Il documento di "Orvieto che vorrei"
Il grande cambiamento economico e sociale in atto sta investendo gran parte dei Paesi occidentali ponendo grandi interrogativi sulla legittimazione e la fiducia delle sue istituzioni. L'Italia si ritrova immersa in questa crisi con istituzioni arrugginite, uno Stato inefficiente e il peso di ceti parassitari dediti all'evasione, oltre alla presenza asfissiante della criminalità in vaste zone del Paese, frutto di un'innovazione mai affrontata e di una modernità mai sfidata.
La riscossa civica di cui il Partito Democratico, con molta fatica, intende farsi portatore, significa innanzi tutto una riconquista del senso dello Stato, della giustizia sociale e dell'eguaglianza dei cittadini.
Per realizzarla è fondamentale avere come obiettivo principale la realizzazione dell'articolo primo della nostra Costituzione : "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
La crisi della politica investe anche il nostro territorio e ha visto un crescente distacco tra la nostra base sociale e le forze politiche ed istituzionali.
Il presente documento nasce dalla convinzione che stiamo vivendo una situazione non più sostenibile e dalla volontà di avviare immediatamente un'azione diretta a creare le condizioni per un patto di solidarietà, che intorno ad un'idea di Città aggreghi partiti, associazioni di categoria, movimenti e singoli cittadini che si riconoscono nei valori di cui il centro-sinistra è portatore e che abbia il Partito Democratico, maggiormente rappresentativo, al centro di questo processo di riunificazione.
Registriamo un diffuso senso di smarrimento nella collettività orvietana. Da un lato c'è l'Amministrazione comunale, deludente nelle aspettative e pericolosa nelle strategie in atto, soprattutto per gli effetti recessivi che esse stanno producendo, dall'altro c'è il Partito Democratico, anch'esso deludente nelle aspettative per il ruolo di opposizione che non sta svolgendo e parimenti pericoloso nella sua incomprensibile politica di rimessa.
E' nostra convinzione che ad Orvieto il tempo delle finte rivoluzioni e delle speranze vane abbia corroso la coscienza popolare a tal punto da aver affievolito la capacità di riscossa e di rinascita. Orvieto oggi si trova non governata nonché priva di un'idea e di una visione su cui fondare e costruire il proprio futuro. Nella percezione dei cittadini il Partito Democratico si trova da troppo tempo a giocare il ruolo dell'inseguimento, anziché quello dell'alternativa radicale.
La prima sfida che dobbiamo accettare è quella di rovesciare questa percezione e restituire un senso di affidabilità, perché solo questo legame può costituire la base solida per la crescita economica, culturale e sociale del nostro Comune e del nostro territorio, di cui come istituzione capofila siamo i maggiori responsabili.
Per realizzare questo obbiettivo è necessario riconquistare un'autonomia politica basata su un progetto di sviluppo che ci permetta di confrontarci con il Governo Nazionale, la Regione e la Provincia e riallacciare un confronto costruttivo con i territori a noi limitrofi.
Il Partito Democratico di Orvieto ha urgente bisogno di un supplemento d'anima e d'identità, entrambi messi fortemente in crisi dalla mancanza di autonomia politica e decisionale che gradualmente il nostro partito ha sacrificato sull'altare delle logiche correntizie e delle mediazioni calate dall'alto. La costituzione dell'organo politico che riunisce la rappresentanza di tutto il Partito Democratico dell'Orvietano rappresenta un primo passo verso l'affermazione di una nuova autonomia e identità sia del PD e sia del territorio.
Dobbiamo uscire dall'impasse nella quale il Partito Democratico è stato relegato da chi difende lo status quo, dobbiamo ritrovare luoghi in cui far nascere e sviluppare la partecipazione e la discussione degli iscritti e dei cittadini tutti. C'è forte bisogno di luoghi in cui non si parli di candidature, ma di idee per disegnare lo sviluppo di un territorio che ha tutte le potenzialità per risolvere i tanti problemi che lo stanno soffocando; luoghi in cui non si parli di correnti politiche e di strategie elettorali, che hanno fatto allontanare i cittadini dalla politica e oltre 1/5 dei nostri iscritti dal Partito, ma in cui si rigeneri la passione per la politica, che sia espressione della società che cambia, nel confronto con i suoi modelli di socializzazione, una politica non imposta dall'alto ma che sappia stare sulle questioni quotidiane e tra la gente.
