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Dal progetto delle Aree Interne opportunità concrete per l'Orvietano

giovedì 17 luglio 2014
Dal progetto delle Aree Interne opportunità concrete per l'Orvietano

Per la prima volta l’Orvietano diventa, assieme ad altri territori “di confine”, protagonista di una specifica programmazione regionale di medio periodo. È questa la novità contenuta nello “Schema degli orientamenti per i programmi comunitari 2014 – 2020” approvato ieri in Consiglio Regionale. Due i vettori dello sviluppo individuati dalla Giunta Regionale: cinque aree urbane e tre aree interne (Orvietano, Umbria Nord-est e Valnerina). Il territorio Orvietano – ampliato a Nord dal Pievese e a Sud dal Basso Tevere – potrà contare su un’importante riserva di risorse per politiche di sviluppo da concepire secondo logiche di integrazione e di rete, con azioni realizzate secondo la metodologia proposta da Fabrizio Barca per le aree interne. Un approccio che mette insieme la riqualificazione dei servizi di cittadinanza (istruzione, sanità e mobilità), la cura del territorio (contrasto del rischio idraulico e idrogeologico) e iniziative di sviluppo locale.

“Per questa parte di Umbria del Sud-Ovest (Orvietano, Pievese e Basso Tevere) – afferma Fausto Galanello – i contenuti della nuova programmazione rappresentano la risposta più avanzata alla crisi dei sistemi locali e produttivi. Più avanzata perché obbliga tutti a pensare in maniera differente, in una logica di rete e di filiera”.

“L’individuazione da parte del Dps (il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Territoriale) del nostro territorio come ‘area interna’ – continua Galanello - è una sfida e un’opportunità. Una sfida perché ci obbliga a prendere coscienza di difficoltà oggettive rappresentate dal declino produttivo e demografico. Un’opportunità perché le risorse per cambiare le cose questa volta ci sono e pure consistenti”.

“Sono quasi dieci anni – riflette il consigliere regionale – che l’Orvietano subisce i colpi di una crisi, prima strisciante poi conclamata. Abbiamo perso, tra manifatturiero ed edilizia, complessivamente un migliaio di posti di lavoro: un dato drammatico. Da qualche anno a questa parte al flusso dei pendolari si è aggiunto quello, purtroppo crescente, di una nuova emigrazione di giovani in cerca di buona occupazione. I comparti tradizionali arrancano e resistono solo quelle attività, come dice Barca, legate all’estrazione di valore e che non lasciano nulla al territorio. E forse l’ex Ministro era ben informato su alcune nostre vicende: i 140 ettari di fotovoltaico e la centrale geotermiche a Castel Giorgio, le 18 pale eoliche alte 150 metri sul Monte Peglia, qualche idea strana di megacentrale a biomasse, l’impatto di cave e attività estrattive…”.

“Ad uno scenario già di per sé piuttosto critico – prosegue - si è aggiunta la vicenda dell’alluvione del 2012 che ha fatto emergere la fondamentale fragilità del territorio sotto il profilo del rischio idraulico e idrogeologico. Abbiamo compreso che per ripartire bisognava cambiare marcia e modo di programmare infrastrutture e sviluppo. Parlo di infrastrutture perché nell’Orvietano le infrastrutture restano per noi un desiderio non consumato, un miraggio. Ci sono eppure sono irraggiungibili: niente accesso all’alta velocità, niente scalo merci sulla tratta ferroviaria, problemi a non finire per quel che concerne i collegamenti tra A1 e zona industriale, tra Orvieto e Perugia, tra Orvieto e l’Alto Lazio…”

“Bisogna cambiare marcia: non più interventi per far piacere a questo o a quello, non più ‘spot’ ma progetti integrati legati da logiche di rete per creare occupazione, dare certezze a chi investe e sicurezza agli abitanti e alle imprese di queste zone. Ci siamo mossi in due direzioni: quella del Contratto di Fiume – per affrontare in maniera organica le azioni finalizzate alla mitigazione dei rischi idraulici, al contrasto del dissesto idrogeologico e allo sviluppo di attività sostenibili – e quella rappresentata dal progetto sulle Aree interne. Entrambi le direzioni stanno ora diventando misure concrete”.

“Nell’Orvietano e nei territori limitrofi ci sono potenzialità ampiamente sottoutilizzate che, messe a valore, possono rovesciare il segno a questa fase difficile. Spetta a tutti noi – amministrazioni pubbliche, organizzazioni sociali, eccellenze e intelligenze delle professioni – lavorare sin da subito per avviare questo cambiamento”.

“Dentro il documento approvato ieri in Consiglio Regionale – conclude Fausto Galanello - c’è un’idea nuova Umbria, più inclusiva, più integrata e, se vogliamo, più giusta. C’è, in embrione, l’idea di una Regione in cui il peso dei numeri è in qualche maniera bilanciato dalle qualità e dalle vocazioni. E non per fare ciascuno per sé, ma per costruire un’Umbria di tutti”.