politica

Orvieto ha bisogno del Centro Studi. Analisi della consigliera Mortini (PD)

martedì 29 novembre 2011

"La discussione sul futuro del Centro Studi non riesce a intercettare il senso dei tempi che cambiano. E non soltanto per via dei decreti Mussi, per la devastante “riforma” Gelmini o per la micidiale stretta sui bilanci pubblici."

E' quanto afferma la consigliera Anna Rita Mortini (PD) in un proprio comunicato stampa.

"L'Amministrazione Comunale, - spiega la Mortini, - si è ormai specializzata nell'arte dell'indecisione e quindi pendola tra le idee di smantellatori e cerchiobottisti. Quindi evita di decidere. Ma anche le fiammate autocelebrative e “proprietarie” o le idee di ridimensionamento hanno il difetto di restare chiuse in una disputa personale e di impedire il divenire pubblico e comune della riflessione a cui serve vera libertà. Noi crediamo che Orvieto abbia davvero bisogno del Centro Studi.

Non perché dobbiamo conservare il sogno (infranto?) dell'Università ma perché il CSCO ha sviluppato al suo interno risorse importanti e che, guarda caso, entrano in sintonia con temi della ricerca scientifica europea e mondiale. Uno su tutti: la sicurezza alimentare. L'esperienza orvietana del Cersal - Centro Studi per la Ricerca Biostatistica ed Epidemiologica in Sicurezza Alimentare – rappresenta il biglietto di ingresso del nostro territorio al network mondiale di un settore della conoscenza scientifica destinato a crescere enormemente.

Con questa esperienza Orvieto può mettere insieme la vocazione scientifica, agricola, enogastronomica e l'economia del benessere, quest'ultima autentico oggetto del desiderio perché sostenibile, rinnovabile e frequentata da individui con buone disponibilità ma che necessita di strumenti e di saperi all'altezza. Anticipiamo subito i cinici-realisti e il cipiglio dei contabili: la sicurezza alimentare sarà al centro della nuova PAC (Politica Agricola Comunitaria) e dentro la PAC c'è il 40% del budget comunitario. È sufficiente l'argomento? La stessa Regione Umbria si è mostrata disponibile a ragionare sul tema e ad recuperare risorse per il rafforzamento e la prosecuzione dell'esperienza.

Il Cersal, - continua la consigliera, - è davvero il biglietto d'ingresso buono a riagganciare quel pezzo di economia della conoscenza la cui crescita non sarà affatto ostruita dal prolungarsi della crisi. Se riuscissimo a trasformare, grazie a tale infrastruttura del sapere, il tema della qualità della vita e dell'ambiente in direttrici fondamentali del futuro della città allora la questione, che pure è stata evocata, della soppressione o minimizzazione del CSCO sarebbe considerata blasfema. E poiché gran parte delle nostre possibilità oggi ce le giochiamo proprio su temi che riguardano la salute, il benessere individuale e sociale (vedi Master in Psicologia della Salute), l'ambiente e la cultura (vedi Corsi estivi di archeologia) non si vede la ragione per la quale dovremmo ripiegarci in un angolo e puntare tutto sul pur importante distretto della Tuscia e sul Museo della Ceramica.

Ci sono altri due temi a sostegno del ruolo strategico del CSCO. Il primo riguarda il rapporto tra la città e alcune aziende leader delle telecomunicazioni. Secondo una recente indagine di Sviluppumbria Orvieto dispone di un potenziale “cluster” di rilevanza nazionale ed europea di aziende leader del mercato TLC e ITC. È vero che il corso di ingegneria informatica e delle telecomunicazioni è stato soppresso, ma attorno a questo fatto industriale non è ugualmente opportuno realizzare una qualche infrastruttura di produzione e trasmissione di conoscenza? Non è questo un buon argomento per ragionare insieme alla Regione Umbria e con le aziende? Il secondo tema riguarda la missione di una struttura che deve occuparsi di alta formazione e di ricerca scientifica ma anche di tutti quei servizi destinati a fare di Orvieto una città atta ad educare e formare persone durante tutto l'arco della loro vita.

Il futuro, infatti, - conclude la Mortini, - sarà sempre più fatto da cittadini che non smettono mai di apprendere. Non è anche questo un buon motivo smetterla con le dispute “proprietarie”, i primati e capire come questo “bene comune” può servire i sogni e i bisogni dei cittadini di oggi e di quelli che domani saranno?"


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