politica

Librerie cittadine, "No a soluzioni spot". Il M5S propone una strategia in dieci punti

lunedì 17 settembre 2018
Librerie cittadine, "No a soluzioni spot". Il M5S propone una strategia in dieci punti

E' possibile passare da una crisi ad una crescita, ad un momento di sviluppo? Se lo chiedono i pentastellati orvietani allorquando la crisi della Libreria dei Sette ha acceso la discussione politica in una (sterile) battaglia di posizione mentre nel frattempo, in sordina, apriva una nuova libreria al Fanello. Le stesse analisi pubblicate in Consiglio comunale dall'ex assessore Gnagnarini sui fatturati delle aziende coinvolte indicavano comunque un incremento del fatturato nonostante, appunto, la crisi.

Quindi il mercato almeno in questa parte dell'Umbria ci sarebbe ed è compito del Comune e degli enti al servizio dell'impresa e dei cittadini da un lato rimuovere le possibili barriere all'iniziativa economica e dall'altro promuovere lo sviluppo cittadino. Da qui la presentazione da parte della capogruppo Vergaglia di un programma in dieci punti che permetta di rendere Orvieto un ecosistema migliore per lo sviluppo di attività culturali sostenute dal lavoro e dai fondi dei privati ed al contrario impedisca lo spreco di denaro pubblico in soluzioni tampone, o troppo politicizzate e comunque non di lungo respiro. Un programma che non viene portato come soluzione politica di parte ma come punto di partenza da discutere con enti, cittadini ed imprese, nella sede della Consulta per lo sviluppo economico di Orvieto e quindi aperto ad ogni contributo nell'interesse di tutto il territorio. Qui di seguito l'intervento di Lucia Vergaglia.

"C'è un piccolo comune in Francia in cui furono investite risorse in progetti culturali che, opportunamente seguite nel corso del tempo, lo hanno reso punto di riferimento culturale noto e famoso. In questo borgo gli eventi sono motivo di attrazione turistica come accade da noi durante, ad esempio, Umbria Jazz. Tuttavia qui ad essere protagonista è il mondo letterario. Il nome del comune è Bécherel ed ha nel suo centro 15 librerie su un totale di circa 770 abitanti, in pratica una libreria ogni 50 residenti. Certo è un caso eccezionale, ma esemplare, del fatto che nelle aree turistiche dei centri storici immersi come Orvieto nella natura e nella bellezza possano offrire in presenza di politiche adeguate occasioni di sviluppo di queste attività ed al tempo stesso avvantaggiarsene con l'incremento del turismo.

Per questo abbiamo deciso di presentare una proposta organica per questo settore oggi, ahimè, in difficoltà e proporlo in discussione nella sede della Consulta per lo sviluppo economico. Imprenditori, associazioni, scuole, esperti e responsabili degli enti potranno in quella sede affrontare ed approfondire la questione per poi presentarla all'Amministrazione. I temi che abbiamo considerato sono dieci e si va dalla possibilità di esporre in esterni i volumi a nuovi e specifici eventi, dalle modifiche dei regolamenti per permettere il di vendere i volumi nelle sedi delle presentazioni e dei reading ad una fiera delle librerie e degli editori indipendenti che ricordi Francesca Castellani, la compianta animatrice della libreria "Parole Ribelli" venuta a mancare troppo presto, senza dimenticare che per creare un ecosistema adatto allo sviluppo nel tempo di questo comparto occorra anche intervenire in maniera più ampia attraverso la governance cittadina cominciando dalle aperture serali della biblioteca, alla possibilità di portare un bibliobus delle librerie orvietane nelle frazioni, ad una esposizione diffusa tra le varie librerie in forma di percorso delle mostre presenti ad esempio nel Centro Studi Gianni Rodari, per la quale c'è già il progetto, od in presenza di opportuna curatela dell'Archivio Maoloni.

Queste sono alcuni esempi delle cose da fare ma ci sono anche i rischi da evitare; la cultura infatti, ci ricorda lo storico dell'Arte Tomaso Montanari, ha bisogno di una visione lunga e disinteressata quindi, a nostro avviso, bisogna a respingere le soluzioni una tantum e le promesse mirabolanti dell'ultimo minuto. All'appello infine mancano sempre di più i millenials, cioè le generazioni smartphone dei nati dopo il 2000 e quei figli della cultura pop, dell'home computer e dei videogames, nati tra gli anni '80 e la fine degli anni '90 i cui linguaggi narrativi e consueti non sono quasi mai stati declinati e sicuramente non sono nemmeno mai stati menzionati nel lessico politico culturale orvietano creando quindi una netta separazione tra le attese di questi gruppi di cittadini e la proposta che nasce in ambito amministrativo. Un frattura che va sanata.

Le comunicazioni istituzionali difatti hanno sempre mantenuto una cifra stilistica anacronistica, polverosa di indifferenza e definitivamente lontana e burocratica. Il riscontro avvilente ed oggettivo di questa scarsa attenzione è anche, d'altra parte, nell'impostazione programmatica che si evince dalle modestissime risorse economiche che sono state destinate ed investite nelle politiche giovanili e nel settore più ampiamente considerato della cultura e voglio essere molto precisa ed intendo guardare alla proposta di Giunta del 24 aprile scorso che, sbagliando, non parlava ne dei millenials e neppure ai millenials. Ed è incredibile dato che costoro rappresentano un universo variegato di sensibilità ed i principali fruitori ed utilizzatori delle reti sociali, quindi i principali divulgatori dei territori attraverso le piattaforme visuali come Instragram e Youtube, e nel frattempo rappresentano uno dei principali segmenti del marketing editoriale proprio delle librerie, tanto che ad essi sono spesso dedicati settori dell'editoria.

Pertanto il dimenticarsi di queste intere fasce di pubblico e di cittadini a nostro avviso fa un gran danno non solo per gli operatori del settore ma all'intera città, al suo sviluppo ed alla sua prosperità. La questione è concreta e non c'è spazio per tifoserie culturali in cui un tipo di narrazione e linguaggio deve schiacciare l'altro, al contrario invece devono sostenersi e talvolta passarsi di testimone tra generazioni e tra stili, per il benessere della comunità.

In conclusione l'approccio del Comune deve essere pragmatico, adeguato ai tempi e culturalmente inclusivo cosa che invece non è stato a dispetto dei tanti proclami. Per ottenere questo risultato abbiamo scelto la forma concreta del decalogo, che sarà presentato alla Consulta al prossimo incontro in Comune per essere discusso da enti, associazioni, cittadini ed imprese, e quindi per quanto possibile sottratto alle posizioni politiche e reso più vicino alle esigenze e più adeguato a creare le condizioni per le realizzazioni di breve e lungo periodo. Il contrario delle soluzioni spot o quelle che avvantaggiano singole aree dell'impegno economico e culturale a dispetto di altre. Ci pareva doveroso nei confronti della città.»

Lucia Vergaglia, capogruppo Movimento 5 Stelle, Consiglio comunale della città di Orvieto