politica

La relazione del Segretario del PS Orvieto Evasio Gialletti

domenica 23 novembre 2008
PARTITO SOCIALISTA SEZIONE COMPRESORIALE DI ORVIETO CONGRESSO Ristorante San Giovenale - Orvieto 21/22 novembre 2008 INTRODUZIONE Desidero come prima cosa rivolgere un saluto a tutti i presenti e ringraziarli per la loro partecipazione. Questo Congresso vuole essere anche una sorta di consuntivo della mia attività svolta in questi ultimi dieci anni sia come segretario di partito e sia come amministratore di questa nostra città e, a fronte di ciò, ringrazio tutti i compagni. Voi li conoscete e quindi non vi è alcun bisogno che ne faccia i nomi, e sapete che mi hanno affiancato e hanno condiviso con me scelte politiche locali a volte non proprio semplici. Pur distinguendoci e talvolta scontrandoci (ma in maniera sempre costruttiva) siamo comunque riusciti a non allontanarci dall’obiettivo primario che era il bene della città, rispettando in questo modo gli impegni che il Partito si era preso sia con gli elettori che con i cittadini tutti. Mi corre l’obbligo, e lo faccio con tutto il cuore, di ringraziare e salutare i membri del Direttivo uscente e tutti coloro che hanno condiviso con me lo sforzo per svolgere un ruolo politico impegnativo e gravoso. Guardando sempre al futuro della città, siamo stati il partito che ha mostrato maggior senso di responsabilità nell’amministrare il Comune, anche subendo scelte a volte pesanti da digerire: ringrazio quindi il capogruppo consiliare Barbabella, l’Assessore all’Urbanistica Desideri, Adelaide Ranchino che è stata in Consiglio nel precedente quinquennio; insomma tutti, senza esclusione di alcuno. Grazie a Piacenti e Bertini rispettivamente Segretario provinciale e regionale del Partito. Brevemente, mi dispiace dirlo, ma a livello nazionale non ho mai condiviso la scelta fatta dal nostro ex Segretario Boselli: ci ha mandati, senza minimamente tener conto di quello che gli iscritti chiedevano, al “macello”. Per miopia? Per poca lungimiranza? Per scarsa capacità di valutazione? Ha voluto correre da solo e il risultato è stato devastante, ma questo lo si percepiva anche prima del risultato elettorale. Il ruolo di Orvieto nella Provincia e nella Regione è tema antico e mai risolto in modo soddisfacente, e si ripropone oggi con prepotenza se, come sembra, si andrà speditamente verso il federalismo. Io condivido che si formi un partito regionale autonomo dove la base viene ascoltata e, in questo modo in una realtà ristretta ci è consentito di essere più vicini alle esigenze dei cittadini. Le proposte del Partito socialista, a livello locale, sono rappresentate nel nostro slogan “Unire le forze per cambiare la Città in meglio”. Come? Attraverso una ripresa dell’economia, attraverso la cultura, la scuola, il turismo, la sanità, le politiche sociali, la gestione del territorio e l’ammodernamento delle infrastrutture. Questi sono i cardini fondamentali per i quali, noi socialisti, dobbiamo lavorare intensamente. Non siamo in un “ventre di vacca”: questo non lo penso e non lo voglio far credere a nessuno. Siamo dentro una crisi generale molto complessa, una di quelle crisi di sistema che incidono sulla vita delle persone e generano perciò paure diffuse e inevitabilmente fanno più parlare dei pericoli incombenti che ragionare delle strategie per uscirne. Eppure chi si occupa del governo delle collettività, che siano nazionali o locali poco importa, deve preoccuparsi delle cose da fare ed avere idee buone, efficaci, adeguate. Deve abbandonare le tattiche e costruire strategie. Insomma deve essere classe dirigente. Dovrebbe essere sempre così, ma nei periodi di crisi è inevitabile che sia così, perché la realtà spinge a spazzar via gli eccessi di miopia e furbizia che normalmente abbondano nei periodi di sicurezza e di stabilità. Emerge dunque il bisogno di tornare ai fondamentali, alle scelte