politica

"Soviet in salsa liberale!" L'ex assessore Pirkko Peltonen smonta l'ipotesi di Orvieto Libera su una gestione unica delle Partecipate

sabato 20 febbraio 2010
"Soviet in salsa liberale!" L'ex assessore Pirkko Peltonen smonta l'ipotesi di Orvieto Libera su una gestione unica delle Partecipate

Si chiama Il falco e la rosa il blog recentemente attivato da Pirkko Peltonen, ospitato nel nostro spazio "Le Nuvole". Dalla sua silenziosa casa di San Quirico, appunto immersa tra falchi e rose, l'ex assessore al Comune di Orvieto osserva la vita politica orvietana e, forte del tempo ritrovato e dell'altrettanto ritrovata verve giornalistica, non rinuncia a dire la suasulle ultime vicende della città. Dopo aver fatto notare, nei primi post, come alcuni significativi progetti annunciati dalla nuova amministrazione - l'Horror Film Award e il Festival di Pasqua con Riccardo Muti in programma per il 2011 - siano stati ereditati dalla precedente Giunta di centro sinistra, nel suo ultimo post la Peltonen - ex Presidente dell'Associazione Te.Ma e del Centro studi Città di Orvieto, di cui era stata chiamata a risanare, per la verità con successo, i bilanci - "rabbrividisce" di fronte all'idea di Orvieto Libera che tutte le attività culturali della città dovrebbero essere unite sotto l'egida di "un unico Ente ove far conferire la gestione di tutti gli assets attraverso una struttura amministrativa unica".

La proposta, inserita nel programma presentato da Orvieto Libera lo scorso sabato e definita da "soviet in salsa liberale", secondo la Peltonen è profondamente sbagliata, dato che la "migliore qualità ed efficienza del servizio" non si realizza affatto attraverso la centralizzazione della gestione (sono innumerevoli gli studi a questo proposito, tutti favorevoli ad una gestione "orizzontale" o "a macchia di leopardo"), ma attraverso la promozione di ciò che tutti i "mille fiori", sia privati che pubblici, producono nella città.

Nella sua analisi, che riportiamo di seguito per esteso, Pirkko Peltonen ricorda anche come sia un improprio mantra affermare, come si legge nel documento di OL, che "Poltrone, prebende e gettoni di presenza sono stati il filo conduttore della politica di lottizzazione del passato", dato che dal febbraio 2005 nè il presidente né i consiglieri della TeMa percepiscono alcuna indennità o gettone di presenza, e che lo stesso vale per il Centro Studi dall'estate 2007.
Di seguito le riflessioni di Pirkko Peltonen.

Evviva il Soviet - in salsa liberale!

16 febbraio 2010, di Pirkko Peltonen

Lo confesso: mi corrono i brividi sulla schiena nel leggere la proposta dell'Associazione "Orvieto Libera" - resa nota in una conferenza stampa sabato scorso - nella parte dedicata a "Enti e Società partecipate".

Senza voler entrare nel merito della forma (né la TeMa né il Centro Studi sono enti o società "partecipate" - la Tema è un'Associazione privata, e il Centro Studi "Città di Orvieto" non è un Centro Studi "universitari", bensì una Fondazione per l'Alta Formazione), colpiscono le evidenti non-verità circa l'assetto degli Enti che conosco bene, perchè ne sono stata presidente dal 2007 al 2009. In tutte e due le strutture, il Comune è socio con la quota maggioritaria; in virtù di ciò, ha la sua forte rappresentanza nei Consigli d'Amministrazione di entrambe.

"Poltrone, prebende e gettoni di presenza che sono stati il filo conduttore della politica di lottizzazione del passato" - come leggo nel documento di "Orvieto Libera" - sono una favola, neppure metropolitana, ma semplicemente da villaggio.

Dal febbraio 2005, nè il presidente né i consiglieri della TeMa percepiscono alcuna indennità o gettone di presenza; lo stesso vale per il Centro Studi dall'estate 2007. Un "appesantimento della macchina burocratica e un aumento di costi di amministrazione" - come scritto da "Orvieto Libera" - è, quindi, un mantra che si continua a recitare lungo il Corso, da tempi immemori.

Ma ciò che più colpisce - e dà un sapore francamente "sovietico" alle proposte di "Orvieto Libera" - è l'idea che tutte le attività culturali della città dovrebbero essere unite sotto l'egida di "un unico Ente ove far conferire la gestione di tutti gli assets attraverso una struttura amministrativa unica".

Miniculpop? Oppure Tsentralnaja Direktsija Kulturii?

Oppure: è forse in gestazione un nuovo Ente :"Protezione Cultura Spa"? Con il suo Presidente, Vice-Presidente, Consiglio d'Amministrazione...

Ed è lì che mi vengono i brividi sulla schiena. Anche perchè più sotto, nel documento, si parla della necessità di un "diretto controllo dell'operato degli enti". Tremo all'idea degli appetiti politici che si risveglierebbero per avere il "controllo" sugli assets culturali di questa città.

E sono anche molto sconfrontata. Come è possibile che non si capisca che, come sta già avvenendo in tutto il mondo avanzato, il "controllo" pubblico deve fare un passo indietro? Deve tracciare gli indirizzi strategici, facilitare ove può; e negli enti che finanzia, nominare i suoi rappresentanti che hanno la loro voce in capitolo? Per il resto, lasciare che fioriscano i "mille fiori".

Come è possibile che non si capisca che la "migliore qualità ed efficienza del servizio" - come augura il testo di "Orvieto Libera" - non si realizza affatto attraverso la centralizzazione della gestione (sono innumerevoli gli studi a questo proposito, tutti favorevoli ad una gestione "orizzontale" o "a macchia di leopardo"), ma attrverso la promozione di ciò che tutti i "mille fiori", sia privati che pubblici, producono in questa città?

Nel caso dei due enti che ho presieduto - la TeMa e il Centro Studi - il personale ha ormai raggiunto un tale livello di competenza che difficilmente potrà essere sostituito: e non certo da una amministrazione unica "Protezione Cultura Spa". Sono loro, dal macchinista del Mancinelli al Direttore del Centro Studi, i garanti della "qualità orvietana".

Diciamoci la verità: Orvieta ha un'unica carta da giocare: quella della qualità e dell'eccellenza delle sue offerte. Se no, che cosa ci potrà rendere diversi dalle altre decine di altrettante deliziose cittadine del Centro Italia? Le sagre si fanno ovunque. Le esposizioni paesane di "San Valentino", idem. Così come le "notti" con o senza le stelle. Non è questa la "modernità", non è lì la chiave del successo e dello sviluppo del territorio.

Basterebbe che ci fosse un'Agenzia di Turismo e di Promozione del Territorio davvero funzionante. E non c'è bisogno di andare molto lontano. Negli ultimi due anni, in "Umbria Jazz Winter", abbiamo visto come lavorano, come promuovono la propria terra - il proprio spumante! - i Trentini. Ebbene, hanno creato una società - questa sì una Spa! - "Trentino Spa", sostenuta al 60% dalla Provincia Autonoma del Trento, per il restante 40% dalla Camera di Commercio del Trento. La mission: portare l'immagine territoriale del Trentino in tutto il mondo. Funziona con schietti metodi d'impresa. E si vede.

Ma, nel Trentino, non hanno affatto messo la cultura sotto "gestione unica". Anzi, ne esaltano i "mille fiori", diversificati nelle loro modalità d'azione. E non di certo compressi in una "unica struttura amministrativa".