politica
Costituito il Tavolo istituzionale per le politiche di genere e le pari opportunità. Donne e Welfare per rilanciare lo sviluppo
venerdì 23 gennaio 2009
Ripetutamente sollecitato dalle varie associazioni femminili del territorio orvietano - Emily Umbria, L'Albero di Antonia, Il filo di Eloisa - nasce concretamente in questi giorni il “Tavolo istituzionale per le politiche di genere e le pari opportunità” del Comune di Orvieto. Il tavolo è promosso dall’Amministrazione Comunale allo scopo di favorire l’occupazione femminile, lo sviluppo economico e le pari opportunità in campo lavorativo. Ne fanno parte l’Assessora Pirkko Peltonen e le Consigliere Comunali del gruppo PD, Donatella Belcapo e Anna Rita Mortini che ne è coordinatrice, le quali hanno messo a punto un documento e un'agenda di lavoro che, sin dagli inizi di febbraio, prevede un primo incontro con le associazioni femminili della città.
“Il tavolo istituzionale per le politiche di genere e le pari opportunità nasce perché – sostengono nel documento costitutivo Pirkko Peltonen, Donatella Belcapo e Anna Rita Mortini - il cambiamento della società può avvenire in maniera poco rumorosa, lontano dai clamori mediatici. Una silenziosa riforma, magari animata dalla tenace volontà delle donne, può mettere in moto quell’innovazione che andiamo cercando con sempre maggiore insistenza. Proprio in questi giorni l’Assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Pari Opportunità, Maria Prodi, ha spiegato l’approvazione da parte della Giunta Regionale delle modalità per l’erogazione di un contributo di 300 euro annui (riproposto per i prossimi due anni) per ciascun bambino inserito negli asili nido dell’Umbria autorizzati al funzionamento, sottolineando il valore dei servizi per la prima infanzia che non sono solo luoghi di cura essenziale per la crescita delle bambine e dei bambini, ma anche realtà che favoriscono l’occupazione femminile e lo sviluppo economico, nonché le pari opportunità in campo lavorativo. Quest’ultimo aspetto è decisivo - continua il documento - perché collega la questione dei servizi all’infanzia con sviluppo economico e occupazione femminile. L’ingresso delle donne nel mercato del lavoro può diventare una delle soluzioni per far uscire l’Italia dalla sindrome del declino. Il lavoro delle donne produce più redditi per le famiglie ma anche altro lavoro. Secondo alcune stime, infatti, per ogni 100 donne che entrano nel mercato del lavoro si possono creare fino a 15 posti aggiuntivi nel settore dei servizi (per l’infanzia, gli anziani, il tempo libero e altro ancora). Senza ‘più donne al lavoro’ - oggi in Italia lavorano il 46,3% delle donne, uno dei valori più bassi d’Europa - il nostro Paese non può tornare a crescere. È per questa ragione che le politiche di conciliazione, quelle che consentono di conciliare maternità, lavoro e aspirazioni economiche, e le politiche attive debbono diventare centrali nell’agenda di quelle riforme poco rumorose ma determinanti per ridare un futuro all’Italia. Ma il tema non è tra le priorità del Governo in carica tanto che nella Finanziaria 2009 non è stato previsto neppure un euro per l’occupazione femminile”.
“Dinanzi ad una crisi sempre più preoccupante e incerta – aggiungono Peltonen, Mortini e Belcapo - le donne rischiano di pagare un conto fin troppo salato, specie quelle più esposte all’incertezza del lavoro precario. Per affrontare questo difficile passaggio, è necessario mettere in campo politiche attive del lavoro per le donne, di conciliazione e di condivisione. Le politiche attive si concretizzano in incentivi alle imprese per l’assunzione di donne e in favore del part-time. Le politiche di conciliazione prevedono invece il sostegno alla flessibilità degli orari, agevolazioni fiscali per le donne che lavorano, investimenti sui servizi alla persona e sugli asili nido. Le politiche di conciliazione sono finalizzate ad incrementare la partecipazione degli uomini al lavoro di cura, attraverso un congedo obbligatorio di paternità di 10 giorni alla nascita di un figlio. Anche la questione dell’età pensionabile va affrontata con reali pari opportunità di accesso e di condizioni delle donne nel mondo del lavoro. E ancora: nel dicembre 2008, in occasione della discussione sulla Finanziaria, la componente del PD in Parlamento ha avanzato una serie di proposte per l’incentivazione dell’occupazione femminile e l’equiparazione dell’età pensionabile. In sostanza, si prospetta di ridurre il prelievo Irpef sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello (in modo da favorire la crescita della produttività e la sua equa redistribuzione) e la riduzione del prelievo Irpef sulle lavoratrici, dipendenti e autonome, con figli. A parità di reddito, di prestazione di lavoro, di settore di attività, il lavoro di una donna con figli deve essere fiscalmente agevolato, e costare meno all’impresa, rispetto a quello di un lavoratore maschio. Il risoluto ri-orientamento ‘al femminile’ del sistema fiscale e di welfare può essere finanziato, almeno parzialmente, per mezzo del graduale e flessibile superamento della differenza dell’età di accesso alla pensione tra uomini e donne che, dopo la sentenza della Corte europea di giustizia, è diventata una questione non più eludibile”.
“Anche a livello locale si può fare molto in termini di politiche di conciliazione – sostengono ancora - a partire dai servizi per l’infanzia, senza dimenticare il più generale sistema del welfare. La qualità delle politiche sociali dell’Orvietano è elemento determinante del nostro sistema del benessere. Un sistema di civiltà rispetto al quale la politica è chiamata a svolgere un costante lavoro di promozione e valorizzazione. Nella nostra realtà disponiamo di un grande patrimonio di qualità professionali, umane e organizzative che deve essere posto al centro delle politiche di sviluppo. Un ‘bene comune’ nato dall’impegno delle Amministrazioni Comunali, degli operatori pubblici, della Cooperazione Sociale e del mondo del volontariato. La qualità delle politiche di conciliazione e di welfare è quindi un tema che riguarda tutti i protagonisti dello sviluppo economico del territorio, perché ne rappresenta un fattore di competitività e un potente fattore di attrazione di nuovi residenti e imprese. L’Amministrazione Comunale ha fatto bene a prevedere il terzo asilo nido a Ciconia e a garantire la tenuta complessiva della totalità dei servizi anche a fronte di continui tagli imposti dal Governo, proseguendo il buon lavoro impostato negli anni, che ha consentito all’Orvietano di differenziarsi positivamente dal contesto dei servizi provinciali e regionali. Non possiamo restare però sulla difensiva ma dobbiamo andare oltre, impegnando la politica a fare di più, a trovare la strada di queste straordinarie ‘riforme silenziose’. E nei futuri programmi amministrativi questi temi devono essere un obiettivo prioritario affinché le donne e le famiglie possano finalmente poter disporre del proprio progetto di vita. Per una nuova politica di genere è fondamentale la condivisione con la città, le associazioni femminili, le organizzazioni economiche e sociali e i partiti politici cittadini”.
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