sociale

Il Ricordo di Luca Coscioni. Note dopo il VI Congresso dell’Associazione Coscioni, Salerno 15-17 Febbraio

giovedì 21 febbraio 2008
di Davide Orsini
Ieri, 20 Febbraio 2008, ricorreva il secondo anniversario della morte di Luca Coscioni. La sclerosi laterale amiotrofica non gli ha dato scampo e lui, come ricorda la moglie Maria Antonietta – presidente dei Radicali Italiani e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni – non ha voluto essere attaccato ad un respiratore. Una scelta consapevole che rispecchia la personalità di Luca. Un uomo che aveva le idee chiare da cui traeva una forza straordinaria. Ad Orvieto lo conoscono tutti. Anche molti italiani hanno imparato a conoscerlo nonostante la congiura mediatica ed oscurantista che avrebbe voluto relegare la sua battaglia di civiltà a mero fatto personale, a caso umano suscettibile di compassione ma non di considerazione politica. Marco Pannella nel giorno dei suoi funerali pubblici disse che “Luca è dato alla vita nel giorno della sua morte.” Ciò che fu taciuto quando Luca era in vita si riversò come un fiume in piena appena fu data notizia della sua morte: attestati di stima, dichiarazioni politiche, messaggi di apprezzamento della battaglia sulla libertà di ricerca. Non si può non avere l’impressione che certe prese di posizione tardive siano spesso state dettate da un malcelato opportunismo e dalle circostanze. Anche ad Orvieto, la paura e l’inerzia, così le chiama Maria Antonietta in un suo intervento sul Riformista di ieri, hanno impedito che in città nascesse una consapevolezza politica intorno ai temi portati avanti dall’Associazione Coscioni, nata nel 2002. Le istituzioni cittadine hanno lasciato Luca da solo e lo stesso vale per i vertici dei partiti locali. Un silenzio ed un ostracismo politico che hanno dimostrato ancora una volta che nessuno è profeta in patria. Credo che sui “casi” Coscioni, Welby, e Nuvoli (per citare i più noti) la mentalità predominante che ancora si respira per le strade sia quella ancorata alla logica pietista, caritatevole. Se le vicende umane e le istanze di libertà di Coscioni, Welby e Nuvoli sono ridotte e ricondotte alla logica dei casi umani, la politica potrà continuare a lavarsene le mani. Tanti sono i malati che vivono sepolti dietro mura silenziose ed invalicabili. Quegli stessi ostacoli, fisici e culturali, che la vedova di Giovanni Nuvoli, Maddalena Soro, ha descritto con lucida passione durante il VI Congresso dell’Associazione Coscioni, svoltosi a Salerno dal 15 al 17 Febbraio. Parafrasando il motto dell’Associazione Coscioni “Dal Corpo del Malato al Cuore della Politica”, Maddalena Soro Nuvoli ha affermato che “dopo la visita di Marco Cappato e della Associazione Coscioni ho capito che il cuore della politica è venuto a farci visita strappandoci all’isolamento, all’indifferenza, alla condanna della rassegnazione.” La politica italiana e le gerarchie vaticane accettano ipocritamente e cinicamente i viaggi della speranza all’estero dove certe tecniche di cura, spesso non certificate, sono consentite. Quante coppie italiane, dopo la legge 40 sono state di fatto costrette ad andare in Spagna per ricorrere a tecniche per l’inseminazione artificiale? Un risveglio delle coscienze civili di questo paese potrà avvenire soltanto quando il muro del silenzio che circonda le centinaia di migliaia di Coscioni, di Nuvoli, e di Welby comincerà a franare di fronte ad una presa d’atto consapevole del mondo politico. Il mondo della scienza ha già fatto passi da gigante ed ogni giorno nuove scoperte potrebbero migliorare la qualità della vita di tantissimi malati. Milioni, ricordava il premio Nobel Dulbecco nel famoso rapporto stilato solo alcuni anni fa. Allora a chi giova il silenzio? Perché i temi sollevati da Luca Coscioni sono ancora tanto scomodi da doverne neutralizzare la carica di libertà e di cambiamento? Perché il diritto alle cure, la libertà di ricerca, il testamento biologico, l’uso della pillola abortiva RU486 devono essere espulsi dal dibattito politico e dai diritti dei cittadini? Se oggi siamo costretti a fare una battaglia di retroguardia anche sulla difesa della legge 194, vuol dire che questo paese ha grande bisogno del messaggio di Luca Coscioni. La sua idea è viva più che mai, e con essa la sua voglia di non arrendersi. Allora, proviamo ad andare avanti.