politica

Il testo integrale dell'illustrazione della mozione, così come è stata pronunciata ieri dal consigliere Leoni

martedì 23 novembre 2010

"La mozione di indirizzo per la protezione dei calanchi nasce dall'amore per la nostra città e per il nostro territorio. Quell'amore che è alla base del nostro impegno politico di amministratori comunali ed è alla base di ogni sano impegno politico.

Ed è politica, per quanto riguarda la nostra città, non solo quella che si fa dentro queste mura, ma anche quella che fanno le associazioni ambientaliste.

Queste meritorie avanguardie nella difesa dell'ambiente stanno portando avanti tre iniziative per il cambiamento della politica comunale in materia di rifiuti: una petizione popolare che è stata già sottoscritta da 2000 cittadini, una iniziativa referendaria comunale e una istanza di vincolo paesaggistico per la zona dei calanchi.

La mozione da me formulata, e della quale hanno chiesto la discussione sette consiglieri comunali, vuole completare il quadro delle iniziative intese a promuovere una sana politica comunale per lo sviluppo sostenibile. Una politica che è mancata in passato e che manca tuttora.

In altri termini, la politica ambientale (e segnatamente quella dello smaltimento dei rifiuti) non spetta all'industria privata. Il dovere e il diritto di fare scelte politiche nell'interesse generale spetta ai rappresentanti del popolo sovrano. I piani regionali e i piani d'ambito non possono essere fatti dagli industriali privati.

I rappresentanti del popolo fanno le scelte politiche e l'industria si adegua.

Invece si sta facendo il contrario. Il nostro ambiente, la nostra salute, la nostra economia corrono il rischio di doversi adattare alle scelte degli industriali. I quali, naturalmente, privilegiano le discariche e gli inceneritori: il seppellimento e la combustione dei rifiuti. Scelgono, come è ovvio, le attività più facili e meno rischiose per il loro profitti.

Per costringerli a dimostrare la loro bravura e il loro coraggio bisogna dettare nuove linee di politica ambientale, senza curarsi di coloro che insinuano dubbi, prospettano responsabilità personali dei consiglieri comunali per fantomatici risarcimenti di danni, agitano lo spettro della disoccupazione ed evocano altri fantasmi. Sono giochetti o ingenui o sporchi.

Ma quali sono le linee di politica ambientale che la mozione sui calanchi sottintende in modo del tutto trasparente?

Sono quelle della raccolta differenziata spinta per riutilizzare al massimo possibile i rifiuti riutilizzabili e limitare al minimo indispensabile, in attesa del progredire della tecnica, il seppellimento e la combustione. Ma non è da trascurare la prospettiva di realizzare in Orvieto un polo tecnologico dell'ambiente, vale a dire un centro di eccellenza nei settori della ricerca, della produzione e della erogazione di servizi ambientali ad alto contenuto tecnologico.

Poiché un miscuglio di pigrizia, di ignoranza e di malafede stava inquinando i cervelli, proposi a suo tempo di andare a "vedere per credere"; di andare a far visite di gruppo ai comuni dove si fa quello che tutti dovremmo fare. Mi sono preso molte sfottiture e qualche incoraggiamento. Poi gli amici ambientalisti mi hanno fatto il graditissimo piacere di scavalcarmi. Hanno ottenuto una visita e una conferenza in Orvieto di un assessore e di un funzionario di Ponte nelle Alpi, comune leader nella raccolta differenziata.

Quei sindaci del comprensorio che erano presenti hanno appreso, con gli occhi sgranati per un giusta curiosità, che la raccolta differenziata spinta si può realizzare in sei mesi, che non comporta aumento di spese, ma l'incremento dell'occupazione, che consente di rendere equa la tassa sui rifiuti, proporzionando l'imposizione del tributo ai rifiuti effettivamente prodotti. Queste e altre cose abbiamo tutti potuto apprendere grazie ai documenti e alla cortesia esibiti dagli ospiti di Ponte nelle Alpi. Tanto è vero che i rappresentanti di sei comuni del comprensorio stanno proprio oggi ritornando da una visita in quella cittadina.

Orbene la mozione per la variante urbanistica di tutela dei calanchi, non è e non può essere direttamente una variante al piano regolatore. E nemmeno assegna né potrebbe prescrive termini per l'avviamento e la conclusione del procedimento di variante. Sarà compito dell'esecutivo dettare tempi e contenuti. Se non lo farà o se lo farà male ne risponderà al consiglio comunale e all'opinione pubblica.

Così come i consiglieri risponderanno all'opinione pubblica di ciò che diranno e di come voteranno.

Peraltro la mozione non fa che attenersi a quanto stabilito dal piano paesaggistico regionale (approvato dalla giunta regionale con deliberazione del 5 ottobre 2009) che testualmente prescrive "la salvaguardia e la messa in valore dei paesaggi collinari calanchivi tra Orvieto e Ficulle" e detta una serie di interventi del tutto incompatibili con il seppellimento dei rifiuti.

In pratica, ciò che la mozione propone corrisponde a ciò che propone anche il piano regionale, e lo fa tempestivamente, in modo da sollecitare il gestore della discarica a modificare i suoi progetti. Il gestore ha diritto di sapere che cosa vogliono comuni e ha il dovere e l'interesse a mettere in campo nuove prospettive. E non c'è momento più adatto di questo. Infatti ci sono in ballo anche le forti iniziative della municipalizzata di Terni e di un gruppo privato, che stanno intralciando e compromettendo i progetti del gestore orvietano. Pertanto una decisa spinta verso la raccolta differenziata fa chiarezza e apre prospettive buone per tutti: per la salvaguardia del nostro territorio, per l'occupazione dei nostri lavoratori e anche per il giusto profitto dell'industria.

Ringrazio il COVIP (che non è una cantina sociale e neppure una loggia massonica, ma il Centro Orvietano di Vita Politica Senatore Romolo Tiberi) per avermi aiutato ad elaborare il testo della mozione. Si tratta di un gruppo di egregi cittadini animati dalla ferma volontà di aiutare disinteressatamente la nostra città. Essi mi onorano della loro amicizia e io sono loro grato.

Evito di lagnarmi del fatto che il presidente del consiglio ha gravemente violato una precisa diposizione di legge, che lo obbliga a convocare il consiglio comunale entro venti giorni dalla richiesta di almeno un quinto dei consiglieri. Mi limito a prendere atto delle sue giustificazioni".

 


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