politica

"E' tutto un programma! Ma per andare dove?" Il PD Orvieto commenta le "linee programmatiche" del Sindaco

lunedì 5 marzo 2012

"Ecco le attese 'Linee programmatiche dell'Amministrazione Comunale di Orvieto' presentate al Consiglio comunale venerdì due marzo e quindi portate a conoscenza della cittadinanza. Era ora. L'ultimo accenno ad un programma era stata una simpatica chiacchierata del Sindaco, risalente al 20.10.2010"

Il Partito Democratico di Orvieto, analizza punto per punto - attraverso un comunicato stampa che di seguito riportiamo - le linee programmatiche presentate dal sindaco Concina nell'ultimo consiglio comunale.

"Questa di oggi - dicono dal PD - non è "una simpatica chiacchierata". E' un programma di governo che sa tanto di programma elettorale. Di programma elettorale ne ha la vacuità, e le promesse che non potranno mai diventare realtà. (Dovesse anche arrivare a buon fine l'idea proposta di una nuova, più grande Casa Circondariale nella valle, quanti anni ci vorrebbero per creare quei 250/300 posti di lavoro prospettati? Dieci? E quando mai il Comune potrebbe fungere da "prestatore di garanzie sussidiarie" ai giovani che si vorrebbe acquistassero una casa sulla Rupe?)

Di programma di governo ne certifica l'azione finora svolta, e cioè nulla. Se in queste 13 pagine è davvero rinchiuso ciò che ci aspetta per i prossimi due anni, e cioè fino alla fine del mandato, stiamo freschi. Perché?

Di seguito alcune osservazioni di principio. Avremo modo di tornare su altri argomenti del documento. Perché a) non contiene nulla che già non si sapesse; anzi, le "linee" del Sindaco altro non sono che una riproposizione delle dichiarazioni già rese pubbliche dal Sindaco e dai suoi assessori sia in Consiglio comunale sia in numerosi comunicati stampa nel corso dell'ultimo e passa anni. Le ricorrenti inesattezze in essi contenute sono già state più volte contestate. Oggi vengono ribadite, come niente fosse.
b) perché continua ad insistere sulle ricette che nel 2009 potevano esercitare un qualche fascino di novità; oggi, come si è visto, sono risultate profondamente sbagliate. O perché mal concepite o perché palesemente non adatte. Allora, perché insistere?
c) perché con "Orvieto" s'intende soltanto la Rupe. I grandi agglomerati, come Ciconia, Sferracavallo, lo Scalo, sono ridotti al concetto di "periferia" con le quali si ragiona attraverso le fraterne riunioni con i Consigli di Zona (sic!); le frazioni non meritano una menzione. Eppure, in quelle "periferie", in quelle frazioni abita la maggior parte degli orvietani, sia giovani che anziani. Non uno sforzo per capire i loro problemi di oggi: la mancanza di lavoro, la costante riduzione dei servizi sociali, il disagio della popolazione che invecchia. Anzi, gli anziani sono un "vincolo allo sviluppo" da "superare", invogliando i giovani a stabilirsi sulla Rupe! Con i prezzi al metro quadro più alti di tutta l'Umbria! E perché dovrebbero, tutti, abitare nel centro storico? Perché non sviluppare la vita nelle "periferie" e nelle frazioni? Le occasioni di lavoro dovranno pur trovare uno sbocco che non sia soltanto quello al servizio del turismo sulla Rupe.

Ma soprattutto perché parte da un presupposto sbagliato e vecchio: "usare" la città, per esibirla come una quinta. Per affermare - come dicono le "linee programmatiche" in uno dei passaggi più tristemente retorici - "la nostra identità!", "il nostro orgoglio!" E che vuol dire? Una città non è una sala da ballo, non è un trofeo da far vedere ai turisti. E' un organismo vivente, fatto di persone in carne e ossa. Nell'ambito di questo organismo devono poter trovare i presupposti di una vita possibilmente felice, fatta di occasioni di lavoro soddisfacente e di personale arricchimento culturale e umano.

Ed è per questo che la nota più dolorosa delle "linee programmatiche" è quella dedicata al concetto di "EcOrvieto", città sostenibile. Gli obiettivi elencati sono quelli internazionalmente citati in tutti i libri di testo per definire l'ecosostenibilità di una città. Li cita anche il Sindaco. Peccato che dei nobili e giusti principi non uno - non uno! - vedrà la luce ad Orvieto se seguiamo il programma del Sindaco. Anzi, ciò che di ecosostenibilità avevano realizzato le precedenti amministrazioni di centro sinistra - spesso in anticipo rispetto alle altre realtà italiane - oggi sono fortemente compromessi, se non tagliati perché considerati soltanto dei "rami secchi". Tra i principi di ecosostenibilità di una città vi sono la cultura, istruzione e acculturamento permanente. Il Sindaco li elenca tra i suoi obiettivi. La realtà è ben diversa.

