politica

Primarie a Orvieto. La lunga notte dei 7 punti di lealtà dei candidati

domenica 29 marzo 2009
di laura

Un lungo coordinamento comunale ha segnato, nella nottata di venerdì 27 marzo, l'approvazione, da parte del Partito Democratico di Orvieto, della relazione introduttiva del coordinatore Carlo Emanuele Trappolino e dei sette punti del patto di lealtà tra i due candidati alle primarie, Stefano Mocio e Loriana Stella. Patto che li impegna a tenere una campagna elettorale sobria e all'interno del programma del PD; ad accettare che sia il partito, sia pure con le integrazioni del candidato a sindaco, a definire il programma e le alleanze all'interno della coalizione; a rispettare l'esito delle primarie e ad impegnarsi, all'interno del PD, a fianco di chi sarà il prescelto/a, per la campagna elettorale del partito e la vittoria del centro sinistra.

Per arrivare alla votazione pressoché unanime del documento (cinque astensioni e un solo voto contrario) non è stato tuttavia facile e, come del resto accade in ogni discussione che vede a confronto posizioni diverse, si è resa necessaria, dopo discussioni e proteste anche animate, una mediazione. A provocare il riavvitarsi di molta parte della discussione su un tema che, come ha sottolineato lo stesso garante Giovannetti nella sua conclusione, avrebbe dovuto essere ormai superato - di chi è stato favorevole alle primarie fin dall'inizio, e di chi in qualche modo non le condivide nel caso di un sindaco di primo mandato su cui la maggioranza del partito ha espresso un giudizio favorevole - sono stati due capoversi del documento sintetico posto a votazione in un primo momento. I due paragrafi contestati dai sostenitori di Loriana Stella "stigmatizzavano - in sostanza - i toni con cui il confronto politico è stato condotto fino ad oggi e la talora ambigua delegittimazione del gruppo dirigente del PD e dell'Amministrazione comunale, disattendendo il voto all'unanimità con cui il coordinamento comunale aveva espresso un giudizio positivo ed equilibrato sull'operato della stessa Amministrazione Comunale"; e ancora "gli effetti dirompenti di tali comportamenti che non contribuiscono certo a determinare la serenità e l'unità delle tante e ricche esperienze del PD in vista delle elezioni amministrative ed europee".

Molti e di diversa impostazione gli interventi prima di arrivare alla mediazione, per cui è stato determinante l'apporto di Fausto Vergari che, sottolineando l'importanza di uscire dalla riunione non divisi ma con un documento unanime, ha proposto di procedere a qualche emendamento; da tutti riconosciuta, pur dalla diversa posizione, la leale coerenza di Trappolino che, come indicato da un coordinamento dello scorso 10 novembre, si è fatto garante, in ogni sede e in ogni occasione, del percorso individuato: dalla conferenza programmatica, al giudizio sull'operato dell'amministrazione alle primarie. Tra i sostenitori delle primarie per principio, non spaccatura ma esercizio di democrazia, naturalmente laddove esistano candidature: Fausto Galanello (che, se proprio necessaria, ha chiesto semmai la stigmatizzazione "bipartisan" di comportamenti poco consoni), Donato Catamo, Adriana Bugnini, Marianna Formica, Andrea Scopetti, Silvia Fringuello, Stefano De Caro, che ha fortemente sottolineato come le primarie debbano, tuttavia, essere espressione, per entrambi i candidati, della politica del PD, e come ci si debba misurare non all'interno ma con l'elettorato. Tra quelli di una soluzione che avrebbe potuto essere politica, magari con una semplice consultazione interna come avvenuto a Terni, o comunque orientati a non misurare sbrigativamente e sulle sole primarie il concetto di democrazia: Gilberto Settimi (con un intervento piuttosto duro, in cui ha affermato che, quando non si trova una soluzione politica, vuol dire che c'è qualche interesse), Giorgio Cesari, Franco Picchialepri, Pier Paolo Vincenzi, Massimo Gambetta, Romano Purgatorio, Liliana Grasso. Richiamato, da alcuni, l'episodio del coordinamento provinciale di Terni, in cui i sostenitori orvietani delle primarie a tutti i costi hanno invece praticato la soluzione politica che ha portato alla scelta di Polli su Liviantoni: insomma, una stessa cordata con comportamenti diversi. "Ma è diverso il contesto - ha spiegato Silvia Fringuello - e comunque il mancato rispetto delle regole non paga, perché sono già due i dirigenti che, a seguito di questa decisione, hanno affermato di voler lasciare il PD".

Sfiorato, da alcuni, anche il problema delle alleanze: bisognerà stare attenti a non ripercorrere l'errore dell'Unione, secondo Settimi, in quanto "non c'è nessun bisogno - ha detto - di riprendere i rapporti con chi ha ripetutamente sputato sull'amministrazione". E è un azzardo della politica, secondo Marino Capoccia, pensare che si possa andare ad un'alleanza con Altra Città, che all'80% - ha detto - ha votato, in Consiglio comunale, insieme alla destra (ma anche qui La Fringuello ha evidenziato come, convergenze con la destra o da destra, ci siano già state (Morcella transitato nel PD da FI e Fella presidente di RPO). Evidenziato, da Capoccia, anche il dispiacere per l'avvitarsi della discussione di nuovo sulle primarie e la percezione di esse, all'esterno, come un ennesimo scontro dentro il partito: "dovevamo fare gli iscritti - ha affermato, i circoli, affrontare problemi seri, fare iniziativa politica, ricordiamoci che il nemico non è all'interno del partito, dobbiamo percorrere in maniera rigorosa la poca strada che ci separa ormai dalle amministrative". E il rischio della destra unita è stato sottolineato anche da Massimo Gambetta, che ha esortato il partito all'unità e a recuperare, con l'azione politica, quel calo di popolarità che si riscontra anche a livello nazionale. Breve ma significativo l'intervento di Giuseppe Maria Della Fina che ha posto l'accento della vincita dell'imminente sfida non tanto sul risultato elettorale in termini crudi, quanto su quell'egemonia culturale e di valori che può consentire di essere la vera classe dirigente del domani. Di Fausto Prosperini l'ultimo intervento: a lui il compito di chiudere con un certo ottimismo, con l'orgoglio di un giovane e colto segretario oltre che di un ottimo documento su cui lavorare, con il ridimensionamento dell'avversario: "Non facciamo come gli antichi romani - ha concluso - che ingigantivano l'avversario per sembrare più grandi. Possiamo vincere ancora una volta, per governare il futuro di questa città".

E' stato poco prima degli ultimi interventi che, per arrivare a un voto largamente condiviso, Trappolino ha fatto la proposta di votare non il documento, ma l'intera relazione corredata dai sette punti di lealtà. Proposta accolta e votata pressoché all'unanimità, anche se a leggerla bene alcuni punti della relazione del coordinatore sono ben più duri del documento accantonato ma, forse perché maggiormente articolati, più digeribili. Dati gli stimoli della relazione, un'occasione mancata - ha sottolineato nel chiudere il garante provinciale della riunione, Mario Giovannetti - una discussione proiettata in altri tempi, con interventi che invece di fare riferimento agli spunti del coordinatore parlano d'altro. "Bisogna affrontare la crisi - ha concluso - andare tra la gente, discutere, fare assemblee, spiegare. Abbiamo fatto il segretario ma non abbiamo ancora fatto il partito".

L'opinione. Ovvero, consigli costruttivi per il PD