politica

Giunta al lavoro per lo scoglio del bilancio. Concina: "Prima ipotesi quella di un intervento governativo"

venerdì 28 agosto 2009
di laura
Giunta al lavoro per lo scoglio del bilancio. Concina: "Prima ipotesi quella di un intervento governativo"

Giornate di lavoro intenso, per la Giunta Concina stretta intorno all'assessore al Bilancio Maurizio Romiti, in vista del riequilibrio di bilancio di settembre che dovrà, in qualche modo, far quadrare i conti del Comune di Orvieto, anche rispetto a capitoli - molti, a cominciare da quelli relativi alla cultura - in cui la previsione di spesa è al momento a zero euro. Intanto la discussione cittadina, guidata da vari e diversi opinionisti, di cui alcuni di indubbia e provata competenza, verte sullo sforamento del patto di stabilità da parte del Comune di Orvieto, essenzialmente per pagare ben due milioni e mezzo di euro ai numerosi creditori dell'ente. E mentre ancora si discute sulla legittimità o meno della delibera di giunta del 6 agosto che autorizza lo sforamento del patto di stabilità dando tale indicazione ai dirigenti, il timore paventato da Massimo Gnagnarini è addirittura quello di una possibile dichiarazione di dissesto finanziario dell'ente, determinata in primo luogo dal debito per gli swap stimato, ad oggi, di oltre 7 milioni di euro.

Non siamo esperte ma, di fronte a una così importante questione, e soprattutto ritenendo dovere di ogni giornalista andare a cercare qualche informazione in proprio presso amministratori e dirigenti indipendentemente dalle pur gradite spiegazioni degli opinionisti, cerchiamo di fare il punto, in modo non specialistico ma speriamo comprensibile e onesto, per lettrici e lettori.

Nessun dubbio di legittimità, innanzi tutto, rispetto alla delibera. Lo ha spiegato Pier Luigi Leoni, di certo competente in quanto ex segretario comunale, nel suo testa a testa con Valentino Filippetti, e lo confermano i dirigenti dell'ente: non illegittima, dicono, sia perché è "legittimo" che gli amministratori diano indicazioni legate a scelte di tipo politico ai dirigenti, sia perché nulla impedisce, purché se ne conoscano e se ne accettino le conseguenze, di sforare il patto di stabilità. Insomma è una scelta politica, non una scelta di legalità, e le conseguenze di maggiore impatto consistono nel non poter contrarre nuovi mutui, nel non poter fare nuove assunzioni di alcun genere, nell'abbattere del 30% le indennità degli amministratori del Comune e delle aziende comunali, nel riflesso al ribasso sui contratti dei dipendenti dell'ente per quanto riguarda le risorse aggiuntive. Mali che sarebbero comunque inevitabili, viene da dire, date le attuali condizioni finanziarie del Comune di Orvieto, che certo non deve augurarsi di contrarre nuovi mutui (leggasi ulteriore "debito") e che deve guardare a ogni pratica possibile per ritagliare risparmi, compresa la riduzione delle indennità degli amministratori che, nel nuovo corso virtuoso, si sono già volontariamente privati anche del cellulare di servizio.

Ma da dove vengono questi due milioni e mezzo di euro con cui il Comune di Orvieto, per effetto della delibera, sta pagando i crediti dei fornitori, e quale tipo di fornitori sta pagando? Non si tratta, infatti, di una sanatoria generale e la coda dei creditori non si esaurirà certo con questa operazione.
In pratica, ci ha spiegato il dirigente, la difficoltà a rispettare il patto di stabilità viene dal fatto che la quasi totalità delle opere pubbliche del Comune di Orvieto è stata finanziata con i 30 milioni di BOC entrati nelle casse comunali nel 2006. I fondi che si stanno utilizzando per i pagamenti sono dunque in cassa da anni ma, proprio per questo, non era possibile rispettare quell'equilibrio tra entrate e uscite che il difficile e più volte rimaneggiato meccanismo del patto di stabilità prescrive per l'anno finanziario degli enti. Per far uscire delle somme, dunque, che di fatto erano già in cassa da tempo per essere spese progressivamente e che semmai sono state immobilizzate da ritardi di ordine burocratico nell'iter delle opere a cui erano destinate, è stato necessario rompere il patto di stabilità. Non si tratta tuttavia di un'uscita definitiva dal patto e, almeno come ipotesi, se rientrassero in cassa altri fondi - ad esempio alcuni contributi regionali per le opere pubbliche - entro l'anno finanziario si potrebbe anche rientrare di nuovo nel patto.

Un aspetto interessante da conoscere, infine, per chi non è specialista in materia, è che i vincoli del patto di stabilità si riferiscono solo agli investimenti. I debiti che il Comune sta pagando, quindi, riguardano solo l'esecuzione di opere pubbliche e non, ad esempio, le forniture di beni e servizi: questo tipo di creditori restano dunque in una diversa coda e dovranno aspettare i canali consueti di bilancio.

Quanto alla dichiarazione di dissesto paventata da Gnagnarini, il Sindaco Concina stesso ci dice che si sta facendo di tutto per evitarla ma che, teoricamente, data la grave situazione potrebbe non essere così peregrina. Una misura da evitare, ovviamente, perché si applicherebbe all'esercizio passato, che verrebbe gestito da appositi commissari ad acta, ma ingesserebbe e penalizzerebbe al lumicino il bilancio della nuova amministrazione che dovrebbe ripartire da zero, con conseguenze notevoli, per non dire disastrose, per tutta la gestione dell'ente; a cominciare dai servizi, che dovrebbero essere drasticamente ridotti, e continuando con il personale che si troverebbe, in larga parte, in mobilità.

L'ipotesi su cui il sindaco Concina fa ancora conto per risanare la situazione, sia in vista del riequilibrio che del prossimo bilancio, è un aiuto governativo, anche se non si sta trascurando nessun'altra possibilità: dalle minime, con i risparmi del volontariato e del "fai da te", alle massime, come quel che potrà provenire, ma certo non nell'immediato, dall'operazione ex Piave. "Quella degli aiuti governativi è una strada che è stata praticata dal governo - afferma Concina - sia a Catania che a Palermo, per dissesti dovuti allo stesso centro destra. Non vedo perché non potrebbe essere praticata a Orvieto per una situazione di cui non siamo responsabili ma che abbiamo ereditato". E' questa, in sintesi, l'attenzione che Concina si aspetta per il risultato storico che è riuscito a conseguire. Uno sforamento, nell'Umbria ancora piuttosto rossa, ben più plateale di quello del patto di stabilità e, dal punto di vista del centro destra, certamente meritevole.