sociale

Un lavoro sano, sicuro e dignitoso. La Chiesa Umbra interviene sulla questione del lavoro in occasione del primo maggio

lunedì 30 aprile 2007
La Commissione regionale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato della Conferenza Episcopale Umbra, composta da laici, sacerdoti e religiosi di tutte le diocesi dell’Umbria e preseduta da mons. Vincenzo Paglia, ha reso pubblica, in occasione della festa del lavoro del Primo Maggio, una lettera destinata a tutte le comunità, religiose e civili, dell’Umbria. La lettera, che riprende – nel titolo - la formula utilizzata dalla carta dei diritti dell’Unione europea, sviluppa una riflessione sul diritto ad un lavoro sano, sicuro e dignitoso. Evidente il riferimento ai recenti e ripetuti dolorosissimi casi di incidenti mortali sui luoghi di lavoro della nostra regione. Nella lettera vengono richiamati i criteri fondamentali di giudizio offerti dalla dottrina sociale della Chiesa, così come fatti propri e vissuti nell’esperienza pastorale delle diocesi dell’Umbria. Il criterio della personalità del lavoro, per il quale ciò che conta – prima di qualsiasi altro elemento – è la relazione tra la persona e il lavoro come espressione delle sue facoltà, aspettative, desideri e doveri sociali; il criterio della socialità, per il quale il lavoro – ben oltre ogni mera base economica – costituisce un fatto sociale con il quale la persona entra in relazione con gli altri e con l’intera comunità civile; il criterio della libertà responsabile, per il quale l’economia di mercato costituisce il sistema più efficace di organizzazione dei rapporti economici tra le persone, purché ne vengano regolati e governati gli effetti negativi e i limiti intrinseci; il criterio della dignità e della sicurezza, per il quale nessuna organizzazione del lavoro, nel campo del lavoro dipendente come in quello del lavoro autonomo, può attentare alla dignità della persona. La lettera opera poi un’incursione diretta nel tema della sicurezza del lavoro ribadendo una serie di principi. Innanzi tutto il principio di formazione e informazione dei lavoratori, per il quale il lavoro è prima di ogni altra cosa espressione della persona. In secondo luogo il principio di partecipazione in base al quale è valorizzato il protagonismo dei singoli lavoratori e degli organismi che li rappresentano. In terzo luogo il principio di responsabilità del lavoratore, nei confronti di se stesso e dei colleghi, in relazione al rispetto degli obblighi e delle raccomandazioni in materia di sicurezza. In quarto luogo il principio di integralità nel rispetto di tutte le dimensioni della persona umana coinvolte nell’attività lavorativa (equilibrio tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, divieto di azioni discriminatorie condotte sulla base dell’identità religiosa, culturale o geografica, divieto di azioni discriminatorie nei confronti delle donne, radicale emarginazione delle pratiche che hanno a che fare con le molestie sessuali, condanna di tutte quelle condotte che danneggiano la “personalità morale” di chi lavora). Infine il principio di cooperazione, in base al quale la produzione dei beni della sicurezza e della salute è il frutto di un’azione comune di tutte le componenti dell’impresa, lavoratori e datori di lavoro. La lettera si conclude ricordando la distinzione tra i compiti della comunità ecclesiale e quelli propri della comunità civile e delle istituzioni giuridiche destinate a tutelare i diritti dei lavoratori. Su questi temi la Commissione ha organizzato, per il 17 maggio alle ore 17 a Terni, presso la sala del Museo diocesano, una tavola rotonda alla quale parteciperanno Sua Ecc. Mons. Vincenzo Paglia, l'On. Sen. Luigi Bobba, l'On. Sen. Maurizio Sacconi, il dott. Pierluigi Bruschi (Segr. Reg. CISL), l'Ing. Mario Fagotti (Presid. Reg. Confindustria).

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