Parte da Orvieto la campagna ufficiale di Ignazio Marino. In corsa per il PD della democrazia compiuta e delle libertà sostanziali
E' cominciata da Orvieto l'azione ufficiale di Ignazio Marino per illustrare le linee portanti della mozione con cui si candida, in alternativa ai compagni di partito Franceschini e Bersani, a segretario nazionale del Partito Democratico in vista del prossimo congresso. Con lui Valerio Marinelli, candidato, per la stessa mozione, alla Segreteria regionale. I due esponenti hanno illustrato i punti salienti della loro idea di partito e le ragioni delle loro rispettive candidature in un incontro odierno a Palazzo dei Sette coordinato da Federica Fedeli, preceduti dagli interventi di Giordano Conticelli, in rappresentanza dei giovani del PD Orvieto che sostengono la candidatura Marino, e dell'onorevole umbro Sandro Gozzi.
"Ho scelto Ignazio - ha detto Gozzi - perché mi trovo nella sua proposta e nell'assunto da cui parte: quello di mantenere la promessa di una forza riformista che avevamo fatto alle primarie del 14 ottobre portando a votare tre milioni e mezzo di persone. A distanza di due anni quella promessa di rinnovamento non appare ancora compiuta. Penso che solo Ignazio Marino possa assicurare quel partito del rinnovamento e del merito di cui abbiamo bisogno e farci avere, finalmente, una classe politica che faccia quello che dice e ne renda conto agli elettori". Nuovi dirigenti, nuove idee e più coraggio sono stati ulteriori punti su cui Gozzi ha insistito, cedendo poi la parola a Valerio Marinelli che, con i suoi 28 anni e le sue provate qualità, ben incarna, e non solo dal punto di vista anagrafico, rinnovamento e merito.
Partecipazione e democrazia sostanziale nel costruire i contenuti, merito nella società e nel partito rendendo contendibili le cariche, laicità sono le idee e i punti cardine attraverso i quali Marinelli, in linea con Marino, pensa si possa recuperare il dialogo con i bisogni reali della società: una società più matura della politica, a cui la politica, uscendo dalle sue stanze, deve riconnettersi.
Punteggiato di applausi l'intervento conclusivo di Ignazio Marino che, con numerosi esempi, ha ricondotto i suoi spunti all'idea cardine di un partito che faccia nei fatti e in concreto quanto enuncia, che delinei una sua precisa identità e si ponga in modo chiaro rispetto alle questioni dirimenti, pronunciando in modo netto e univoco o dei sì o dei no. Tra le questioni dirimenti immigrazione, economia e lavoro, povertà, diritti civili e, in vista di un investimento sul futuro, istruzione, formazione e ricerca: questi ultimi "proprio i campi in cui la destra italiana, a differenza di quella francese che li raddoppia, sta tagliando", ha affermato il senatore del PD. Quanto al modello di partito, il PD che Marino vuole è plurale ma senza correnti, dove la linfa vitale venga dalla partecipazione dei circoli: "un partito che non è un fine - ha detto - ma un mezzo per migliorare e modernizzare il Paese", con politici appassionati e competenti per una mission a termine.
Non è mancato un accenno diretto alla recente vicenda delle amministrative a Orvieto in cui, secondo Marino, è stata proprio la divisione tra correnti a consegnare la città al centro destra. "Il partito che vogliamo - ha concluso dopo qualche intervento dal pubblico - è molto diverso da quello dei capibastone. Vogliamo un voto che dia un'indicazione innovativa e diversa, portando tante persone in piazza il 25 ottobre. In ogni caso, chi non vuol fare il salto in avanti, verrà spazzato via dalla storia".