Sfiduciato il segretario Mariani. Il PD Orvieto verso il congresso
Serata chiave, quella di lunedì 21 maggio, per il Partito Democratico di Orvieto che, dopo la direzione dell'Unione comunale di Orvieto, rimasta a confrontarsi e a discutere fino a tarda notte, ha visto sfiduciato il segretario del PD di Orvieto Leonardo Mariani sul documento da lui presentato, che ha riscosso, tra i presenti, 2 astensioni, 20 voti a favore e 24 contrari. Con un intervento pacato, ma molto duro, si è dimessa, in piena direzione, anche Benedetta Dubini, uno degli ultimi pezzi dell'emorragia che, a seguito di precedenti dimissioni, la segreteria Mariani aveva già fatto registrare.
La componente vicina ai dimissionari ha presentato un documento diverso da quello del segretario, che tuttavia non è stato votato. Da un lato un documento tracciato sulle linee consolidate del partito, piuttosto astratto - quello della corrente Mariani - dall'altro un documento più innovativo, con proposta di rinnovamento della classe dirigente ma anche con idee concrete per la città, che costituirà probabilmente la base di una delle componenti che, data la sfiducia al segretario, andranno a confrontarsi in un imminente congresso del partito orvietano.
A segnare la nuova linea sono stati, preminentemente, i Giovani Democratici e la componente dei quarantenni, affiancata da alcune "vecchie" leve, tra cui il consigliere regionale Galanello. Dall'altra, a supportare la linea Mariani, l'asse Trappolino - Capoccia - Mocio, che forse non aveva previsto quello che è stato l'esito. Ad appoggiare la linea più innovativa anche il capogruppo in consiglio comunale Giuseppe Germani e, a parte Ricci che non fa parte della direzione, i consiglieri comunali.
Il confronto congressuale si preannuncia duro, se tutti i nodi venissero finalmente al pettine forse positivo, in un momento in cui i risultati delle recenti amministrative in molti comuni italiani dovrebbero essere, per i partiti, motivo di seria riflessione. A trionfare, a parte le "tenute" dove il centro sinistra è unito, è il grillismo, che, al di là di ogni posizione a favore o contro, evidenzia in ogni caso il disagio, se non addirittura il rancore dei cittadini per un "ordine costituito", dentro e fuori i partiti, che ha fatto il suo tempo e che sembra non poter più essere imposto da nessuna "santa alleanza".