Vediamo lo stato delle cose in Orvieto.

A che serve la cultura? La cultura vuol dire imparare a "saper fare". Non è dunque soltanto un ascolto passivo di un concerto oppure assistere ad uno spettacolo al teatro né una mera visita al museo. E' crescere insieme. Solo così si creano le basi per uno sviluppo duraturo di un territorio. Un'economia davvero sostenibile si basa sul livello complessivo delle conoscenze di una comunità. Fin dagli anni '80, con la creazione del "Progetto Orvieto" ad opera soprattutto dell'ex-sindaco Adriano Casasole, ci si è impegnati in questa città per sostenere le iniziative che coinvolgessero i cittadini ad imparare di più, ad essere più "colti", più preparati di fronte al vasto mondo in continua evoluzione. E nacquero idee portanti, che sono diventati degli asset, dei punti di forza della città. Nacque il Laboratorio Teatro, (1987), con il proposito di rendere lo spettacolo e la sperimentazione teatrale alla portata di tutti, anche con l'ideazione del "Teatro integrato", rivolto ai disabili. La sua gestione fu affidata al Collettivo Teatro Animazione. Aprì le porte la Scuola comunale di Musica, per permettere a tutti la gioia di imparare i vari linguaggi degli strumenti musicali. Fu istituito il Premio Barzini che, con il suo richiamo nazionale, creò una lobby pro-Orvieto, e portò la città sulle prime pagine dei media italiani. Umbria Jazz Winter fu ideato nel '94 ad Orvieto, l'unica città umbra collegata all'evento internazionale di Umbria Jazz di Perugia; con gli anni, è cresciuto in autonomia e autorevolezza. Sempre a metà anni '90 fu portato a compimento la restaurazione del Teatro Mancinelli, l'unico teatro in Umbria paragonabile allo Stabile di Perugia; Nel '97, fu Orvieto il luogo di battesimo del movimento internazionale Città Slow. Attorno al concetto "slow" nacque una nuova attenzione alla valorizzazione del territorio, e nacquero anche i progetti della mobilità alternativa, nonché le famose Passeggiate del Gusto/Orvieto con Gusto.

Nel 2000 fu creato il Premio Diritti Umani Città di Orvieto, che ha avuto anche il pregio di premiare, ben prima del Nobel, il creatore dell'idea del "microcredito" Muhammed Yunus. Sempre nel 2000, Orvieto tentò un grande balzo verso la modernità, creando un proprio Centro Studi, con l'intento di offrire ai suoi giovani gli strumenti per affrontare il nuovo mondo delle tecnologie avanzate, e agli studenti stranieri, un luogo di studi umanistici legati alla cultura italiana. Accanto alle iniziative promosse dal Comune fin dagli anni '80, vi sono sempre state le autonome attività culturali di altre istituzioni cittadine (Opera del Duomo, Fondazione Museo Faina, Fondazione Cassa di Risparmio). Sulla scia della generale vivacità della città, sono nate anche molte associazioni culturali, e molti felici eventi da loro sostenuti come Umbria Folk Festival, in costante crescita. Il richiamo di Orvieto ha portato in città iniziative culturali nate e finanziate altrove, come Spazio Musica Orvieto (iniziativa privata), Festival Valentiniano (musica di alta qualità, finanziato dal suo ideatore Maestro Carlo Frajese), ed altri. La vivacità culturale della città, in tutti gli anni di governo del centro sinistra, è stata in parte ispirata, in parte sostenuta dall'amministrazione.

L'ultimo atto fu l'inaugurazione (primavera 2009) della Nuova Biblioteca Pubblica Luigi Fumi, nel complesso di San Francesco, luogo di studio aperto a tutti, provvisto di tecnologie modernissime. C'è poco da obiettare: dagli anni '80 al 2009, ad Orvieto è stato fatto un bel percorso di cultura vera, quella che stimola a creare nuova cultura. Ne testimonia il numero davvero impressionante di iniziative promosse da associazioni e da giovani: frutto di un risveglio culturale collettivo.

