sociale

La scomparsa di Arturo M. Zambrino. Caro Maestro: Ti ricordiamo!

lunedì 2 agosto 2010
di Francesco M. Della Ciana
La scomparsa di Arturo M. Zambrino.  Caro Maestro: Ti ricordiamo!

La notizia della scomparsa del Maestro, giunta peraltro in ritardo, ha destato comprensibile sconforto. E' vero: era figlio del '22, ma la costernazione di fronte alla dipartita di una brava persona, a cui ti sentivi legato per tante ragioni, non ha età... se ne va qualcosa di tuo, di familiare, che lascia comunque sgomenti. Non sono tanto la frequentazione, i rapporti diretti... magari non lo vedevi più da anni, come certi parenti, ma resta saldo l'affetto, il ricordo, la riconoscenza.

Se ne è andato un uomo di grande equilibrio e compostezza. Un personaggio per Orvieto e non solo, un educatore, un politico. Dalla Sua Lucania era approdato alla Rupe tanti lustri or sono e qui aveva deciso di rimanere, impegnato in tante meritorie attività. La scuola soprattutto. Poi la politica, schierato dalla parte della minoranza, sempre con dignitosa, garbata moderazione, mai segnato dalla sguaiatezza dell'odierno. Quando scorgi il Suo nome tra coloro che non son più, ti accorgi che una generazione fugge via da questo mondo e, per fortuna, cede a chi resta beni immateriali concreti e di grande utilità. L'esempio, il rigore, la schiettezza, contro l'arroganza, la prepotenza, il superficialismo dei giorni nostri.

Ecco che i ricordi emergono dalle scorie del tempo, dalle ceneri delle esperienze passate, ormai trascorse ed accantonate. Guizzi di anni '60 e '70 affiorano nitidi dai flutti di un'infanzia sopita ma presente, sommersa da decenni di battaglie per un'esistenza spesso incomprensibile. Così ti viene in mente una cinquecento rosso scuro, un volto sorridente e bonario, mani dalle dita gialle per le sigarette fumate, un eloquio sicuro, scevro da fronzoli, rivolto a quei piccoli con grembiule, colletto e fiocco che stavano ad ascoltare, attenti ed interessati.

Quando ti incontrava, in particolare se c'era qualcuno a formar crocchio, immancabile la riproposta di quell'episodio simpatico che Gli era rimasto impresso... "Ti ricordi... ti ricordi... Dovete sapere che arrivò a scuola il provveditore agli Studi. Appena entrato in classe, disse: "Voglio sentire un alunno riguardo alla preparazione." Al primo banco stava un certo Francesco... ti ricordi... e il provveditore: "Allora senti: qual è la capitale della Lombardia?" E quel bambino perentorio: "Vorrà dire il capoluogo, signor provveditore?" E il provveditore: "Basta, basta... ho capito tutto."

Quando fu colpito da un attacco cardiaco... così giovane... all'epoca gli infarti erano un'altra cosa... un assillo per tutti noi: si riprenderà? Quanto sarà compromesso?... poi la ripresa, come prima... che sollievo.
In quarta e quinta, ti divertivi nella costruzione di problemi geometrici complessi, i solidi, Glieli proponevi, dopo averli preparati, per dimostrarGli che avevi capito, che eri in grado di andar oltre le risoluzioni. Per Lui era motivo di indiscusso appagamento. Aveva degli allievi come desiderava, bravi ed organizzati.

Le esercitazioni grammaticali poi, continue e pressanti, ti addestravano, ti aprivano la mente... uscivi dalle Elementari con un bagaglio di conoscenze ed abilità che ai bienni delle Superiori di adesso se lo sognano!
Anche sul civile non si scherzava: "Cari ragazzi, vi sembra giusto che in una fabbrica, il proprietario guadagni tanto e gli operai si debbano accontentare di miseri stipendi dopo tanto lavoro? Bisogna essere onesti, ricordatevelo."

Che novità le prime registrazioni audio... un apparecchio con il microfono... chi li aveva mai visti, se non in televisione?... risentir la tua voce, quella dei compagni... che divertimento.
Come dicono gli anziani: il bel tempo che fu... che non ritorna più.

Ma il Maestro non era soltanto un encomiabile insegnante, era consigliere comunale, poi provinciale, infine, a coronamento di una carriera limpida di integro e disinteressato impegno, svettò agli scranni del Senato della Repubblica... fu una meritata soddisfazione!
Gli ultimi periodi devastanti, un morbo implacabile lo aveva reso irriconoscibile, non avevano corrotto la dignità.

Adesso ti chiedi: se lo avessi saputo, se me lo avessero detto? Quasi con sottile disappunto.
Quel poco che sei lo devi in buona misura al tuo Maestro, a quell'autorevole guida dall'accento del Sud, metodica e corretta, che ti insegnava il rispetto. Lo stesso che cerchi di trasmettere alle nuove generazioni. Caro Maestro, i Tuoi insegnamenti rimangono vivi in quei vispi ragazzetti ormai divenuti grandi, che rammentano bei momenti di un'educazione semplice ed illuminata. Un saluto grato.