Nostro obiettivo è di non lasciare nulla d'intentato per stabilire una rotta politica ferma e decisa, che riteniamo sia da troppo tempo assente.
Fondamentale è la costruzione di un'identità politica del nostro partito, spesso vissuto come una sommatoria di gruppi dirigenti, di ex appartenenze piuttosto che un luogo di condivisione di idee, di progetti e di azioni.
L'obiettivo, per noi, non può essere che quello di fare il punto sui temi che il nostro territorio ci pone davanti, assumendo la territorialità quale paradigma su cui fondare le buone politiche e le buone proposte. La percezione, anche del nostro elettorato, è quella di un partito concentrato su se stesso e in cui, al di là delle dichiarazioni di facciata, prevalgono regolamenti di conti e conflitti piuttosto che cooperazione leale e condivisione di un progetto politico identitario forte.
Stanchi di assistere inermi all'immobilismo di un partito che troppo spesso mortifica le sue energie positive e le sue intelligenze, vogliamo ricostruire un partito che sappia appassionare i suoi elettori e i suoi militanti con parole chiare e risposte concrete e per fare questo c'è bisogno di competenze, di saperi, di ricerca, di creatività.
Il Partito Democratico necessita di un nuovo tipo di adesione, che non ripercorra il metodo dello "pseudo tesseramento" dell'ultimo anno, caratterizzato, anche questo, da logiche di potere e di numeri, e, quasi, dalla "paura" di fare aderire chi non in linea con le idee della maggioranza. C'è la necessità di rimettere al centro i valori della condivisione e del protagonismo su un progetto e su un'idea.
Serve un progetto vero, nuovo, appassionato ed appassionante.
Non ci si può più nascondere. Serve scrivere una pagina nuova.
La BASE alla BASE: i circoli sono alla base di tutto e vanno riorganizzati e sostenuti con strumenti e risorse, non basta più chiamarli alla mobilitazione o utilizzarli in un'ottica di "lottizzazione" del consenso. Dobbiamo incentivare attività e iniziative dei circoli in modo che possano contribuire in modo fattivo alla definizione di un'identità politica più chiara e leggibile del partito; l'identità non è una formula astratta, ma il risultato di un'azione costante di elaborazione e condivisione che nasce dal coinvolgimento degli iscritti e degli elettori. Da qui si deve ripartire per riconquistare un rapporto con la Città e attuare una reale democrazia paritaria attraverso politiche concrete di facilitazione e sostegno alle donne e ai giovani per sostenere la loro effettiva rappresentanza politica e non solo la loro presenza nelle liste.
Siamo convinti che questa strada sia indispensabile e sia l'unica percorribile; una strada che passa inevitabilmente anche attraverso un rinnovamento della classe dirigente, per salvare il nostro partito da un irreversibile declino.
Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica, che non sia soltanto un fatto anagrafico o di semplice ricambio generazionale ma qualcosa che riguardi una diversa mentalità, fatta prima di ogni cosa dalla consapevolezza che la politica è essenzialmente servizio: al partito, alla collettività, al Paese. A chi ha prestato il proprio impegno finora si richiedeva fedeltà e senso di appartenenza, oggi sono necessarie capacità adeguate alle mutate esigenze di un mondo che cambia e che impone un nuovo approccio per affrontare tutte le sfide che sono in atto. Questo dovrà essere il criterio da adottare per la scelta della classe dirigente della Città e di tutte le istituzioni di pubblico interesse.
È nostra convinzione che debba essere avviata un'azione di contrasto al governo cittadino evidenziando le promesse non mantenute, gli errori sul piano amministrativo, i danni su quello economico e le regole sempre più costantemente violate dalla Presidenza del Consiglio comunale. Non è solo una questione di fare opposizione, è anche questione di identità: chi sta in minoranza controlla e denuncia ciò che non funziona e si prepara per un'alternativa politica e progettuale. Queste sono le regole della democrazia, ogni altra cosa ne è la negazione. È nostra convinzione che vada cambiato il passo per recuperare quella credibilità che serve per riportare il Partito Democratico al governo della Città.
Sentiamo urgente la necessità di riaffermare un ruolo decisivo di direzione sul territorio, di riappropriarci della capacità di decidere autonomamente, negli organismi dirigenti locali, le priorità e le tematiche territoriali da sviluppare, rendendo partecipi i cittadini con un pieno coinvolgendo anche emotivo, attraverso nuovi modelli di partecipazione e di strutture organizzative che si rivolgano alla base, attraverso un serio confronto con la società, con i settori produttivi, con il mondo del lavoro.
