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Città della Pieve perde l'Ufficio del Giudice di Pace e si vede accorpata a Orvieto. Il commento del sindaco pievese Manganello

giovedì 19 gennaio 2012
Città della Pieve perde l'Ufficio del Giudice di Pace e si vede accorpata a Orvieto. Il commento del sindaco pievese Manganello

Città della Pieve, come altri Comuni dell'Umbria, è interessata dalla soppressione dell'Ufficio del giudice di Pace, che ha sede attualmente a Palazzo Orca.

Lo schema del decreto, approvato il 16 dicembre 2011 dal Consiglio dei Ministri, prevede che la sede di Città della Pieve venga accorpata a quella circondariale di Orvieto e, conseguentemente, soppressa. In tutta Italia, su 846 uffici, 674 sarebbero quelli soppressi; per l'Umbria, ben 12 sedi in meno su 16, con solo quattro sedi salve: Orvieto, Perugia, Spoleto e Terni. Questo, a meno che non vi sia un intervento delle amministrazioni comunali che si prendano in carico per intero le spese relative al funzionamento delle sedi che hanno competenza extramandamentale, altrimenti assorbite dagli uffici giudiziari del tribunale.

Mentre Orvieto, almeno su questo punto, tira un sospiro di sollievo, così commenta il sindaco di Città della Pieve Riccardo Manganello: "La revisione delle circoscrizioni giudiziarie degli uffici dei giudici di pace -  - penalizza certamente un servizio attraverso il quale i cittadini hanno avuto la possibilità di accedere ad una giustizia che, per l'appunto, si chiama 'di prossimità', proprio perché è vicina alle comunità locali che vi si rivolgono". Il Sindaco di Città della Pieve aggiunge che, se lo scopo della misura governativa è quello del risparmio di spesa, per quanto riguarda l'ufficio del giudice di pace di Città della Pieve, il suo funzionamento è già a carico del Comune: "Il piano dello storico e prestigioso Palazzo Orca - spiega il primo cittadino - è offerto in comodato d'uso e, salvo quelle per il personale dell'ufficio, tutte le spese vengono sostenute dall'amministrazione comunale".

L'importo dei costi sostenuti per l'attività della sede pievese si aggira per il Comune tra i diecimila e i dodicimila euro l'anno, a fronte di un rimborso da parte del Ministero della Giustizia, che in maniera forfettaria contribuisce alla spesa, e con ritardi anche di due o tre anni.

"Che sia urgente una riforma del sistema giudiziario - prosegue il sindaco Manganello - è del tutto evidente, per poter garantire davvero la giustizia in tempi accettabili per una società civile; ma la scelta di aver individuato come primo passo la soppressione degli uffici dei giudici di pace, che rappresentano il livello in cui l'accesso alla giustizia è più vicino al cittadino, non può raccogliere il consenso di chi quotidianamente si trova in prima linea a rispondere al progressivo assottigliamento delle garanzie che riguardano servizi, anche essenziali".

"Quello della giustizia e della sua vicinanza ai cittadini - conclude il Sindaco - è un tema di grande rilevanza, così come quello del contenimento della spesa e di ogni misura che riduca sprechi e costi ai quali si possa rinunciare, ma in questo caso non ritengo che impoverire la città di un servizio che funziona e che avvicina la giustizia al cittadino, si possa tradurre in un vantaggio per chi dovrà rivolgersi ad uffici giudiziari di sedi più grandi, già gravati di un peso per il quale non sempre ci sono le necessarie risorse per rispondere alle richieste; e certo non è pensabile che le casse comunali riescano a sostenere, oltre a quelle che già sopportano per il completo funzionamento dell'ufficio del giudice di pace, anche le spese per il personale amministrativo".