sociale

Resistenza e donne, una storia che ancora non si è finita di scrivere

mercoledì 25 aprile 2007
di Donatella Belcapo, Coordinatrice donne DS
Oggi, 25 Aprile, è una data che rappresenta il simbolo della rinascita democratica dell’Italia. La Resistenza italiana, chiamata anche “Resistenza partigiana”, fu caratterizzata dall'impegno unitario di molteplici individui, movimenti e anche opposti orientamenti politici: comunisti, cattolici, monarchici, anarchici, azionisti, liberali e socialisti. Uomini e donne italiani combatterono insieme ai giovani americani, inglesi, francesi, canadesi ed altri popoli alleati per ridarci libertà e dignità È interessante conoscere il numero crescente di uomini e donne che parteciparono, come partigiani, alla guerra, dalle poche migliaia del 1943 fino ai circa 300.000 dell’aprile 1945. Anche per le donne la Resistenza iniziò l’8 settembre del ‘43 e non fu una guerra di aggressione ma una difesa civile e partigiana; una guerra fatta con armi e senza armi. Voglio raccontarvele entrambe. Non che le donne prima non conoscessero la guerra; il ventennio fascista e la lotta armata da oltre tre anni fecero sì che conoscessero fame, stenti, dolore e lutti. Per le donne ebree, poi, la guerra iniziò già dal ‘38, dopo la promulgazione delle leggi razziali. Le donne ricoprirono i loro ruoli naturali – curarono, consolarono,vestirono, dettero assistenza in varie forme, rallentarono le produzioni per ritardare e per ostacolare lo sfruttamento delle risorse degli occupanti, sfamarono, protessero, nascosero salvando molte vite a danno delle proprie. Quindi, coloro che contribuirono alla Liberazione furono molte, purtroppo la letteratura declina molto spesso solo al maschile e non rivendica la titolarità delle azioni e della presenza delle donne: molte furono attive a vario livello. A differenza degli uomini arruolati nell’esercito forzatamente e obbligatoriamente, molte donne fecero una scelta incondizionata e “gratuita”. La contingenza storica era eccezionale e le donne, che per indole sono per la pace, presero le armi con un distinguo: l’assenza di odio e la partecipazione al dolore delle vittime incolpevoli. La Resistenza delle donne si declina, dunque, sia senza armi sia con le armi: due modalità che hanno per unico fine la libertà e la pace. Il contributo delle donne italiane alla lotta antifascista durante il ventennio della dittatura e durante la guerra è quindi fuori discussione. Dal ‘22 al ‘45 migliaia furono le donne arrestate, imprigionate e torturate per attività contro il fascismo e la libertà, molte furono condannate dal Tribunale Speciale e molte inviate al confino. La nostra storia, le nostre radici sono lì: la Repubblica è nata dalla Resistenza. E come ha ricordato il Presidente Napolitano la Liberazione fu uno sforzo di tutti, io aggiungo che non sentire questo è molto grave. Orvieto, 25 aprile 2007