Ex Piave: la dolorosa storia di RPO spa. Basta con le denigrazioni gratuite, il Cda fa chiarezza: del socio unico le vere responsabilità
A quasi tre anni dalla conclusione della vicenda di RPO spa, trasformata appunto circa tre anni fa in RPO srl alle dirette dipendenze del Comune, il Consiglio di amministrazione della società per azioni inizialmente preposta al progetto di rifunzionalizzazione della ex caserma Piave torna a fare chiarezza sull'argomento a causa di nuove ed errate notizie di stampa, che ancora una volta hanno infierito sul presunto "fallimento" dell'azione portata avanti da RPO spa. Con una dettagliata relazione, è stato Franco Raimondo Barbabella, l'allora presidente di RPO spa, a spiegare con chiarezza quale è stato il ruolo della società: che aveva regolarmente svolto il suo compito fino alla redazione del business plan, e altrettanto puntualmente avrebbe proseguito, se non fosse stato il socio di maggioranza, ossia il Comune di Orvieto, a frenare sull'iter che avrebbe dovuto portare al successivo piano finanziario e ad indire il bando di gara per la rifunzionalizzazione dell'immobile. In pratica, le responsabilità che alcune parti politiche e una parte dei vari media hanno ripetutamente attribuito a RPO, andrebbero rigirate sul traccheggiare dell'amministrazione comunale: cosa che in realtà, da un'attenta e corretta lettura dei pochi comunicati emanati da RPO spa, si sarebbe dovuta evincere con chiarezza.
Il CdA di "Risorse per Orvieto", formato da Franco Raimondo Barbabella, Sandro Gulino, Marcello Fugge, Danilo Pietrini e Giuseppina Foschi, dopo varie sollecitazioni a poter proseguire il proprio lavoro, aveva rassegnato le dimissioni al Sindaco Stefano Mocio il 20 novembre 2006, dopo la trasformazione della società in srl e il muro di inerzia e di silenzio frapposto dall'amministrazione alle sollecitazioni a proseguire di RPO. Le dimissioni erano state formalizzate e accolte da Mocio il 28 dicembre di quello stesso anno. Poi il primo affidamento del cda provvisorio ai dirigenti comunali Rosati e Mazzi, il rimpastone di Giunta nel maggio 2007, la discussa nomina di Stanislao Fella a Presidente e la formazione del cosiddetto "Comitato dei saggi", volontario e a costo zero, guidato dal manager Gianni Stella per il nuovo iter di rifunzionalizzazione del bene che ha portato all'espletazione del bando di cui ancora si attende, con la dilazione dell'apertura delle buste, il risultato.
Anche se non ha mai fatto plateali azioni di dissenso, in questi anni Barbabella non ha mai cessato, anche attraverso puntualizzazioni in Consiglio Comunale, di sottolineare che l'operato di RPO spa si era fermato perché non c'era stata la volontà politica di andare avanti. "Non sono mai uscito dalla maggioranza - ha dichiarato oggi - perché ho sempre pensato che potevo essere più utile all'interno. Varie volte la Giunta ha proceduto, su una questione così importante, senza consultare la sua maggioranza. Se ben ricordate, a un certo punto c'era chi pensava di vendere la Palazzina Comando. E, dall'interno, se ben ricordate sono riuscito a far correggere i bandi e ad ottenere che la decisione ultima sul tipo di rifunzionalizzazione fosse demandata al Consiglio. Perché, mi chiedo, a distanza di tre anni si continua a far finta di non vedere e si spostano le responsabilità su RPO? C'è una ragione? Perché si insiste sulla deformazione della realtà?"
Per quanto attiene all'economico e alla ripetuta voce che sarebbero stati dilapidati un milione di euro, il fatto singolare, al di là dei normali costi di una srl che Barbabella ha documentato nei dossier che pubblichiamo in correlata, è che circa metà della cifra è rientrata in possesso del Comune di Orvieto, socio unico di maggioranza: 230 mila euro come capitale rimasto nella nuova società a responsabilità limitata, e 280 mila sotto forma di ICI che, secondo un parere legale acquisito da RPO, avrebbe potuto non essere versata almeno fino al riuso effettivo degli immobili.
"Il fallimento - ha ancora puntualizzato Barbabella - non è certo di RPO, c'è stata una condizione, che non voglio aggettivare, che non ci ha permesso di andare avanti". La volontà politica dell'amministrazione, certamente, unita ad alcuni limiti oggettivi dello Statuto, ha ancora evidenziato Barbabella, alla scarsa entità delle quote azionarie - 1 milione di euro - non abbastanza per gestire tutta l'operazione, ai limiti del socio unico, politico, verso la moderna cultura della spa che, pur essendo di nomina politica, il Cda aveva assunto. E un'operazione che a quel tempo aveva destato interesse e sarebbe stata abbastanza facile, è stata così demandata a tempi di crisi in cui si presenta difficilissima.
Pubblichiamo in correlata la relazione di Franco Raimondo Barbabella e dell'ex Cda di RPO spa Perché questa conferenza stampa e un dossier informativo sui Bilanci dell'attività di RPO e sulle relazioni/sollecitazioni intercorse tra RPO spa e l'amministrazione comunale.