lungimiranti, alle logiche di sistema. Noi non abbiamo mai abbandonato questo atteggiamento, nemmeno quando sembrava che tutto fosse facile e che dunque si potesse navigare a vista tanto le risorse erano infinite, o che tutto fosse possibile tanto qualcuno poi avrebbe pagato. Noi abbiamo tenuto sempre alta l’idea della politica come progetto di miglioramento della società e come esercizio di responsabilità pubbliche senza improvvisazioni. Crediamo per questo di avere le carte in regola per continuare a proporci come classe dirigente a maggior ragione in un periodo di crisi come quello attuale. E non a caso ci stiamo impegnando con assoluta priorità sulle questioni di programma, con una visione coordinata delle questioni orvietane con quelle provinciali e regionali, e cercando però anche di capire come queste si collochino nei contesti ancora più generali. Con questa visione vogliamo costruire una piattaforma di idee di governo credibili e adeguate al momento attuale, ma anche strategiche in quanto dotate di forte capacità prospettica. Da qui il bisogno di confrontarci con i soggetti che organizzano le diverse istanze della società e con singoli cittadini che vogliono contribuire a migliorarne le possibilità di governo. I Socialisti sono disponibili ad entrare in un nuovo centro sinistra sulla base di una piattaforma programmatica che tenga conto delle nostre elaborazioni e delle nostre posizioni. Lo stesso Pd sta manifestando a livello nazionale interesse al dialogo. Se scendiamo poi a livello regionale e locale la vicinanza appare ancora più stretta. Nel partito c’è anche una solida componente giovanile che sarà coinvolta non per esigenze anagrafiche, ma per le reali potenzialità che dimostra. Ovviamente, eletta la segreteria, si dovrà passare all’azione concreta. Sulla questione “Orvieto” i Socialisti hanno idee molto chiare. La nostra linea è quella di stare in questa maggioranza. Crediamo che questi siano stati anni decisamente difficili per l’amministrazione locale, ma i problemi sono stati superati grazie ad un lavoro serio della giunta e del Sindaco. Siamo disponibili a discutere con i partiti che attualmente compongono la maggioranza, con estrema chiarezza e non saremo mai in una coalizione con chi amministra e allo stesso tempo scende in piazza contro se stesso, e non lo saremo mai con chi fa la politica con i tribunali, i ricorsi al Tar o alla Corte dei conti. Queste sono necessità imprescindibili per i socialisti orvietani. In questi anni il partito socialista ha dato molto, subendo scelte difficili da digerire come è la vicenda della Rpo, ed ora, sempre nella lealtà che ha mostrato, vuole essere rispettato per il lavoro svolto e per la responsabilità che ha dimostrato, e per le idee e le competenze che ha messo a disposizione. SANITA’ E SOCIALE Per il Partito socialista la salute ed il benessere rappresentano le condizioni da tutelare costantemente. Se c’è ancora una branca in cui la sinistra, ovviamente anche quella riformista, riconosce la propria definizione nella scelta della “mano dello Stato”, è la Sanità. Sanità efficiente e sanità per tutti, guardando all’incremento delle somme destinate alla ricerca scientifica, all’abbattimento delle liste d’attesa, alle modalità di selezione dei manager, dei primari e di coloro che posseggono responsabilità rilevanti. La chiave di volta dovrà essere un progetto ragionato e pragmatico di lungo respiro, fondato sulla promozione dei meriti e sulla salvaguardia dei bisogni. Non più soluzioni una tantum e necessità di snellire drasticamente la macchina burocratica delle procedure e dei costi. Dopo questa breve introduzione generale desidero parlare della nostra realtà locale e qui voglio dire che i socialisti hanno operato ed opereranno affinché la sanità e la politica sociale pongano al centro il cittadino-utente. L'obiettivo principale ovviamente è quello