politica

Elena Liotta: "Siamo degli esempi viventi di un'etica collettiva"

domenica 19 maggio 2019
di Emanuela Dei
Elena Liotta: "Siamo degli esempi viventi di un'etica collettiva"

Elena Liotta, psicoterapeuta e psicologa analista, docente in area psicopedagogica e socio-sanitaria, è una delle maggiori figure di spicco presenti sul territorio umbro. È stata negli anni ’90 assessora alle Politiche sociali presso il Comune di Orvieto con deleghe alla Sanità, alla Pubblica istruzione, ai Servizi sociali, alle Politiche Giovanili, Politiche Femminili e allo Sport. Ha lavorato come supervisora e formatrice per i servizi che si occupano della violenza contro le donne in molte associazioni e, con l’editore Magi, ha pubblicato, “Educare al Sé. Formarsi per incontrare i bambini/e”, “Su Anima e Terra. Il valore psichico del Luogo” “A modo mio. Donne tra potere e creatività” (2007) e “Nel dominio del padre.Bambini e bambine ostaggi nelle separazioni”, co-autrice insieme a Daniela Lucatti e Massima Baldocchi, (2011). Residente nella frazione di Torre San Severo, per le elezioni comunali 2019, ha deciso di candidarsi con la lista indipendente “Prima gli Orvietani” che propone come candidato sindaco Franco Raimondo Barbabella.

Perché ha deciso di ricandidarsi dopo l’esperienza al Comune di Orvieto?
Sono passati 24 anni! Ero arrivata da poco a Orvieto, felice di aver realizzato il mio sogno di vivere in campagna circondata dalla natura. Anche allora fu una lista civica a contattarmi e accettai di partecipare. E stata una esperienza importante e formativa che suggerirei alle donne che hanno a cuore la loro comunità e le relazioni e questioni sociali sempre in difficile elaborazione. Per questo sono poi rimasta a collaborare con il Comune fino al 2011.

Perché con questa lista? E come mai “Prima gli Orvietani”?
Conoscevo da allora l’attuale candidato a sindaco, oggi la situazione generale come sappiamo, vediamo e viviamo, e che non riguarda solo Orvieto, è diventata pesante e deprimente, accompagnata da minacce sia sul piano ambientale, sia su quello economico, internazionale diplomatico, il numero dei problemi che affliggono l’umanità cresce a vista d’occhio e altro. Ho pensato che nel mio piccolo avrei potuto fare qualcosa a favore delle persone, che è stato ed è ancora il mio lavoro della vita. “Prima gli Orvietani” è un po’ provocatorio, riguardo al senso, al vissuto di esclusione e dimenticanza delle persone/cittadini indotto dai recenti governi e che la crisi generale e la situazione politica dell’Umbria e lo scandalo di Perugia hanno accentuato con forza. È un dire Basta! Ricominciamo ...

Quali sono i problemi del Comune di Orvieto?
Quelli della maggior parte dei Comuni centro-italiani, con le dovute peculiarità di ciascun territorio. Ho condiviso il programma di Barbabella che li descrive proponendo soluzioni, a sua volta già sindaco negli anni ’80 e poi stimato preside del Liceo scientifico per decenni. La sua formazione filosofica si articola bene con la mia. Ho sempre sostenuto che la politica deve occuparsi in primis di cittadini e cittadine e della loro salute fisica e mentale, dalla nascita all’età anziana. La vera politica, la Polis, deve saper fare e nutrire la vera Comunità. L’economia e la finanza e tutto ciò che le sostiene, diventano invece l’ostacolo più grande. Perché? Ecco emergere l’alto livello italiano di corruzione che distrugge anche i partiti, ma anche la fiducia degli elettori. Dire che è così dappertutto, anche in Europa e nel mondo non serve. Se la comunità è salda e onesta, trasparente, le cose funzionano e gli errori si emendano via via. A livello umano, solidale.

Come vorrebbe intervenire?
Posso intervenire su ciò che fa parte delle mie competenze. Non sono una solitaria, credo molto nel lavoro di gruppo, essere una squadra. È bello lavorare insieme per la propria città, intrecciandosi e scambiandosi idee e proposte, affrontando insieme i problemi grossi e mettendo a disposizione se stessi. Siamo degli esempi viventi di un’etica collettiva, quando ci assumiamo le responsabilità politiche, siamo delegati dalla cittadinanza. Non possiamo né approfittare né deludere.

Quale è il ruolo delle istituzioni riguardo alla discriminazione e la violenza di genere?
Dopo un periodo di alcuni anni di Supervisione al Centro per i rifugiati/e di Viterbo, ho cominciato a incontrare, sempre in Supervisione, i CAV.  Mi sono sempre occupata della condizione femminile, e ne ho scritto, partendo da me stessa e dalle difficoltà che via via ho incontrato nella mia vita, affrontandole e superandole. La nascita dei CAV (Centri che si occupano delle donne abusate, maltrattate, in difficoltà) ha rappresentato un’occasione di concreta presenza, attenzione e consapevolezza intorno al problema enorme, mondiale, della discriminazione di genere.

Cosa fa la politica rispetto alla violenza di genere?
Nella infinita differenza tra paesi, continenti, localismi ecc. una cosa rimane immutata: le donne, anche in Democrazia sono ancora lontane dalla parità reale. Nella raccolta di saggi sul tema, è uscito nel 2015 un libro internazionale collettivo, in inglese, dal titolo “Gender and Power. Towards Equality and Democratic Governance” Palgrave/Macmillan, cui ho partecipato assumendomi la parte della violenza di genere e delle prospettive di cambiamento. La tesi di origine americana è che non si può parlare di vera Democrazia finché le donne subiscono violenza. La categoria più discriminata al mondo è la donna. Le leggi non bastano se non vengono applicate. Il libro “Nel dominio del padre ...” descrive anche i problemi che accompagnano i rapporti tra centri, servizi sociali, ospedali, Case Rifugio, Polizie e Carabinieri, ecc. Ad Orvieto esiste il Centro L’Albero di Antonia che lavora da anni con ottime operatrici, in contatto di rete con altri centri italiani, e con il quale collaboro.

Perché collabora anche con l’associazione “Nuovo maschile” di Pisa?
È stata, dopo Maschile Plurale, la seconda conoscenza nel campo che ho avuto riguardante i movimenti di contrasto alla violenza maschile organizzati da uomini nonviolenti, ma decisi a offrire agli altri occasioni di crescita e cambiamento. Mi sembra un’ottima prospettiva e strategia, in sintonia con il CAV di Pisa che favorito la nascita dell’associazione.

Qual è il sistema di valori su cui poggia la sua esistenza?
Filosofico-Spirituale in senso trasversale rispetto a culture e geografie.

Perché votarla?
È una domanda che mi imbarazza. Sono una persona discreta, non auto-laudatoria. Mi basta quello che ho fatto da cui sono nati gli scritti... Risponderei: rischiate!