Siamo per un Partito Democratico che assuma posizioni precise e prenda decisioni chiare e visibili, che rappresentino la base sulla quale costruire sia il progetto di Orvieto futura sia la coalizione di centrosinistra che si presenterà alle prossime elezioni.
Tutto questo ce lo chiedono i nostri iscritti, i nostri elettori e tutti quei cittadini che guardano al Partito Democratico come unica soluzione per difendere le conquiste sociali del passato, per difendere il lavoro, l'economia del territorio e le prospettive di un futuro che è sempre più incerto e pieno di difficoltà.
Tutto questo ce lo chiede il nostro senso civico, la nostra etica, la nostra storia, che non sono negoziabili con le logiche e le dinamiche di posizionamento dei singoli.
Dobbiamo prendere atto che una fase si è chiusa, che oggi, il combinato disposto della crisi economica e sociale, del taglio delle risorse per gli enti locali e la crisi della politica, in un momento di transizione verso un nuovo assetto politico e istituzionale, genera incertezza e ansia. Ora per l'Umbria si apre una fase nuova, scandita dalla riforma endoregionale, un processo riformatore complesso, che ha l'ambizione di ricomporre equilibri politici, amministrativi e gestionali con misure innovative dettate da economicità, efficienza ed efficacia. Da questa doppia crisi, sociale e politica, si esce solo con un nuovo modello di città e con un forte ripensamento dei motori dell'economia del territorio. Il PD, in fondo, è nato per dare un nuovo futuro alla politica. Questa è la nostra vera scommessa e possiamo vincerla solo usando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, fino alla convocazione di un congresso straordinario, uno strumento in più per accelerare in direzione di una politica chiara per la città e per il territorio, tramite un confronto franco e aperto con tutti gli iscritti.
Di seguito riportiamo le principali tematiche sulle quali vorremmo riflettere nei prossimi mesi, con la convinzione che si tratta di ciò che sta a cuore alla nostra collettività e che da esse si disegnerà il futuro della Città e del territorio.
1. ECONOMIA E SVILUPPO: la crisi economica che sta attraversando il Paese e, con effetti ancora più marcati, il nostro territorio ci chiama a pensare ad una crescita e ad uno sviluppo diversi rispetto a quelli che hanno caratterizzato il recente passato. C'è l'urgenza di invertire la tendenza degli ultimi tempi che ha visto prevalere più le strategie di divisione che quelle di unione, sia che queste abbiano riguardato l'imprenditoria agricola, sia quella artigiana, sia della piccola che della media industria, sia del terziario tradizionale che di quello avanzato. Per uscire dalla crisi sono necessarie idee originali ed innovative ma soprattutto l'unità del territorio e delle sue forze; solo su questa base si potranno affrontare, insieme, le riconversioni aziendali necessarie ad agganciare le opportunità delle nuove domande provenienti dal mercato sia interno sia esterno. Se da una parte è indispensabile un cambiamento delle politiche europee e nazionali, dall'altro bisogna risolvere i vari e numerosi problemi che la questione economica solleva, primo fra tutti l'efficienza e la celerità della pubblica amministrazione nonché la valorizzazione dei punti peculiari di forza della nostra Regione. Occorre concentrare gli sforzi per contrastare il processo di deindustrializzazione in atto nella Regione che è sempre più accentuato anche nel territorio orvietano. Comparti fondamentali dell'economia umbra e nazionale rischiano di scomparire - valgano per tutti i casi di Merloni e Basell - o messi fortemente in discussione - come la siderurgia ternana. Per l'Umbria si impone un profondo ripensamento dei fattori strategici che sono alla base delle politiche del lavoro, aprendo una "prospettiva solidale" fra tutte le forze produttive che animano il tessuto economico e sociale della Regione. Decisivo, inoltre, riconoscere e valorizzare le nuove professioni, attraverso la cosiddetta green economy e i comparti tecnologicamente più avanzati; fondamentale, infine, guardare a nuove competenze per aprire nuovi spazi di mercato in ambito anche internazionale, mettendo in risalto l'Umbria come Regione dell'Europa, affinché sia fortemente orientata ad alimentare legami e relazioni nel settore del lavoro e dello sviluppo, allacciando e armonizzando in maniera robusta e sistemica la politica regionale con quella dell'Unione europea. L'uso intelligente e sostenibile delle risorse ambientali, paesaggistiche e culturali dovranno rappresentare la base su cui far crescere nuove forme di sviluppo e di sfruttamento del territorio, nell'ottica di una "Orvieto città verde", che smetta di consumare suolo e che lavori ad una imponente riqualificazione del costruito perseguendo, attraverso i regolamenti edilizi, alti standard di efficienza energetica. Occorrono nuove politiche energetiche che dovranno necessariamente sostituire le risorse tradizionali con quelle alternative: ciò che costituirà non solo una scelta ecologica, bensì anche una fonte di sviluppo e ricchezza. Il nostro territorio ospita la più imponente foresta regionale, quella del Monte Peglia e della Selva di Meana, che ben potrebbero diventare una risorsa strategica in termini di turismo ecologico e responsabile. La produzione di energia solare, eolica, delle biomasse, geotermica ed idrica rappresentano, per il nostro territorio, una importante fonte di sviluppo. La politica ha il compito e il dovere di governare queste scelte elaborando un vero e proprio piano strategico comprensoriale.
