sociale

Il Partito d'Azione risorge dalle sue ceneri

giovedì 26 aprile 2007
di Giancarlo Menichetti e Stefano Cavastracci
In questi giorni si festeggia, ma soprattutto si ricorda la Liberazione del nostro Paese da una dittatura fascista iniqua come può esserlo ogni tirannia. In queste poche righe vorremmo ricordare un movimento, un partito che si distinsero particolarmente nei tragici giorni della II Guerra Mondiale e che fu, forse troppo frettolosamente, accantonato e presto dimenticato all’indomani del conflitto. Stiamo parlando, naturalmente, del Partito d’Azione. Che proviene ancora da più lontano nel tempo: durante il Risorgimento nazionale, infatti, così si chiamava un movimento politico d’ispirazione mazziniana caratterizzato da un programma repubblicano la cui azione, imperniata essenzialmente sui garibaldini, si esplicò nell’impresa dei Mille, nella conquista morale e politica dell’Italia centromeridionale ed, infine, nella continua ed instancabile volontà di risolvere la questione di Roma. Nel 1929, i fratelli Carlo e Nello Rosselli fondarono il gruppo antifascista Giustizia e Libertà che si ispirava proprio al movimento risorgimentale arricchito, tra gli altri, dagli ideali di Gobetti ed Amendola. Questo movimento, com’era prevedibile, subì durissime persecuzioni da parte della polizia fascista e dell’OVRA. Dopo la caduta di Mussolini e l’invasione nazista dell’Italia, i membri di Giustizia e Libertà organizzarono bande partigiane e parteciparono alla Resistenza insieme ad altri nuclei antifascisti caratterizzati da ideali liberalsocialisti. Fu essenzialmente dalla confluenza di questi gruppi che, nel 1942, sorse il Partito d’Azione: uno dei sette partiti del Comitato Nazionale di Liberazione. Finita la guerra il Partito d’Azione partecipò alle trattative per la nascita di un governo d’unità nazionale che guidasse la ricostruzione democratica ed economica dell’Italia. Aderì al governo Bonomi e, nel giugno 1945, ottenne la presidenza del Consiglio con Ferruccio Parri, presidente del partito. Fu il momento di maggior splendore del Partito d’Azione tanto che perfino l’ex Presidente della Repubblica Ciampi ne ha sempre ricordato con affetto la militanza. Il partito si proponeva come scopo principale la realizzazione di un progetto di equità, accompagnato dalla giustizia sociale e dalla fede incrollabile nella democrazia e nella libertà. Un’ideologia, quindi, che si poneva a metà strada fra una Democrazia Cristiana statica e nient’affatto laica ed un Partito Comunista troppo estremista ed a tratti illiberale. Fu probabilmente questa collocazione di mezzo che impedì al Partito d’Azione di ottenere soddisfacenti risultati elettorali e di conquistare grandi masse di sostenitori tra i cittadini (quella che viene definita “la base”). Approfittiamo di questo spazio anche per ricordare un grandissimo giornalista scomparso prematuramente che fu molto famoso durante gli anni della sua intensa attività, mentre oggi è stato coscientemente dimenticato da tutti i principali giornali sia di destra che di sinistra. Si tratta di Gaetano Baldacci, giornalista del Corriere e poi fondatore del quotidiano Il Giorno e del settimanale ABC, grande personalità e temperamento, che pagò duramente il suo tentativo di autonomia dall’editore Mattei m (ricco d’informazioni sull’argomento è il sito di controinformazione della Fondazione Cipriani). Una interessante testimonianza sull’uomo si può trovare nel bel libro di Luciano Simonelli, “Dieci giornalisti e un editore”, nel capitolo intitolato “Ogni articolo uno schiaffo”. Un paio di anni fa poi il Corriere della Sera, nella sua pubblicazione settimanale, promosse l’uscita di un libro di Baldacci sulla storia del Partito d’azione dal titolo UNA ILLUSIONE DEMOCRATICA. APPUNTI PER LA STORIA DEL PARTITO D'AZIONE, scritto in seguito alla sua attività di stampatore clandestino durante la resistenza, volume misteriosamente mai fatto distribuire dalla casa editrice Le Lettere e sul quale c’è l’ordine tassativo di non dare spiegazioni . Ritengo che in questi tempi in cui abbiamo sovente assistito alla diffusione di quotidiani che esprimono acriticamente soltanto la voce del padrone, sia molto utile riflettere su una tale figura di giornalista militante che ha avuto il coraggio di schierarsi anche contro i propri editori. La storia ha dato ragione agli ideali del Partito d’Azione (tra i quali si collocava anche un europeismo a dir poco premonitore) che si sono riproposti come problematiche sempre più attuali. Ed oggi, grazie all’iniziativa del filosofo e politico potentino Pino A. Quartana, il Partito d’Azione è rinato (i programmi lo statuto ed altro sono consultabili sul sito www.nuovopartitodazione.it”), riproponendo quelle tematiche che lo avevano caratterizzato negli anni 40, ma anche affrontando nuove sfide e proponendosi nuovi obiettivi in linea con i tempi che viviamo.