politica

Vergaglia: "Solo il M5S ha proposto una strategia per il tessile di Bardano"

domenica 16 novembre 2014
Vergaglia: "Solo il M5S ha proposto una strategia per il tessile di Bardano"

"I sindacati del tessile battono cassa e minacciano, il Pd pronto a rispondere ai comandi e mettere i locali del Crescendo a disposizione. Eppure poco più di un mese fa bocciava la proposta pentastellata del "Centro del Made in Italy" che non costava nulla". Esordisce così Lucia Vergaglia (M5S) sull'invocato rilancio del tessile.

"Anni di crisi affrontate senza un’idea - osserva - una prospettiva ed una minima visione hanno portato la desertificazione industriale del nostro territorio. Il mercato ha punito quelle imprese produttive incapaci di logiche di rete e di operare al di fuori ed al di sopra del ristretto orizzonte del loro personale segmento commerciale.

Gli stress di credito e commesse sono stati affrontati come situazioni temporanee, destinate a passare, senza nessuna strategia alternativa, nessuna prospettiva di sviluppo e così, una dopo l’altra, le aziende del tessile Made in Italy presenti a Fontanelle di Bardano, ed il loro indotto, si sono avviluppate e sono state dismesse. Sono semplicemente fallite. Così come erano falliti i tavoli politici volti ad affrontare il singolo “momentaccio” di Sphera od MManifatture, privi anch’essi di una proposta vera di rilancio, d’attrazione di capitali, di formazione di lungo periodo, di promozione dei brand territoriali.

Con la nuova consiliatura è presente anche il M5S che sin da subito ha indicato nella trasformazione delle peculiarità in opportunità e nell’indicazione di una visione strategica di lungo periodo la rotta per uscire dalle acque impaludate delle nostre industrie. Per la vicenda Electrosys abbiamo sponsorizzato la via del portare i lavoratori nelle stanze dei bottoni, nel board direzionale, per il polo produttivo di Fontanelle di Bardano abbiamo proposto l’adozione di un insieme di iniziative di Marketing Territoriale e politiche di Sviluppo per il centro del Made in Italy cogliendo, a costo zero, l’occasione dell’individuazione del centro geografico d’Italia (e quindi del Made in Italy) proprio in quel distretto industriale, area che, vista la presenza di una storia tessile importante, di maestranze capaci ed esperte, del nascente vicino Campus, avrebbe potuto diventare un cluster industriale d’innovazione votato ai prodotti tecnologici indossabili, il cosiddetto wearable.

Avremmo avuto piacere che ai tempi della presentazione di queste iniziative i lavoratori del tessile avessero pubblicamente “sposato” l’iniziativa e che i sindacati si fossero fatti avanti per dirsi interessati. Non è successo, anzi se possibile è avvenuto il contrario ed il Pd, definendo “sarcastica” la proposta, compatto con la maggioranza l’ha bocciata. Ancora aspettavamo una levata di scudi di imprenditori locali e lavoratori, interventi dei sindacati e delle famose “parti sociali” ma nulla.

In pochi giorni abbiamo depositato un’interrogazione all’Assessore sulle proposte dell’Amministrazione in relazione al distretto industriale di Bardano e delle politiche di attrazione di fondi ed investimenti mentre, dalla sede del Parlamento Europeo, rilanciavamo la concretezza dell’occasione persano snocciolando, assieme agli Eurodeputati, i fondi europei, superiori al miliardo e duecentocinquanta milioni di euro che i 48 cluster d’innovazione italiani solo nel 2013 hanno intercettato (in media oltre 25 milioni di euro per distretto all’anno); un’enormità, un obbiettivo però concretamente raggiungibile a lungo termine, in ogni caso anche la ventesima parte ci farebbe comodo e farebbe la differenza per il territorio.

Allora sono cominciati i primi risvegli, i contatti informali per il rilancio della proposta, l’interesse del sistema produttivo. Intanto in maniera sconclusionata e scomposta riprendono le iniziative che puntano ai capannoni del Crescendo proprio a Fontanelle di Bardano da parte della compagine sindacalisti e lavoratori pronti a riunirsi in cooperativa per riprendere a lavorare. Ancora una volta senza proiettare una una visione, senza dimostrare un’idea strategica e navigando a vista nel tentativo di uscire per febbraio con i modelli 2015, per poi certamente riavvilupparsi in caso di problemi commerciali, economici, finanziari o di altro genere e puntare all’obbiettivo palesemente non secondario degli ammortizzatori sociali. Comprensibile, non bello ma comprensibile.

Noi ci chiediamo perchè allora non lavorare per vincere? Perchè non tentare la carta dello sviluppo vero, dell’affermarsi e vedere territorio e marchi crescere e dare lavoro anche ad altri? Perchè c’è un continuo tentativo di sponsorizzare l’emergenza invece che il ritorno alla normalità? Noi italiani siamo gli unici al mondo che possono fare il Made in Italy, in Italia c’è un unico distretto produttivo che può vantare di essere il “Centro del Made in Italy” e lo abbiamo noi.

Fare del tessile senza cogliere quest’occasione significa condannare la nuova azienda a tirare a campare della buona volontà dei cittadini che presterebbero l’immobile del Crescendo e sosterrebbero di tasca loro la futura, ahimè probabile, cassa integrazione. Spiace ricordarlo ma la stessa compagine in tempi dove le crisi mordeva di meno è già andata in fallimento, se si vuole avere una possibilità di sopravvivenza c’è bisogno di una politica, ed un agire imprenditoriale e sindacale, di tutt’altro spessore che quello sin qui dimostrato.

A noi non piace chi gioca al tanto peggio tanto meglio e lucra sulla crisi. Se davvero la gente del tessile vuole riprendere il mano il proprio destino lavorativo lo tenga ben presente, sia nelle dichiarazioni che nelle azioni, perchè solo in questo caso noi siamo pronti a sostenerli".