2. RIFIUTI: altra fonte di opportunità potrebbe essere sicuramente rappresentata dalla gestione dei rifiuti. Quando nel corso della precedente consiliatura i partiti di maggioranza progettarono la raccolta differenziata, furono anche progettati una serie di interventi che avrebbero dovuto creare la "cultura della difesa ambientale". Quanto più elevata è, infatti, la coscienza civica tanto maggiore è il risultato che si ottiene, in questo come in qualsiasi altro settore della comune convivenza. Solo questa coscienza civica potrebbe consentire di addivenire speditamente ad un sistema di diversificazione spinta e di riutilizzo dei materiali su tutto il territorio comunale, con la creazione di filiere che potrebbero determinare concreti risultati anche dal punto di vista occupazionale. In merito alla questione rifiuti, peraltro, intendiamo ribadire con forza la nostra netta contrarietà all'apertura di un terzo calanco nella discarica "Le Crete" e ci impegniamo a lavorare per far emergere progetti alternativi a quelli fino ad ora presentati che, garantendo e aumentando i livelli occupazionali, salvaguardino l'ambiente dall'utilizzo indiscriminato e aprano prospettive diverse anche per le aziende locali.
3. ISTRUZIONE E FORMAZIONE: l'istruzione scientifica e umanistica ha rappresentato per i nostri giovani e per la Città, un serbatoio di conoscenza, di stimolo e di ricchezza cui non possiamo rinunciare. Le politiche che il governo di centrodestra ha portato avanti negli ultimi anni hanno minato questa risorsa. Il Partito Democratico intende cambiare radicalmente rotta rimettendo al centro del suo progetto la "formazione" considerata l'elemento fondamentale per costruire e rafforzare un modello di sviluppo innovativo. E' oggi, più che mai, necessario operare in direzione della qualificazione del lavoro, riprogettando il sistema della formazione e della formazione-lavoro, tessendo modalità alternative di rapporto tra Università, soggetti produttori di sapere e cultura e universo produttivo e professionale, riconoscendo e valorizzando le nuove professioni. Attraverso la cosiddetta green economy e i comparti tecnologicamente più avanzati, è fondamentale guardare a nuove competenze per aprire nuovi spazi di mercato in ambito anche internazionale.
4. SANITA': la spesa italiana per la salute resta tra le più basse tra i Paesi europei con noi confrontabili e il bilancio sanitario della Regione Umbria è in equilibrio. La sanità rappresenta per il nostro territorio il settore più importante sia per il numero di occupati sia per le ingenti risorse che si trova a gestire. A fronte di questa grande ricchezza, le dirigenze sanitarie che si sono susseguite negli ultimi anni poco hanno fatto per valorizzare progetti che avrebbero risposto adeguatamente alle esigenze del territorio, di contro è sempre più visibile la riduzione dei servizi erogati e l'efficienza del nostro Ospedale. L'Ospedale di Emergenza Urgenza non è stato mai realizzato e le dotazioni di risorse, personale e attrezzature stanno regredendo anziché progredire. Gli effetti sono una sempre maggiore insoddisfazione degli operatori e il sempre più accentuato distacco della cittadinanza. Il Partito Democratico di Orvieto deve agire per ridefinire i rapporti tra istituzioni, dirigenza della A.S.L. e cittadinanza, affinché l'Ospedale di Orvieto conquisti un ruolo da protagonista come polo funzionale, efficiente ed attrattivo rispetto ai territori limitrofi. La sanità in ogni caso non è solamente servizi ospedalieri, essa è costituita da tre momenti fondamentali: prevenzione, cura e riabilitazione. È nostra intenzione puntare fortemente sulla prevenzione non solo per un abbattimento dei costi ma anche per una migliore qualità della vita dei cittadini. La casa della salute sicuramente è un esempio di ottimizzazione e messa a rete delle risorse.
