sociale

Comunità Montana. I lavoratori dichiarano lo stato di agitazione

venerdì 13 febbraio 2009

"Siamo stufi delle parole e non intendiamo aspettare oltre!" Anche se i termini usati sono stati ben più pesanti, è questo il concetto espresso dai lavoratori della Comunità Montana dell'Orvietano Narnese Amerino Tuderte  durante una concitata e difficile assemblea tenutasi oggi a San Venanzo.

Sono stati i rappresentanti regionali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil a informare dettagliatamente i lavoratori su quanto è avvenuto durante il consiglio comunitario dello scorso 10 febbraio, giorno in cui si sarebbe dovuto raggiungere l'accordo politico per la nomina della nuova Giunta. E l'ennesima fumata nera ha fatto saltare i nervi dei dipendenti, che non ne voglio più sapere di tattiche e strategie politiche più o meno legittime.

Secondo sindacati e lavoratori l'unica vera e concreta realtà è che in questa situazione, senza una Giunta che possa riunirsi e decidere, viene compromesso il funzionamento di tutta la struttura: "e di questo - affermano - deve farsene carico chi ha presieduto la giunta provvisoria insediatasi lo scorso 23 dicembre". Ovverosia il Sindaco di Orvieto, Stefano Mocio, che sembra però aver gettato la spugna di fronte a quella che ha definito una palese ingovernabilità.

Intanto, secondo sindacati e lavoratori, i ritardi che si stanno accumulando stanno portando al collasso finanziario, con l'aggravante che lo Stato ha ulteriormente tagliato risorse agli Enti Montani. A questo si aggiunge che i lavoratori sono in attesa da più di un anno del rinnovo del CIR (Contratto Integrativo Regionale) e dell'emanazione dei bandi previsti dalla riforma per quanto riguarda la mobilità e l'esodo anticipato.

In questo clima è stata inevitabile la decisione di indire da subito lo stato di agitazione di tutti i lavoratori della Comunità Montana, che chiedono che la Regione faccia da garante per superare questo impasse e che, in ogni caso, si faccia carico delle possibili conseguenze qualora l'accordo non si trovi. Preannunciato, anche, un presidio per il giorno della convocazione del prossimo Consiglio, dato come imminente per trovare, si spera, l'attesa soluzione politica.