di tutelare la salute individuale e collettiva della comunità provinciale e locale e, nel contempo, di valorizzare la collaborazione con le Associazioni di volontariato e di tutela attive nel nostro territorio. La prevenzione riguarda la medicina di base su tutto il territorio: il nuovo piano sanitario regionale prevede maggiori risorse per la medicina di base e la prevenzione, ciò che vuol dire ridurre le spese e gli investimenti su tutto il territorio orvietano, oltre ad una adeguata prevenzione delle malattie ed un alto livello di qualità e controllo. Il nostro distretto eroga varie prestazioni, quali (ne cito alcune): assistenza medica di base, assistenza farmaceutica, assistenza domiciliare integrata, certificazioni medico-legali, prelievi per analisi chimico-cliniche, attività specialistica in tutto il territorio ecc. Riguardo all’abbattimento dei tempi d'attesa per la consegna dei risultati ai pazienti abbiamo ottenuto un buon risultato e, questa, è solo una delle novità della nostra ASL. Un altro degli obiettivi raggiunti riguarda l’assistenza domiciliare. Questo servizio è rivolto a tutti ma soprattutto alle persone anziane. Gli obiettivi consistono nel garantire la centralità del paziente e della sua famiglia, migliorare l’organizzazione e la qualità della vita alle persone fragili, attraverso una riduzione dei ricoveri impropri. Il Partito Socialista è impegnato a sostenere l’attuazione di sedi e strutture pubbliche in grado di accogliere le persone anziane. Attualmente queste strutture sul territorio orvietano esistono, ma essendo di tipo privato non convenzionato comportano una spesa elevata per il cittadino che ne usufruisce. La nostra popolazione è caratterizzata da un gran numero di persone anziane che con la pensione riescono a malapena ad arrivare alla fine del mese, persone che hanno diritto ad una vita decorosa come decoroso è stato il loro apporto nel mondo del lavoro e che ora però si vedono abbandonate da una società consumista che guarda al solo resoconto economico. È per questo che molti anziani spesso vengono “parcheggiati” nel nostro nosocomio nella speranza di ricevere le attenzioni che non riguardano solo il loro stato di salute ma anche il loro stato di abbandono sociale. Mai come ora, quindi, si sente la necessità di avvicinare e sensibilizzare l’opinione pubblica su argomenti che ci riguardano da vicino. Il nostro ospedale dovrebbe essere il fiore all’occhiello che rispetta la volontà di una popolazione che crede alla crescita innovativa di un sistema sanitario in continuo sviluppo scientifico e tecnologico. Invece si è ancora in attesa della ristrutturazione del nuovo modello organizzativo, peraltro dopo le innumerevoli assicurazioni della conferenza dei Sindaci. Anche in questo caso il P.S. ritiene che l’impostazione delle legge regionale debba essere interpretata dai Sindaci in modo da compartecipare le scelte con i consigli comunali, perché si tratta di questioni che riguardano la salute di tutti i cittadini. La rivisitazione della pianta organica è un altro argomento su cui il Partito si è attivato spingendo e accelerando le procedure di assunzione (tecnici, infermieri, medici ecc.). Devo dire che con grandi sforzi la Direzione Generale ha tamponato la carenza di personale e in questi due anni sono state fatte adeguate assunzioni di personale. Con i recenti concorsi banditi dall’Azienda parecchi giovani hanno avuto e avranno la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Cari compagni ed amici, come operatore della sanità e consigliere comunale ho un grande rammarico, quello di non vedere attuata la possibilità, a suo tempo assicurata, del corso di laurea delle professioni infermieristiche. Le istituzioni hanno fatto il possibile (per lo meno credo) affinché il corso si potesse insediare, ma di fronte alle spropositate richieste di contributi economici sono state