5. PATRIMONIO: la Città di Orvieto dispone di un rilevante patrimonio e gode di condizioni ambientali, sociali ed infrastrutturali idonee a favorire il processo di sviluppo; le risorse vanno cercate in tutti quegli asset già disponibili, che devono solo essere meglio gestiti. In particolare si rende necessario sostituire il criterio di svendita che ha caratterizzato fino ad oggi l'azione dell'Amministrazione comunale con criteri volti alla valorizzazione del patrimonio pubblico, primo fra tutti il complesso immobiliare della ex Caserma Piave che incide in maniera significativa sull'assetto socio-economico della Città: è il nostro capitale per la nascita ed il rilancio di nuove iniziative imprenditoriali in sintonia con un nuovo Piano di sviluppo della Città.
6. VIABILITA': si tratta di una questione che ancora oggi rappresenta una forte problematica sia per il centro storico sia per le frazioni; se però fosse opportunamente affrontata potrebbe trasformarsi in una opportunità: a riguardo ci siano da insegnamento i criteri già largamente sperimentati, ormai da oltre 40 anni, in Paesi come l'Olanda, la Francia, la Svizzera e l'Austria che hanno fatto della convivenza nei centri urbani tra auto ed utenti deboli della strada la loro battaglia di civiltà. Il nostro Partito ha già espresso la sua idea a riguardo in un documento pubblicato nel giugno del 2011 ispirato proprio alle esperienze dei Paesi stranieri in questo campo all'avanguadia. Due sono le diverse realtà nel nostro Comune e due sono le diverse soluzioni che riteniamo attuabili: a) il centro storico, che andrebbe per quanto possibile pedonalizzato ma non isolato con provvedimenti di chiusura totale, tenendo quindi in considerazione le esigenze dei residenti e delle attività commerciali utilizzando tecniche che difendano la vivibilità dello spazio urbano dagli impatti negativi del traffico; b) le frazioni, dove i criteri di moderazione del traffico come le Zone 30, gli attraversamenti pedonali sfalzati con isole salvagente e le Zone residenziali devono abbinare la fruibilità degli ambienti con la sicurezza e la qualità urbana. A quanto sopra va dato con urgenza concreta attuazione.
7. INFRASTRUTTURE: il nostro territorio gode sicuramente di una posizione favorevole e soffre meno di altri la carenza di infrastrutture e di servizi primari. Negli ultimi anni però anche qui c'è stato un arretramento significativo. L'Alta Velocità ferroviaria invece di avvicinare Roma e Firenze le ha paradossalmente allontanate da Orvieto, per il fatto che i servizi locali sono stati ridotti; il casello autostradale Orvieto Nord ancora non vede la luce; la rete di Centralcom ancora non ha dato frutti; la ridefinizione dei contratti per la rete del GAS sembra essere considerata una mera questione burocratica. Per non parlare del Bacino Imbrifero Montano che neanche viene preso in considerazione, mentre le sue risorse vengono sfruttate da società multinazionali, con pochissime ricadute sul territorio locale, come è il caso della diga di Corbara.
8. UNIONE DEI COMUNI: le riforme istituzionali che la Presidente della Regione Catiuscia Marini sta cercando con fatica di attuare rappresentano un importante fattore innovativo per la nostra Regione, per questo crediamo che meriti tutto il nostro sostegno. La costruzione dell'"Unione dei Comuni", che riguarderà anche il nostro territorio, ci sembra uno dei migliori strumenti a disposizione di cittadini e amministratori locali per riappropriarsi del governo complessivo del territorio, riunirlo e coordinarlo attorno ad una rinnovata idea di identità e del proprio futuro. Servirà però redigere un progetto politico istituzionale per promuoverne la crescita civile, economica e sociale e uno sviluppo sostenibile e di qualità. Favorire la progressiva integrazione tra i Comuni dell'Orvietano, al fine di gestire con efficienza ed efficacia le funzioni e i servizi ai cittadini nell'intero territorio, pur mantenendo in capo ai singoli Enti l'esercizio delle funzioni amministrative che più da vicino ne caratterizzano la peculiarità, rappresenta, oggi, una scelta politica coraggiosa e lungimirante in grado di dare più forza e autorevolezza al nostro territorio. Crediamo che attraverso l'"Unione dei Comuni" si possa valorizzare in pieno il potenziale economico, sociale, culturale e umano del nostro territorio; il Partito Democratico, governando la maggior parte dei Comuni, è chiamato ad una grande responsabilità e a svolgere un ruolo da protagonista in questo progetto.
