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"Trattenere dal contributo italiano al bilancio Ue le risorse per la ricostruzione post-terremoto"

martedì 22 novembre 2016
"Trattenere dal contributo italiano al bilancio Ue le risorse per la ricostruzione post-terremoto"

Nella seduta di lunedì 21 novembre, l’Assemblea Civica ha approvato all’unanimità l’Ordine del Giorno presentato dal Cons. Andrea Sacripanti (Capogruppo “gruppo Misto”) con il quale il Consiglio Comunale di Orvieto invita il Governo Italiano a:
- Impegnarsi affinché in sede europea si concordi che siano esclusi dal Patto di Stabilità e da tutti i conteggi relativi ai vincoli europei non solo i finanziamenti necessari a fronteggiare l’emergenza immediata, ma anche quelli indispensabili per la ricostruzione nelle zone terremotate e per le opere di prevenzione sulle aree sismiche;
- Ottenere che le risorse indispensabili per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia siano sottratte dal prossimo contributo annuale dell’Italia al Bilancio UE;
- Richiedere ed ottenere una profonda revisione dei criteri di ripartizione del Bilancio UE che consenta la riduzione strutturale del contributo finanziario a carico dei Paesi esposti al rischio di catastrofi naturali e impegnati a realizzare grandi piani di messa in sicurezza dei propri territori.
- Concordare una riprogrammazione immediata di tutti i Fondi Europei oggi non utilizzati dalle Regioni italiane, per consentirne un immediato utilizzo ai fini della prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico.
Ove tali proposte non fossero accettate dall’Unione Europea, si invita il Governo Italiano a comunicare alla Commissione europea che cominceremo a trattenere unilateralmente dal contributo netto dovuto al bilancio UE, i fondi necessari alla prevenzione delle emergenze sismiche ed idrogeologiche del Paese, onde garantire la sicurezza dei nostri cittadini e del patrimonio edilizio, produttivo, culturale e religioso dell’Italia.

Le premesse del documento sono state illustrate dal proponente che ha ricordato: “il 24 Agosto 2016 un terremoto ha colpito una vasta area del Centro Italia, provocando oltre 290 vittime e distruggendo buona parte del patrimonio edilizio (abitativo, produttivo, culturale e religioso) dei comuni interessati. Per la ricostruzione post-terremoto occorrono ingenti risorse e, visto il ripetersi continuo di disastri provocati da eventi sismici e dal dissesto idrogeologico, ancor più significative sono le necessità finanziarie per mettere in sicurezza l’intero Paese attraverso un’opera di adeguamento degli edifici al rischio sismico e di risanamento dei territori esposti al dissesto idrogeologico.

Finita la splendida gara di solidarietà in cui si stanno impegnando gli Italiani, giungerà il momento in cui lo Stato dovrà ottemperare al suo ruolo istituzionale nella ricostruzione e nella prevenzione. Il Presidente Nazionale del CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri), Armando Zambrano ha sottolineato in molte dichiarazioni ‘come sia difficile far comprendere ai nostri partner europei l’importanza dell’aspetto sismico’ spiegando così il perché in una sua intervista: ‘Non a caso a Bruxelles si dà più peso al tema del risparmio energetico che non alla messa in sicurezza degli edifici. Ciò accade perché il problema è percepito come marginale, dal momento che riguarda essenzialmente due paesi del sud Europa, noi e la Grecia’.
La tutela della sicurezza del popolo italiano, dei centri storici e del patrimonio artistico della nostra Nazione è una priorità irrinunciabile che passa inevitabilmente da un forte intervento pubblico, sia sul piano dei controlli che sul piano degli interventi economici per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio.

Un grande ‘Piano di Manutenzione Nazionale’ che affronti in modo sistematico il rischio sismico, il dissesto idrogeologico e la prevenzione degli incendi boschivi, sarebbe uno strumento fondamentale per dare vita ad un ‘New Deal Italiano’ in grado di rilanciare lo sviluppo economico ed occupazionale del nostro Paese. In base alle prime stime e all’esperienza si può pensare che ammontino a circa 3 Miliardi di euro i fondi immediatamente indispensabili alla ricostruzione.

Da consolidati studi risulta che la messa in sicurezza dell’intero patrimonio abitativo italiano dal rischio sismico potrebbe avere un costo di circa 97 Miliardi di euro, mentre occorrono non meno di 200 Miliardi di euro per attuare un grande Piano di Manutenzione Nazionale che affronti anche il problema del rischio idrogeologico. E’ ormai evidente che un Paese prigioniero di assurdi vincoli di bilancio e privo di sovranità monetaria non può programmare interventi che richiedono centinaia di miliardi e deve sottoporsi a complesse ed incerte trattative anche per fronteggiare emergenze drammatiche come quelle del terremoto. Per un piano di così vasta portata non si può certo pensare di reperire le risorse necessarie utilizzando improbabili espedienti o ulteriori impossibili tagli ad altri settori del bilancio statale o, men che meno, ai già duramente colpiti bilanci degli Enti Locali.

L’Italia da decenni è contributore netto dell’Unione Europea, cioè versa a Bruxelles molto più di quanto riceve. Solo nel 2014, secondo le pubblicazioni ufficiali del MEF - Ragioneria Generale dello Stato (i dati 2015 e 2016 non sono ancora stati pubblicati ma sono molto simili), l’Italia ha dato al bilancio UE ben 7,3 Miliardi di euro più di quanti ne abbia ricevuti.
Le stesse fonti ci dicono che tra il 2000 e il 2014 l’Italia ha versato a Bruxelles 213 Miliardi ricevendone indietro 141, ovvero ha dato un contributo netto al Bilancio dell’Unione Europea di 72 miliardi. Se a questi dati si aggiungono i quasi 15 Miliardi con cui l’Italia ha contribuito al MES (il famoso “Fondo salva-stati” che in realtà è servito a salvare solo le banche tedesche dalle loro esposizioni in Grecia), arriviamo a oltre 87 MILIARDI DI EURO di contributi dell’Italia all’Unione Europea negli ultimi 15 anni.

Tra i Paesi che sono beneficiari netti rispetto all’UE (cioè che ricevono più soldi di quelli che danno) troviamo non solo paesi in crisi, fra cui i cosiddetti PIIGS, come la Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda, ma anche Paesi quali Malta, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Lituania e Lettonia che hanno andamenti del PIL e cicli economici decisamente migliori rispetto a quello italiano; I fondi strutturali europei assegnati all’Italia, a causa dei vincoli della programmazione di Bruxelles, vengono spesso restituiti o deviati su progetti inutili rispetto alle reali emergenze della nostra Nazione, perché per l’utilizzo di detti fondi sono richiesti condizionalità e cofinanziamenti che, proprio alla luce dei tagli imposti dai vincoli di bilancio, li rendono spesso inutilizzabili”.