costrette a rinunciare. Concludo questo argomento dicendo che resta ancora uno scoglio da superare e riguarda l’organizzazione, tuttora discutibile sotto alcuni punti di vista quali quelli strategici, economici, e comunicativi. L’impegno affinché si possa concretizzare un modello rivolto all’evoluzione e al progresso necessario per la salute dei cittadini noi ce lo siamo presi e lo porteremo avanti fino a che non sarà realizzato. CULTURA Il “bene culturale” è una delle più forti caratterizzazioni della città di Orvieto ed uno dei suoi più significativi prodotti: il Fanum etrusco è cultura, il cantiere del Duomo è cultura, il vino è cultura. Noi socialisti, non soltanto orvietani, fin dalla fondazione del partito, più di un secolo fa – è bene ricordarlo visti i tanti partiti nati in questi ultimi anni – riteniamo la cultura uno dei veicoli più forti per la definizione del nostro futuro sempre più libero da pregiudizi e da fondamentalismi, qualsiasi essi siano. Per questo noi sosteniamo, quale elemento prioritario, la libertà di accesso alla formazione, all’istruzione, che riteniamo unico mezzo per la corretta, libera, laica, autodeterminazione dei popoli. Qui ad Orvieto, questa nostra attenzione si è concretizzata in una vera e propria definizione dell’attività politica, nella nostra azione di governo dal dopoguerra ad oggi. Di tutte le fasi della nostra storia, della storia del nostro partito. Questo va rivendicato con forza. Ma oggi, non possiamo tacere che ci troviamo di fronte ad un quadro con luci ed ombre. Potremmo stare qui a raccontarci quanto siamo stati bravi, quanto è stata brava la coalizione di governo della città: sarebbe facile. Ma, compagni, per poter crescere e migliorare, dobbiamo interrogarci e fare autocritica, quella vera. I grandi impegni della maggioranza, da noi sostenuta, non possono essere elogiati per piatta piaggeria. Ne prendo in esame tre: la biblioteca comunale, il parco archeologico, il sistema museale. La nuova biblioteca comunale è un lavoro di grande impegno che non può essere limitato agli spot pubblicitari e aggregativi del passamano con i libri e le magliette con scritto “trasferisco cultura”.! Sono troppi mesi che la vecchia sede è chiusa e la nuova non è ancora aperta: non c’è cultura, non c’è formazione, senza una biblioteca efficiente. E riflettendo sul ritardo, si dovrà riflettere seriamente, guardando i grandi spazi della nuova sede, se non si è fatto un passo più lungo della gamba: se la nuova sede non sia sovrastimata per una realtà come la nostra. Stessa cosa possiamo dire per il recente ‘protocollo d’intesa’ fra gli enti cittadini che gestiscono i musei e il Comune, protocollo che noi Socialisti abbiamo votato benché non invitati alle fasi di definizione dell’atto stesso. È stata chiesta, da più parti, all’interno della stessa maggioranza, una più circostanziata riflessione politica maggiormente partecipata, con l’apertura alla società civile ed intellettuale, al fine di ripensare e meglio definire il protocollo stesso. Ma ci si è affrettati, forse sbagliando, a porlo in atto, con sospetta fretta, mentre la città non ha strutture museali a norma per accogliere grandi mostre. Ci si dimentica che il Parco Archeologico non è soltanto un parco archeologico, ma un anello tutto intorno alla rupe con evidenti emergenze di epoca postclassica troppo spesso lasciate al loro destino - mi riferisco alle tre fontane del Leone, di S. Zero e delle Conce, ma anche al tracciato dell’acquedotto medievale, alle mura dei borghi extraurbani ancora oggi visibili lungo le vie di Santo Manno e del Salto del Livio, così come sembra essere lasciato al proprio destino l’ambito paesaggistico e ambientale che caratterizza il circuito. Elementi tutti che troverebbero la giusta attenzione in una direzione scientifica allargata. Ma la vera scommessa sono le scelte che la città è chiamata a fare