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Sanità, non se ne parla più. Eppure versa in situazioni critiche. Lo sottoilinea PRC

mercoledì 25 marzo 2009

Sanità, non se ne parla più: il tema sembra passare in sordina, almeno a Orvieto, offuscato dall'interesse per le vicende elettorali. Eppure, prima di congedarsi, il Consiglio Regionale approverà il nuovo Piano Sanitario, che detterà le linee politico-programmatiche per tutta la prossima legislatura. Lo fa presente Cecilia Stopponi di PRC, ex assessore alle poltiche socio-sanitarie del Comune di Orvieto, sottolineando quante ombre incombano sulla nuova proposta. Soprattutto quelle legate alla mancanza di definizioni innovative del sistema, e al fatto che il piano stesso non sembra tenere conto né della crisi in atto, né delle modificazioni strutturali del sistema di finanziamento del comparto, derivanti da un lato direttamente dai tagli previsti in Finanziaria per i prossimi tre anni, dall'altro dall'arrivo del Federalismo fiscale.

"Viene in sostanza riconfermato - fa presente Stopponi - l'assetto strategico individuato negli anni precedenti, determinandone una sostanziale continuità, sia negli aspetti positivi (l'impostazione sostanzialmente pubblica del servizio sanitario che in Umbria raggiunge la percentuale del 97%, la riaffermazione della centralità della persona, l'importanza del governo clinico, la priorità di realizzare la razionalizzazione della rete ospedaliera) ma anche in quelli negativi: un piano ancora troppo sparametrato sulla ospedalizzazione rispetto alla rete dei servizi territoriali (distretti) e soprattutto al potenziamento della rete dei servizi semiresidenziali ed ai ricoveri di sollievo, così importanti per spostare l'azione dalla cura alla prevenzione, alla riabilitazione, alla tutela della salute".

"Non individua e non fissa i parametri di dotazione organica di personale necessaria- continua Stopponi nella sua analisi -tanto a livello di strutture che di servizi, ed in particolare nell'assistenza domiciliare, di conseguenza non indica le relative necessità come risorse finanziarie da dedicarvi. Ancora più delicata, e dunque problematica, la delega ad altri organismi (Agenzia Umbria Salute) e successivi atti amministrativi (DAP e PAL) di scelte strategiche politico-gestionali relative all'assetto del sistema sanitario.

In questo scenario, secondo Rifondazione è certamente nodale che la futura coalizione di governo cittadino sappia porre al centro della propria azione politica una contrattazione regionale per la difesa ed il potenziamento del sistema sanitario orvietano, a fronte di un progressivo, innegabile depotenziamento e svuotamento di funzioni e risorse umane di questo territorio.

"Mentre infatti con forza viene portata a compimento la rete dei vari presidi (Narni/Amelia - Todi/Marciano - Castiglion del Lago/Città della Pieve - Foligno - Spoleto - Gubbio/Gualdo - Città di Castello - Terni - Perugia) - fa notare la nota di Rifondazione - Orvieto, che nel piano viene dato per "radicalmente aggiornato" e "rinnovato", soffre in realtà di un piano di riordino che non riesce, a distanza di quasi 2 anni, a vedere la luce, di estenuanti liste d'attesa in alcuni comparti, del mancato avvio della medicina d'urgenza, della consistente riduzione di posti letto, della non individuazione dei minimo 10 posti di RSA, del non avvio del reparto di riabilitazione".

A tutto ciò bisognerebbe aggiungere una riflessione sullo stato di attuazione e di finanziamento della rete di strutture residenziali e semiresidenziali nel territorio dell'Orvietano, dedicate alla popolazione anziana non e autosufficiente, ma anche alla disabilità, alla malattia psichiatrica e all'alzheimer. Ancora più drammatico il problema del personale - medico, infermieristico e tecnico - che soffre ancora di una dotazione organica fortemente sottostimata e precaria e per il quale non vengono individuate le risorse finanziarie necessarie alla stabilizzazione e al corretto potenziamento.