sociale

L'impegno della Rosa nel Pugno per contrastare la violenza contro le donne. Una serie di contraddizioni di legge sulle quali la deputata Poretti intende intervenire

domenica 26 novembre 2006
Sabato 25 novembre, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, anche le donne umbre della Rosa nel Pugno si sono incontrate in assemblea a Perugia per analizzare il problema e discutere come contrastarlo. L’iniziativa è stata utile per ricordare i numeri e le cifre della violenza fisica contro le donne, violenza realizzata soprattutto in ambito familiare e ancora troppo poco oggetto di denuncia. A fronte della necessità di nuove norme e leggi, tutte le partecipanti hanno sottolineato l’importanza di un cambiamento culturale e di una società che possa rivedere tempi e modelli al momento incentrati sull’uomo tenendo presenti anche le diverse esigenze della donna, così da evitare che, nonostante le leggi, la donna venga di fatto esclusa dalla società e dal mondo del lavoro. Nel corso dell’assemblea sono intervenute Donatella Poretti e Ada Girolamini che, al termine, sono andate a distribuire volantini di informazione davanti alle scuole del centro di Perugia. Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell’intervento della Parlamentare della Rosa nel Pugno alla Camera dei Deputati, Donatella Poretti, che ha sottolineato una serie di contraddizioni della legislazione italiana sulle quali intende, dal suo ruolo, intervenire:
Bisogna intervenire a sostegno di quelle donne che decidono di avere un figlio ma se sono single non possono accedere alla fecondazione assistita, meglio uno sconosciuto in un bar ci dice lo stato! Donne che da sole del resto non possono neppure adottare, hanno per forza bisogno di un compagno certo e certificato dalla legge. Donne che possono abortire ma solo con le metodologie più dolorose, niente RU486, perché si deve aggiungere un ulteriore senso di colpa, e anche la tecnica deve fare la sua parte. Meglio un aborto chirurgico che farmacologico, altrimenti, ci dicono, si userebbe la pillola abortiva come fosse un anticoncezionale. Donne che devono soffrire in sala parto perché senza dolore non capirebbero l’importanza dell’evento. Donne che diventano madri ma che non possono neppure lasciare il proprio cognome ai figli, perché una società maschilista non scrive nei suoi codici la regola del cognome perché è scontato che si tramandi quello del padre. Norme arcaiche che urgono di essere modificate ma che non sarà un caso, non si riescono a toccare. Temi sensibili per la suscettibilità dell’uomo e della chiesa cattolica romana. Sono stata candidata ed eletta nella Rosa nel Pugno grazie ad un partito, quello dei Radicali Italiani che attualmente, invece della quota rosa, ha deciso per il totale rosa: tre donne per le tre cariche, segretario, presidente e tesoriere, e che ha occupato l’unico posto al governo con una donna, Emma Bonino”.
Ada Girolamini, Consigliera SDI alla Regione Umbria e Membro della Direzione Nazionale della Rosa nel Pugno, al termine dell’assemblea svoltasi sabato presso la Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni ha dichiarato:
“L’obiettivo della mozione presentata in Consiglio Regionale i primi di novembre era quello di provocare una reazione vera di fronte a fenomeni così gravi come la violenza alle donne, ai minori, ai deboli in genere, che passavano in silenzio e nell'indifferenza. Vogliamo dare un messaggio oggi: che le donne si rimettano in moto in tutte le sedi per combattere con tutti questa lotta di civiltà e di diritti negati; che le istituzioni, le forze politiche e sociali e il centro pari opportunità è vicino e a disposizione di chi, ed è la maggioranza, non parla; che da oggi costruiremo un insieme di azioni per dare risposte concrete.”