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I Giovani Democratici ricordano il 25 aprile tra poeti della Resistenza e memorie locali

sabato 25 aprile 2009
I Giovani Democratici ricordano il 25 aprile tra poeti della Resistenza e memorie locali

I Giovani Democratici dell'Orvietano hanno ricordato nel pomeriggio di ieri, con un'iniziativa a Palazzo dei Sette dedicata a "Poesia e Resistenza", la giornata del 25 aprile. Un'ora e un quarto di letture di brani in maggioranza poetici, effettuate da ragazzi e ragazze, introdotte da Jacopo Teodori e dalla Prof.ssa Loretta Fuccello, che ha collaborato alla scelta e alla preparazione dei testi.

Perché la poesia? Perché, come hanno spiegato gli organizzatori, spesso i poeti hanno un modo più icastico ed essenziale per rendere una situazione e uno stato d'animo e, nell'importante compito di trasmettere significati, memorie ed emozioni, riescono talvolta a toccare in modo forte e incisivo il cuore dei giovani. Tra i poeti scelti, Calamandrei, Bartoli, Pasolini, Fortini, Sereni, Quasimodo.

Non sono mancati cenni a brani in prosa, come ad esempio alcuni pensieri di Benedetto Croce, di Piero Calamandrei e di Norberto Bobbio; ricordate anche le parole che il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha dedicato ai valori, strettamente interconnessi, di Resistenza e Costituzione.

Particolarmente toccanti le pagine dedicate a momenti della Resistenza orvietana, lette a conclusione  dell'iniziativa da Loretta Fuccello: la vicenda dei sette martiri di Camorena, così come raccontata dalle asciutte e familiari pagine di "Fronte della fame" di Santina Muzi, e la lettera di Alberto Poggiani ai familiari -  scritta subito dopo la condanna a morte perché fosse consegnata dal cappellano del carcere al padre Muto -  tratta da "Tempo di guerra" di Cesare Corradini.

Laura Ricci ha infine letto una sua poesia inedita, scritta appositamente per l'iniziativa su richiesta dei Giovani Democratici, sul concetto di "resistenza" più largamente esteso all'esistenza che ogni giorno ci troviamo a vivere, in una società dove i valori di libertà e democrazia sono insidiati, almeno nel nostro mondo occidentale, non più con le armi propriamente intese, ma con mezzi più subdoli e pervasivi che ci impongono un continuo lavoro di pensiero e decodifica. Perché la libertà e la democrazia non sono beni acquisiti una volta per sempre, ma un patrimonio prezioso sul quale bisogna continuare a lavorare e vigilare.