9. PATTO TERRITORIALE PER IL SOCIALE: le politiche nazionali e del governo cittadino stanno mettendo a rischio tutte le caratteristiche positive che hanno contraddistinto la rete sociale che, con grande fatica ed enormi sacrifici, le amministrazioni comunali del nostro territorio sono riuscite a costruire negli anni. Tutto ciò sta portando ad una riduzione significativa dei servizi in favore delle classi sociali più deboli e bisognose. Tutto ciò è per noi inaccettabile. Il Partito Democratico si deve maggiormente impegnare per costruire una nuova rete di convergenze tra pubblico e privato che veda anche le fondazioni presenti nella nostra Città, a partire da quella bancaria, diversamente protagonisti rispetto alla situazione attuale.
10. LA NOSTRA CULTURA: Orvieto e il territorio orvietano dispongono di un ingente patrimonio storico, artistico, ambientale e culturale. Ma soprattutto c'è una cultura diffusa che ha permesso lo sviluppo di un artigianato raffinato, di una vitivinicultura di grande valore, di esperienze creative in vari campi. Da qui si può ripartire per uno sviluppo basato sulle proprie risorse che faccia della conoscenza, del fare e del saper fare il perno di una nuova economia.
Quali le ALLEANZE? Con tutte quelle forze che si riconoscono nei valori e nei progetti sopra esposti, con le associazioni, le organizzazioni sociali, con quanti quotidianamente si impegnano sul territorio per produrre inclusione sociale, e con le aziende che, pur tra mille difficoltà, fanno impresa in un sistema globalizzato. Di fronte agli enormi mutamenti in atto, al ritrarsi del welfare, ai vincoli finanziari, alla riduzione delle risorse, noi proponiamo un grande patto di solidarietà e una forte azione sinergica.
A cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento le classi lavoratrici seppero dare risposte ai bisogni emergenti, che erano ignorati dalle classi dirigenti. C'erano azioni sindacali e di lotta contro i padroni e le autorità statali. E c'era anche una "solidarietà positiva" che esaltava la capacità di proposta e autorganizzazione dei ceti popolari. Nacquero così cooperative di produzione, società di mutuo soccorso, casse rurali, università popolari, case del popolo. In quelle esperienze si incontrarono etica e bisogni. Oggi, forse, siamo dinanzi ad una ricomposizione di deboli tracce di quel mondo che fu messo ai margini dal conflitto tra capitale e lavoro.
Questi sono alcuni dei temi sui quali vorremmo riflettere da qui ai prossimi mesi. La loro incompiutezza sarà certamente riempita dalla discussione e dal ruolo che la politica saprà svolgere.
"Se la politica non vuole morire, deve saper mostrare" (Ludwig Wittgenstein). Essa può recuperare credito solo se si riempie di persone capaci di dare piuttosto che di chiedere e se dimostra di essere un'attività che s'ispira a valori ed interessi collettivi.
Quanti hanno sottoscritto questo documento, unitamente a quanti di noi hanno preso le distanze dagli organismi dirigenti, lo hanno fatto solo per non essere complici di un modo di fare politica che non gli appartiene. Non ci sono personalismi in questa azione, al contrario c'è un forte senso di appartenenza al Partito Democratico.
Qui siamo e qui restiamo, perché riteniamo che il patrimonio politico e culturale del Partito Democratico sia il risultato dell'impegno di uomini e donne che hanno dedicato la propria vita a sostenere i valori di cui il Partito è espressione e che anche solo per questo meriterebbe di essere difeso e valorizzato.
Ma quel patrimonio è molto altro: è onestà, anche intellettuale, è legalità, è giustizia, è senso civico, è prospettiva di un futuro migliore.
A questi valori questo documento si ispira, all'adozione massima di questi valori quanti lo hanno sottoscritto vogliono arrivare utilizzando tutti gli strumenti di democrazia interna che le regole del Partito Democratico mettono a disposizione.
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