politica

Bagni pubblici e regolamento sulle infrastrutture, qualcosa non torna

giovedì 21 luglio 2016
Bagni pubblici e regolamento sulle infrastrutture, qualcosa non torna

 

"Circa un anno e mezzo fa abbiamo adottato un regolamento comunale che, in materia di infrastrutture, recepiva una norma regionale relativa alle attività commerciali di somministrazione che hanno l’obbligo della dotazione di servizi per i diversamente abili; regolamento che attraverso la stipula di convenzioni fra locali dà ai clienti la possibilità di fruire di questa tipologia di servizi e fa chiarezza sul concetto di vicinanza e distanza".

Lo ha detto in consiglio comunale Andrea Sacripanti (GM), sottolineando come "queste convenzioni erano state stipulate da operatori privati con spirito di reciproca collaborazione per rendere la città idonea rispetto a certi standard di accoglienza e servizi". "E' accaduto però - ha aggiunto - che secondo una diversa valutazione dell’Amministrazione Comunale ad alcuni esercizi commerciali è stata negata tale possibilità perché la distanza era reputata troppo consistente.

Ovvero, tali esercenti sono stati in qualche modo costretti a stipulare convenzioni onerose con il Comune dell’ordine di 2.400 euro/annui per l’utilizzo dei servizi igienici pubblici. Sconcerta al di sopra di tutto, il fatto che la distanza fra questi locali e i bagni pubblici è molto maggiore a quella fra gli esercizi degli operatori! Sarebbe il caso che si ponesse fine a questo sistema. Inoltre, i bagni pubblici sono tali per tutti, peraltro in alcuni momenti la loro chiusura contrasta con il principio del servizio. Chiedo di intervenire nuovamente sul regolamento”.

"Forse - frena l'assessore Andrea Vincenti - è opportuno approfondire i casi specifici. Ci preme sottolineare che l’esigenza di adottare quel regolamento discende da una norma regionale del 2011. Ricordo anche che il regolamento adottato è in fase di prima attuazione quindi, come tale, va verificato all’atto dell’applicazione pratica. I bagni pubblici sono aperti a prescindere, se sono stati chiusi in qualche occasione è dipeso da guasti tecnici non certo dal mancato versamento di piccoli contributi dati dalle imprese quale perequazione”.