Quanto ci abbiamo rimesso? Fin dall'insediamento del nuovo governo di centro destra, estate 2009, fu depennato il Premio Diritti Umani Città di Orvieto. La consueta passeggiata Orvieto con Gusto fu eliminata. Oggi, gli stessi concetti base delle Città Slow (mobilità alternativa, decoro e cura del centro storico) rischiano di venir meno nella città-patria del movimento. Nel 2010 si festeggiò l'ultima edizione del Premio Barzini (protagonista Roberto Saviano); nuove edizioni non vi saranno. Spazio Musica Orvieto, da quest'anno si è trasferito a Grosseto (portava in città, nel mese di agosto c. 200 allievi di musica operistica); il Festival Valentiniano 2011 rischia di essere alla sua ultima edizione. Dal 2009 in poi, sia il Teatro Mancinelli, sia La Scuola Comunale di Musica "Adriano Casasole", sia il Centro Studi, sia il Laboratorio Teatro Orvieto hanno visto i contributi del Comune diminuire drasticamente. Al Teatro è ora stata assicurata la sopravvivenza; la Scuola Musica, il Laboratorio Teatro e il Centro Studi hanno visto i finanziamenti totalmente azzerati. Nel caso di quest'ultimo, fin dal 2011. Il Laboratorio Teatro Orvieto è stato "sfrattato" dalla sua sede nella sala del Carmine, destinata ad "altro uso" (quale?). Per la sua futura conduzione sarà emesso un bando (quando? con quali criteri?), con come luogo per ora indicato il Palazzo dei Sette, che non è attrezzato, affatto, all'uopo, privo com'è di qualsiasi attrezzatura teatrale. E' stato, invece, finora l'unico luogo della città per le esposizioni e le mostre.

Che senso ha tutto ciò? L'ex-gestore del Laboratorio, il Collettivo Teatro Animazione, continuerà le sue attività, finché resisterà, appoggiato soltanto dai privati. Così il Teatro integrato. Il Teatro Mancinelli e la Scuola Comunale di Musica "Adriano Casasole", invece, sono per ora "salvati" grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio che compensa il contributo del Comune che non c'è. Come anche Umbria Jazz Winter. Non così per il Centro Studi Città di Orvieto per il quale si prospetta, invece, la liquidazione e/o la trasformazione in una istituzione più modesta, più low cost, più low profile. Mandando al macero l'esperienza e le professionalità accumulate in più di dieci anni. Proprio nel momento in cui è forte l'esigenza di formazione alta, tarata alle potenzialità del territorio (come il Centro già esistente per la sicurezza alimentare, ma anche studi sulle biotecnologie e - guarda caso! - sulla ecosostenibilità, in calendario nei programmi anche della Regione dell'Umbria - non, però, in quelli del Comune di Orvieto). L'attività del Centro Studi ha portato in città, annualmente, un introito di € 2.500.000, con la permanenza di studenti e corsisti italiani e stranieri.

Che cosa ci abbiamo guadagnato? In compenso, come segno di novità da parte del Comune, abbiamo il Festival Orvieto Ushuaia Classico. Presentato come grande evento internazionale capace di lanciare Orvieto nel mondo, nei 10 giorni del festival, luglio scorso, sono stati venduti complessivamente 500 biglietti (una media di 50 biglietti a sera). Sarà, Orvieto, la Salisburgo d'Italia (idea, prima, dell'ex-sindaco Cimicchi, oggi del sindaco Concina)? Restiamo in attesa delle prossime puntate. Va anche specificato, per l'ennesima volta, che i "concerti di altissimo livello" citati dal Sindaco come derivanti dal fantomatico "patto con Roma", sono i concerti nel periodo pasquale, frutto di una collaborazione tra la Fondazione CRO, l'Opera del Duomo e il Teatro dell'Opera di Roma, collaborazione che risale a ben prima della presa di potere dell'attuale amministrazione. Alemanno e Concina non c'entrano per niente. A che serve la cultura? A niente se non sollecita partecipazione e interesse in tutti. Se non concorre ad alzare il livello di conoscenza di tutti. Altrimenti è spettacolo passivo, e non genera le mille idee che possano mettere la città in marcia. Ma nella mente di chi ci governa, se non è economicamente sostenibile, non serve. Non serve? A beneficio di chi e di che serve, invece, lo smantellamento di strutture che sono state di supporto e di sostegno per la qualità culturale e, quindi, del saper fare della città? La Lettura, la Nuova Biblioteca è diventato un peso. Perché - si dice - il costo del personale non è economicamente sostenibile. Ed ecco che la si può visitare a tratti, al mattino o al pomeriggio, per i complessivi 24 ore a settimana. Per gli studenti (tanti, vedere per credere!), la consultazione gratuita dei libri di testo si limita a tre ore nei pomeriggi di mercoledì e giovedì. Per la maggior parte del tempo, i luoghi magistralmente restaurati (anche con fondi della Regione e del Ministero per i Beni culturali) restano vuoti. Inaccessibile la sezione storica con la sua collezione dei libri del ‘500. Nel 1980 furono inaugurate, in Orvieto, tre Biblioteche per ragazzi. Furono le prime del genere in tutta l'Umbria.

