politica

"Per 'operaio' e 'mamma solidale': eccomi". Cecilia Stopponi interviene sulla retta unica all'asilo nido

lunedì 16 luglio 2012
"Per 'operaio' e 'mamma solidale': eccomi". Cecilia Stopponi interviene sulla retta unica all'asilo nido

In merito alla decisione dell'Amministrazione comunale di istituire la retta unica all'asilo nido e in riferimento ad alcuni commenti la consigliera comunale e capogruppo di RC, Maria Cecilia Stopponi, che in passato ha ricoperto il ruolo di assessore alla Scuola, interviene con una nota stampa:

"Non intendo sottrarmi al confronto, anche se pensavo fosse doveroso poterlo fare nel luogo deputato a deliberare su materie così delicate e difficili, che incidono pesantemente nel tessuto sociale, incredibilmente penalizzato da scelte locali ma anche da decisioni che il Governo centrale cala su tutta la popolazione italiana, e quindi anche sulla realtà dell'orvietano, con modalità che nulla hanno a che vedere con il rispetto di criteri di giustizia ed equità sociale.

Anche in questa occasione il Consiglio Comunale è stato esautorato delle sue funzioni e prerogative, con una arroganza che deriva all'esecutivo dalla certezza di una maggioranza che, per me, è difficile credere possa essere esclusivamente il frutto di un pieno consenso sulle strategie messe in atto.

Anche in questa occasione l'esecutivo (la giunta) ha deciso di non praticare né la concertazione con le forze sindacali (Monti insegna!) né la condivisione con le forze politiche di minoranza, che pure continuamente invoca, dimostrando (se ce ne fosse ancora bisogno) quanto i continui richiami siano più un "esercizio di stile" che non la reale volontà di introdurre metodi nuovi per far fronte alla drammaticità della situazione!

Nella sostanza, con l'obiettivo indubbiamente condivisibile di mantenere un servizio all'infanzia (ma anche alle famiglie) pubblico, di riconosciuta elevata qualità educativa, date le note ed anch'esse innegabili difficoltà di un bilancio, in un preciso parallelismo con quanto sta avvenendo con le manovre nazionali ed europee, anche il Comune di Orvieto ha scelto la via più facile di rinunciare ai principi di equità e giustizia sociali che anche uno strumento come l'ISEE ha tentato nel tempo di salvaguardare.

Certamente lo strumento non ottiene i risultati per i quali era stato istituito nel lontano 1998 con la legge finanziaria, ma questo non vuol dire automaticamente che lo strumento sia sbagliato e perciò superabile.
Infatti è chiarissimo che i suoi limiti applicativi in Italia sono dovuti alla arcinota, diffusa possibilità di evasione dell'imposta sui redditi, alla mancanza di una classificazione sistematica dei patrimoni individuali e familiari, a dati spesso inattendibili in conseguenza di errori materiali, di incompletezza delle informazioni e di mancati aggiornamenti sulla consistenza del patrimonio immobiliare individuale e familiare.

Il punto critico dell'ISEE non sta né nelle sue modalità di calcolo, né in quelle applicative, ma nel controllo della validità di quanto auto-dichiarato dai cittadini. Tale controllo è previsto per legge (a partire dal DL 109 del '98 e tutte le successive normative intervenute, non ultimo il DL 78 del 2010) e coinvolge tutti quei soggetti che sono preposti, inclusa l'Amministrazione Comunale, a combattere e sconfiggere il fenomeno dell'evasione, attraverso una stretta collaborazione fra loro e la partecipazione a protocolli nazionali (già istituiti nel 2007, nel 2009 tra Agenzia delle Entrate ed ANCI, attraverso i quali, per esempio, la regione Emilia Romagna ha recuperato nel primo semestre 2011 87 milioni di euro di imponibile per una maggiore imposta accertata di 16,4 mil. di euro).

