politica

Concina può dormire sonni tranquilli

venerdì 30 agosto 2013
di Stefano Olimpieri
Concina può dormire sonni tranquilli

Mentre l'opposizione ufficiale - quella, per intenderci, che siede in Consiglio Comunale e che dovrebbe ruotare intorno al PD, anche se è Gialletti il vero "dominus" incontrastato - da molto tempo è latitante e gioca sempre di rimessa, in questi ultimi mesi le cronache politiche cittadine vedono tornare alla ribalta il consunto e penoso modello pseudo carbonaro in vista delle prossime elezioni, rappresentato dalle solite agguerrite conventicole (ovviamente in lotta tra di loro) all'interno delle quali spuntano dal nulla vecchie conoscenze, unitamente a qualche novello Torquemada: è un mix dove coesistono gli immancabili strateghi, i soliti megafoni "a tanto al chilo" e qualche testa di legno che nella divisione dei compiti dovrebbe fare l'ariete per poi essere sotterrato senza funerale. Per non venire meno alla consuetudine, a pochi mesi dalle elezioni questa tipologia di soggetti si riunisce in cenette estive per costruire grandi strategie finalizzate esclusivamente alla conquista di qualche "posto", possibilmente ben remunerato, e per fantasticare di potenziali scalate. Le grandi menti si spremono le meningi per sceneggiare lo stesso film che da vent'anni provano a mettere in onda e che, magari cambiando qualche comparsa, vede sempre gli stessi registi e gli stessi attori. Come in un cast hollywoddiano partono i provini per lanciare qualche nuova comparsa: le figure più ambite sono - come avviene da almeno un ventennio - quella del medico, quella dell'immancabile avvocato e, ovviamente, quella dell'imprenditore che deve essere affermato ma non troppo, altrimenti toglie la scena. I registi e gli attori non protagonisti agiscono sempre dietro le quinte e fantasticano il puzzle da comporre, ma fantasticano - soprattutto - su come dividersi i futuri incarichi. Se in corso d'opera si dovesse bruciare qualche compagno di strada, pazienza. Sono decenni che - magari con qualche nuovo innesto - vengono replicate le solite sceneggiature e le solite trame. E' un classico: dopo un letargo di quattro anni, si svegliano a pochi mesi dalle elezioni per tentare di rimettersi in partita e, giocando su più tavoli, provano ad influenzare tutto ciò nel quale si intravede un pertugio dove provare ad insinuarsi. Ormai il canovaccio della sceneggiatura si basa sempre sul cambio di casacca a seconda di come tira il vento e sull'uso strumentalmente delle persone più deboli. Basta riavvolgere la pellicola di questi ultimi trent'anni per vedere come in questo lasso di tempo i registi e gli attori si siano modellati a seconda del periodo storico ed a seconda delle necessità: dall'essere organici al sistema di potere degli anni ottanta, passando al credo berlusconiano, fino a ritornare sotto l'ala protettrice di qualche reduce di quarta fila dell'era craxiana. Ma poi, in fondo, non è neanche una questione politica. La politica, anche nelle sue degenerazioni ed errori, ha una sua dignità, se non altro perché c'è gente che si legittima attraverso il voto: mentre questo sistema camaleontico fondato sull'arrivismo, sulla becera denigrazione personale e sulla smodata ambizione nella ricerca del potere - al contrario - si fonda sull'anti-politica ed è basato esclusivamente su modelli comportamentali senza anima, senza dignità e senza coraggio: sono quei modelli che da sempre antepongono gli interessi lobbystici - e mai quelli del popolo - al centro delle proprie azioni ed intenzioni. Ed è per queste ragioni che quella pellicola ormai consunta e logora non ha mai vinto, e non vincerà mai.