Oggi, come siamo messi? La nuova bella Biblioteca dei ragazzi, presentata già allestita nel giugno scorso, oggi è visitabile soltanto per tre ore, ogni giovedì pomeriggio, in via sperimentale. Perché manca il personale: tre impiegate formate in gestione di biblioteca, sono state allontanate; al loro posto, due ex-educatrici dell'asilo nido stanno facendo del loro meglio nella nuova funzione. La Biblioteca non ha attualmente un direttore/direttrice; e sono in 5, con 2 ausiliari, a gestire uno spazio magnifico di più di 3.000 metri quadrati. Se non fosse per gli sforzi autonomi del personale nell'organizzare attività collaterali anche con le scuole, la Biblioteca non esisterebbe nella sua funzione sociale. Forse non sono economicamente sostenibili né la lettura né la conoscenza.

Che fine ha fatto il "Bibliobus"? Fin dal 2000 e fino a tre anni fa, coi suoi passaggi regolari portava i libri e la lettura d'estate anche nelle lontane frazioni. E offriva prestiti di libri, quindi occasioni di lettura e di conoscenza anche a chi la salita sulla Rupe è complicata, e ormai anche molto costosa. In altre parti dell'Umbria, oggi il "Bibliobus" è stato riscoperto e sovvenzionato. Nei momenti di crisi, come quello attuale, si tira la cinghia e si stila l'elenco delle priorità. Ma - come c'insegnano tutti gli economisti del mondo - se l'azione di un governo (nazionale o locale) si concentra unicamente sui tagli e non anche sullo sviluppo, i giochi son presto fatti: recessione irrimediabile ne è la conseguenza. Se il contadino taglia la testa alla sua unica gallina, dopo averla data via, forse avrà onorato parte dei suoi debiti, ma non avrà più un solo uovo con cui iniziare una nuova attività. Ad Orvieto, la mannaia ha lavorato sodo.

Che cosa rimane a chi avrà il doloroso compito di ricominciare a mettere in sesto il "sistema-città"? Le azioni promosse in questa città dai governi di centro sinistra, tese ad innalzare il livello complessivo della cultura e della formazione della cittadinanza, necessitano di un aggiornamento, di una rivisitazione alla luce dei giorni odierni? Di sicuro, perché sono cambiati tutti i parametri di equilibrio tra finanziamenti pubblici e privati, efficienza e produttività. Molto si potrà e dovrà fare per rendere più innovative le strutture finora create; e crearne delle nuove. Ma tutto ciò non sposta di una virgola il concetto di base: una città non è una quinta dove far svolgere gli spettacoli, non un complesso da far ammaliare i turisti (sempre meno, anche quelli: Orvieto porta la "maglia nera" dell'Umbria). E', invece, un organismo vivente che deve essere amministrato per il bene odierno e futuro dei suoi cittadini. E il "bene" consiste sia nella creazione di condizioni di vita economicamente soddisfacenti, ma anche nella possibilità individuale di "crescita"di ciascuno, crescita di cultura e di conoscenza. Crescita che - e lo dicono tutti i parametri internazionali - non mancherà di ripercuotersi sulla crescita complessiva della comunità. Anzi, è il presupposto necessario della stessa sopravvivenza di una comunità, oggi, nel mondo globalizzato. A questo proposito, è opportuna e istruttiva la lettura del Manifesto del Sole24Ore, pubblicato il 04.03.12: "Niente cultura, niente sviluppo". Ma ad Orvieto, a detta del Sindaco nelle sue conclusioni, si sta lavorando per "rimettere le cose in ordine".

In quale ordine? Se non ripartiamo dal capitale umano, dalle persone anziché dalle quinte; se non usciamo dall'unico binario futuribile proposto da questa amministrazione che più o meno in questo consiste: turismo tradizionale - "cine-turismo" - parcheggi - alberghi di lusso - carcere in "periferia"- patto con Roma - campi di golf - "l'identità e l'orgoglio" - liquidazione dei luoghi di aggregazione della cultura -, staremo freschi, ma davvero. Ecco perché è dolorosa la nota sul concetto di "EcOrvieto". Perché è la foglia di fico che copre il nulla, e anche le vergogne.