sociale

Trasporto ferroviario pendolare: una rivoluzione silente

mercoledì 26 novembre 2008
di Comitato pendolari RomaFirenze
Un quadro in chiaro scuro quello che si prospetta per i pendolari umbri e della bassa toscana nel 2009 (6.000 persone) che da dicembre si troveranno di fronte all’ennesimo peggioramento del servizio ferroviario. Nonostante infatti alcuni importanti risultati siano stati raggiunti grazie al lavoro incessante dei comitati pendolari, in quanto è stata per il momento scongiurata la cancellazione preannunciata di alcuni IC e, soprattutto, il passaggio dei treni sulla tratta Orte-Roma nella c.d. linea lenta, il problema della mobilità pendolare è ancora tutto da discutere. È quanto emerge dall’incontro del 24 novembre scorso, durante il quale è stato presentato e discusso il nuovo orario, in vigore dal 14 dicembre prossimo, dei treni a media e lunga percorrenza (IC e ES) sulle linee Roma-Firenze e Roma-Ancona, Roma-Perugia. L’incontro è stato ottenuto grazie all’intermediazione dell’assessore ai trasporti della regione Umbria, Giuseppe Mascio e ha visto la partecipazione della provincia, i comuni (presenti solo 8 dei 33 invitati) e i comitati pendolari RomaFirenze e Coordinamento Umbro. Le principali novità riguardano i tempi di percorrenza dei treni, che Trenitalia stima in aumento da 5 a 8 minuti per Orvieto e da 3 a 9 minuti per Chiusi, la percorrenza - anche per gli IC - a nord di Orte della linea lenta, partenze da Termini anticipate di 10 minuti, probabile aumento delle tariffe, impossibilità per i possessori di abbonamento IC ed ES di viaggiare su treni regionali, cioè di categoria inferiore e trasformazione di alcuni treni in categorie superiori (con conseguente aumento del prezzo da pagare - ad esempio gli ES Rimini – Roma diventeranno “ES Fast”). Per non parlare poi dei treni regionali, di cui tra l’altro ancora non si conoscono gli orari definitivi e che saranno, come al solito, trattati da Cenerentole della linea: destinati ad essere parcheggiati per dare precedenze ai convolgi dell’Alta velocità e alle categorie superiori naturalmente. Tutto ciò significa per migliaia di persone dover di nuovo cambiare le proprie abitudini, trascorrere più ore in treno, pagare di più per un “servizio” che va peggiorando. L’anticipo degli orari, tra l’altro, non tiene in considerazione in alcun modo le difficoltà di conciliare la partenza con gli orari di lavoro dei pendolari (che in generale si allungano). Per fare un esempio: dal 15 dicembre, molti che attualmente utilizzano l’IC 592 delle 16.55 in partenza da Termini (ora anticipato alle 16.44) saranno costretti ad orientarsi sui regionali (auguri!) o sull’IC 594 delle 17.55. Vuol dire che l’arrivo a casa avverrà con oltre un’ora di “ritardo” rispetto al presente. Non solo. Non ci sarà alcun guadagno con l’anticipo in partenza, visto che i tempi di arrivo nelle stazioni di destinazione comunque aumenteranno. Si è assistito in pochi anni ad un aumento (più o meno mascherato) dei prezzi, cui non corrisponde un adeguamento del servizio. Trenitalia afferma tra l’altro che i treni riempiti da pendolari con abbonamento non sono considerati redditizi. Non si capisce come mai, visto che gli abbonamenti sono soldi che Trenitalia riceve ogni mese in anticipo per il trasporto e visto che in determinate fasce orarie, i treni sono pieni di abbonati. Insomma, “piccoli” aggiustamenti di orari, di tempi di percorrenza (e vedremo con quale puntualità e come funzionerà il sistema!) che sostanzialmente confermano ai pendolari il sospetto avuto nei giorni scorsi sul fatto che l’A.D. Moretti, pur rassicurando pubblicamente sul mantenimento “sostanziale” dell’offerta di trasporto, stesse in qualche modo dicendo e non dicendo. Nei prossimi mesi peraltro la situazione non migliorerà. Già da giungo 2009 potrebbero essere introdotti nuovi aggiustamenti di orari, a questo punto da temere dal momento che nel giugno scorso questi “aggiustamenti” si sono tradotti nella soppressione di due coppie di treni IC. Insomma, i pendolari sono come al solito “l’ultima ruota del carro” e subiscono solo le conseguenze e mai i vantaggi delle strategie politiche della mobilità. Gli stessi comitati, sebbene utili, purtroppo non riescono ad essere risolutivi, perché spesso faticano a trovare interlocutori istituzionali, a tutti i livelli, e non hanno voce in capitolo nei tavoli di discussione. Si ribadisce quindi la necessità che le istituzioni a tutti i livelli (a partire dai sindaci, i rappresentanti più vicini ai cittadini, che invece spesso non partecipano agli incontri organizzati per discutere dei problemi dei treni) prendano seriamente in considerazione il problema del trasporto pubblico e della mobilità del Paese, non solo per garantire, come più volte detto, a coloro che si recano al lavoro di avere una vita “decente”, ma anche perché il problema coinvolge sfere più ampie, dalla sostenibilità ambientale, all’inquinamento, al sostegno economico delle famiglie, al problema dell’aumento del trasporto su gomma, alla sicurezza.

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