei). E' forse per questa vicinanza culturale e massmediatica che, quando ho ricevuto un comunicato stampa della Società Speleologica Italiana, il massimo organismo che si occupa di cavità naturali e/o artificiali, mi ha semplicemente sbalordito. A seguire il testo firmato anche da Giampietro Marchesi. Credo che lo sconcerto sia d'obbligo e che si possa percepire come, mi permetto il gioco di parole anche se la situazione è drammatica, si stia brancolando nel buio alla ricerca di una soluzione che non deve essere peggiore del male.

Di seguito il comunicato della SocietĂ  Speleologica Italiana:

La SocietĂ  Speleologica Italiana,
associazione di protezione ambientale di riferimento per gli speleologi italiani, membro di Union
International de Spéléologie (UIS) e European Speleological Federation (FSE), nel cui ambito operano le Commissioni Tecniche relative alle Cavità Artificiali, alla Salvaguardia aree di interesse speleologico e il Coordinamento di "Puliamo il Buio"e la Federazione Speleologica Campana,
organo di rappresentanza speleologica regionale hanno appreso con sconcerto ed assoluta preoccupazione la notizia che il Sindaco di Napoli on. Rosa Russo Jervolino avrebbe avanzato l'ipotesi di utilizzare le cavitĂ  del sottosuolo partenopeo quali discariche di rifiuti. Si tratta di oltre 700 ipogei dislocati al di sotto della cittĂ , molti dei quali di grande interesse storico ed artistico, scavati prevalentemente nei tufi, materiali porosi e permeabili.
L'accumulo di rifiuti in tali cavitĂ , comporterebbe il possibile definitivo inquinamento delle falde sotto la cittĂ  e la potenziale formazione di pericolose ed incontrollabili sacche di gas, con conseguenti rischi per la salute pubblica. In ogni caso porterebbe al degrado e alla distruzione di un patrimonio culturale ancora in parte sconosciuto.
Comprendiamo la situazione di assoluta emergenza in cui si trova la città, ma il rimedio proposto non è sicuramente adeguato e sorprende che l'on. Jervolino, già Commissario Straordinario al Sottosuolo, possa aver formulato una tale proposta che peraltro è in contrasto con la Convenzione Europea del Paesaggio del 2002, con il D.L. 22 gennaio 2004 "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio" (parte prima e artt. 142 e 143 della parte terza), al Piano Paesaggistico Regionale della Regione Campania (L.R. n. 16 del 22/12/2004) che applica il Codice Urbani, alle Norme sul Governo del Territorio del 06/06/2001 (art. 6 e successivi) che riferiscono del Piano Urbanistico Comunale della Città di Napoli, approvato nel giugno 2005 in adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale.
Le scriventi associazioni rilevano inoltre ulteriori problemi in ordine al ventilato utilizzo delle cave che, sulla base del Piano regionale delle attività estrattive, risultino abbandonate o dismesse. L'utilizzo quale discarica di tali siti, pur nel rispetto delle normative, se posti in aree carsiche, comporta gravissimi rischi per le falde acquifere il cui utilizzo spesso non è limitato alla sola regione Campania, e che costituiscono una parte considerevole delle riserve di acqua potabile disponibili in Italia.
Ci auguriamo che per lo stoccaggio dei rifiuti vengano prontamente individuate soluzioni che non compromettano irreversibilmente i sistemi carsici, le risorse idropotabili e il patrimonio storico-archeologico della regione Campania, giĂ  duramente provato dalla perdurante emergenza.

Giampietro Marchesi, presidente della SocietĂ  Speleologica Italiana
Sossio Del Prete, presidente della Federazione Speleologica Campana