sociale

Polemiche sulla Mostra del Miracolo: tacciata di antisemitismo dagli Amici di Israele. Il sindaco Mocio: 'Orvieto è città del dialogo'

domenica 21 gennaio 2007
Suscita polemiche a livello nazionale la mostra all'interno della chiesa di San Francesco curata dall'artista Giorgio Meloni, che ospita circa quaranta quadri e immagini sacre dedicate ai miracoli attribuiti alle ostie sacre. La accusano infatti di antisemitismo gli “Amici di Israele”, che hanno fatto sentire la loro voce anche attraverso un articolo di Gianna Fregonara pubblicato sul “Corriere della Sera”, che preannuncia la richiesta di intervento da parte del Papa. Già il Vescovo di Orvieto, monsignor Giovanni Scanavino, si era dichiarato disposto a visionare con grande attenzione i materiali devozionali esposti e ora, sull'argomento, interviene anche il Sindaco di Orvieto, Stefano Mocio, rammentando il ruolo di Orvieto "Città del dialogo", oltre che città d'arte e di cultura anche religiosa, e l'apertura al dialogo e alla tolleranza multiculturale che la municipalità orvietana porta avanti da anni e mette in pratica nel suo agire quotidiano, "che si fonda - afferma il Sindaco - sul confronto sereno e sul rispetto delle identità, pertanto il rispetto è un fatto di reciprocità”. “Da sempre questa città – aggiunge il Sindaco - ha ottimi rapporti di amicizia e gemellaggio fattivo con città palestinesi ed israeliane. Nel 2005 Orvieto ha conferito il Premio Internazionale per i Diritti Umani ‘Città di Orvieto’, in quella 5^ edizione dedicata a ‘La ricerca del dialogo tra le religioni monoteiste’, al Rabbino Capo emerito, Prof. Elio Toaff, al Vescovo di Terni, Mons. Vincenzo Paglia e allo scrittore Tahar Ben Jelloun. La mostra in questione, di per sé, costituisce solo una documentazione storico-iconografica delle rappresentazioni miracolistiche. Del resto - conclude il Sindaco - in nome di una invocata revisione della cultura popolare dovrebbe forse mettersi al rogo gran parte dell’arte italiana ispirata al sacro?”. L'associazione "Amici di Israele" è tuttavia decisa ad andare avanti con le proprie rivendicazioni, e a papa Benedetto XVIII chiede di intervenire per chiudere l'esposizione che, affermano, mostra nelle opere in visione una consistente serie di pregiudizi antigiudaici. Una cosa è certa: la polemica aumenterà forse il numero dei visitatori.