Quando, durante la mia esperienza amministrativa, mi sono trovata ad affrontare la necessità di rivedere le tariffe dei servizi a domanda individuale, a causa di problemi, anche allora, di sostenibilità di bilancio, (per inciso, e pur sapendo che le condizioni rendono la mia convinzione una utopia a cui comunque non intendo rinunciare, io credo che obiettivo prioritario di una amministrazione pubblica sia quello di rendere questi servizi un diritto gratuito per tutti i cittadini, indipendentemente dalla fascia di reddito) , il dibattito sulla validità del'ISEE era già in atto, e le osservazioni, e l'insofferenza rispetto alla sua applicazione erano le stesse che vengono oggi riproposte in alcuni commenti alla notizia.

Allora, però, provammo a lavorare sul metodo opposto a quello scelto oggi dall'Amministrazione Comunale: aumentammo (e non diminuimmo come fatto anche nel caso delle mense e trasporti) il numero di fasce ISEE con l'effetto di scaricare la maggior parte degli aumenti sulle fasce più alte dei redditi, ed avviammo una più stretta collaborazione con la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate.

Forse i tempi politici non erano maturi, forse non era ancora troppo pressante la necessità di combattere l'evasione fiscale, forse non era sufficientemente irritata la coscienza di chi subiva una ingiustizia, fatto sta che il problema non fu risolto, ma la scelta politica andava in direzione di uno strenuo tentativo di salvaguardare uno strumento di valutazione della situazione economica (complessivamente dedotta da una serie di indicatori, compresa la composizione del nucleo familiare e la presenza di soggetti deboli al suo interno) di una famiglia, tale da poter assicurare equità e giustizia sociale, secondo il principio che chi più ha più deve contribuire alle spese pubbliche (art. 53 della costituzione).

Questo, per me, segna la differenza tra una impostazione strettamente mercantile (liberista o ragionieristica) della gestione della cosa pubblica, ed una sociale e di sinistra.

Oggi su questo servizio, (forse perché coinvolge un numero limitato di famiglie, e quindi più gestibile il dissenso?) viene annullato il criterio di gradualità della contribuzione in base alla propria "ricchezza", fissando la quota ad un livello che farà risparmiare certamente i più abbienti e penalizzerà gli altri, sui quali, viene sostenuto, interverranno i servizi sociali con contributi ad hoc.

A prescindere dalla determinazione di reali disponibilità finanziare che verranno messe a disposizione per questo capitolo, su cui qualche perplessità rimane, il punto più grave, per me, è che con questa scelta si cancella il riconoscimento di un diritto (quello alla gradualità della contribuzione in base alle proprie possibilità economiche) e lo si sottopone alla erogazione di una "provvidenza", peraltro suscettibile delle effettive disponibilità finanziarie dell'Ente.

A quando la stessa manovra sugli altri servizi a domanda individuale?

Se ci fosse ancora bisogno di chiarirlo, questa manovra ci riconferma nella consapevolezza di essere governati alla giornata, correndo ai ripari all'ultimo momento, trovando soluzioni alla "meno peggio", nella più totale assenza di un progetto globale che, tenendo ovviamente conto del contesto drammatico in cui ci muoviamo, sia in grado di concertare e condividere le strategie per resistere oggi e programmare una crescita nel breve futuro.

L'ultima riflessione però, la rivolgo direttamente a "operaio" e "mamma solidale" ed a tutti quelli che come loro la pensano sulla rappresentanza dei partiti, dei sindacati etc. Vi chiedo: siete davvero convinti che sia sufficiente "delegare" la propria rappresentanza ad un Partito, ad un Sindacato, ad un Sindaco nel momento delle elezioni ed aspettare gli eventi?

Io ho sempre pensato (e così continuo a vivere il mio impegno politico) che la possibilità reale di cambiare lo stato di cose, compresi i meccanismi che hanno generato nei partiti l'allontanarsi dai problemi reali della gente, a favore di giochi di equilibrismo tra poteri personali e di corrente, dipende prima di tutti da me.

Io ed il Partito che rappresento facciamo battaglie nel silenzio dei media nazionali, contro le profonde ingiustizie che stiamo subendo, in Italia, in Umbria, ad Orvieto. Dentro il Consiglio Comunale e fuori. Possiamo contare anche su voi per aumentare la forza della nostra protesta?"