sociale

Qualche breve annotazione con l’aiuto degli intervenuti al convegno

venerdì 20 ottobre 2006
di Elio Taffi
Seduto in mezzo ad un gruppo di studenti di liceo classico, alla mia domanda “Ma una mattinata come questa, può essere utile per voi?”, un ragazzo mi risponde “Certo che sì, è sempre utilissimo ricevere informazioni e nozioni da parte di chi è più esperto, non bisogna mai dare per scontato che tutti sappiano già tutto”; mentre una sua amica dice “Ma, tutto dipende da ciascuno di noi; fondamentalmente, questo argomento dovrebbe interessarci tutti ma credo che la formula di un lungo convegno di quattro ore possa essere un po’ pesante; forse, altri mezzi di comunicazione e, soprattutto, maggiore concisione possono essere più facilmente recepiti”. All’interno di un altro gruppo di liceali, forse provenienti dallo scientifico (ma non ne sono così sicuro!), alla domanda se abbiano avuto sentore che nel loro gruppo di amici giri qualche cosa di non particolarmente lecito, mi rispondono (dopo qualche iniziale titubanza, peraltro comprensibilissima) di sì, che qualcosa sanno o hanno visto pure, ma che nessuno è condizionato a provare nulla, a meno che non lo voglia precisamente; e ad una ulteriore curiosità, e cioè se qualcuno che non “vuole” provare viene poi emarginato da un certo gruppo, o da una certa comitiva, talaltri rispondono di no, le scelte fra ragazzi sono rispettate. Un insegnante, presente in sala, mi confida un pensiero provocatorio, e cioè quello di proporre un convegno del genere di pomeriggio, per vedere se ci sarebbe eguale partecipazione di giovani; in realtà, in maniera un po’ disincantata, ci parla di come la prospettiva di andare ad un seminario e saltare così le cinque ore di lezioni scolastiche sia troppo allettante per gli studenti, molto più del tema trattato e discusso dagli esperti. Un ragazzino, incuriosito, vuole dirci, con grande energia, che la famiglia è la barriera fondamentale contro i pericoli della droga; e che una educazione attenta ed equilibrata, ed anche giustamente severa, può essere determinante nella propria integrità personale. Catia Bartolini, psicologa, attiva presso la cooperativa “Quadrifoglio” e presso l’istituto penitenziario di Orvieto, afferma: “Come dottoressa, la mia esperienza con i detenuti tossicodipendenti del carcere mi porta a confrontare con realtà spesso drammatiche; in molte occasioni, noto, fra quegli adulti, la provenienza da un ambiente socio-culturale povero, disagiato o addirittura emarginato. Per i giovanissimi e per i ragazzi di oggi, invece, l’origine sociale non ha alcun influsso determinante; la droga è un potenziale pericolo per tutti, figli di persone agiate o di operai, in grado di allettare, falsamente, gli elementi più profondi della psiche umana, quasi una sorta di auto-terapia… Obbligo degli adulti e della società è mettere in atto la prevenzione più efficace, creando intorno ai nostri figli ambienti di vita sani e positivi nei quali possano relazionarsi in maniera libera ed autentica con il prossimo, così da prevenire i malesseri, i vuoti e le tensioni che spesso sono la causa del disagio adolescenziale”. Incontriamo anche Don Italo Mattia, pastore della Parrocchia Santa Maria della Stella. “Da sempre sostengo che Don Pierino Gelmini rappresenta la frontiera della Chiesa nella battaglia contro la droga; se c’è bisogno di uomini coraggiosi come lui, vuol dire che l’uomo è caduto in grave pericolo; la parrocchia, le strutture religiose e la famiglia devono prevenire quello stato di pericolo, devono invece rappresentare la sana normalità per i ragazzi e per la comunità intera, e devono essere in grado di crescere giovani sani e forti nei principi di fronte alle difficoltà della vita, in modo che nessuno di loro possa, un domani, avere bisogno dei nostri Don Pierini”. Domandiamo a Don Italo, dall’alto della sua esperienza concreta a fianco di generazioni di donne e di uomini, di tutte le età, cosa si può fare, ancora di più, per combattere il disagio giovanile: “le famiglie sono sempre al loro posto, da noi ancora regge un tessuto sociale sostanzialmente sano e robusto, in grado di affidare ai figli i valori cristiani della vita; le famiglie vanno tutelate e protette, perché è al loro interno che cresceranno gli uomini del futuro; la nostra Chiesa di Orvieto, in particolare, sta per attivare, a breve, una grande opportunità: l’oratorio, che finalmente sarà inaugurato a giorni; speriamo, in esso, di offrire uno spazio di normalità, di comunione, di accoglienza e di vita a quanti vorranno avvicinarcisi”.

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