nel prossimo futuro mettendo in gioco immobili, edifici storici e attività economiche. Bisogna avere la forza per una maggiore condivisione. Non voglio tacere un ultimo punto. Le Associazioni Ambientaliste, riconosciute a livello nazionale, da tempo stanno richiamando l’attenzione sul futuro del nostro territorio, per una maggiore attenzione al paesaggio quale bene culturale prioritario. Le scelte future della città di Orvieto, da quelle culturali a quelle economiche, non potranno prescindere dal tenerne conto. La definizione del paesaggio è un vero e proprio atto culturale. Costruire il territorio non significa riempirlo di cemento fino alla saturazione ma significa una progettazione che, con maggiore attenzione, tenga conto della forma del panorama, del paesaggio, del territorio stesso. Queste sono le nuove tematiche, il contributo di noi Socialisti al dibattito culturale sul futuro della nostra città. TURISMO E GRANDI EVENTI “Orvieto città alta e strana” fu definita nei secoli passati ed ha mantenuto, in tutti i suoi aspetti, questa caratteristica. Oltre ad “Umbria Jazz” che abbisognerebbe di qualche certezza in più, c’è un certo fermento sia nel filone classico che leggero contemporaneo con il rischio, però, di infarcire un programma già vasto che andrebbe invece razionalizzato e forse sfoltito per dare maggior respiro alle manifestazioni di punta che poi sono quelle che incentivano il turismo. Nel settore del teatro, oltre alla consueta stagione del “Mancinelli”, (con l’aggiunta del programma del “Carmine” e nella danza dello “Zip Festival”, attività di nicchia) si potrà tendere ad ampliare l’offerta produttiva essendoci le competenze professionali per coniugare drammatizzazioni inerenti fatti e personaggi che hanno caratterizzato la storia della città, in sintonia con direttive del Ministero competente, e turismo di qualità, per poter offrire al turista del domani pacchetti variegati ed allettanti. Orvieto vive di turismo, che oggi deve contenere aspetti esperienziali. L’individuo che viaggia vuole immergersi in “un mondo”, cerca emozioni e piaceri che spaziano dall’enogastronomia, nel nostro caso con vini, oli e cibi tipici di pregio, all’arte, settore che oltre ai noti tesori architettonici abbisognerebbe di poter migliorare l’offerta iconografica, per ora poco pubblicizzata sia nei confronti della cittadinanza che verso l’esterno. Le mostre che si susseguono al Palazzo dei Sette ed ora al centro espositivo di Palazzo Coelli, a volte di un certo rilievo, non riescono, per ora, ad incidere, a diventare “motivo” per una visita apposita nella nostra città. Questo richiederebbe un lavoro selettivo e una struttura in grado di promuove nelle sedi opportune le mostre, evitando di definire “eventi” quelli che “eventi” non sono. A questo proposito non sarebbe difficile cucire incontri internazionali con al centro un “fatto” culturale importante, attorno al quale far ruotare le potenzialità che Orvieto ha, con la collaborazione del Palazzo del Gusto, degli albergatori e dei ristoratori, al fine di aumentare la permanenza turistica media che rimane un annoso problema, anche con budget limitati. Nello specifico si sente la mancanza di un foglio mensile, dalle alte tirature, da far circolare in Italia e, possibilmente, tradotto, in zone mirate d’Europa, che illustri il programma che la città offre e di cui, spesso, nemmeno gli orvietani sono a conoscenza, visto l’accavallarsi di date e le evitabili concomitanze. Sarebbe sufficiente individuare una figura cui far riferimento, ad uso di enti pubblici e privati, che possa orientare il notevole flusso di iniziative, che possa filtrare la gran mole di cose che accadono, a volte senza il meritato seguito. Una figura solamente consultiva, senza potere politico, ma semaforo di un quadrivia che abbisogna di razionalizzazione di risorse e sforzi organizzativi significativi che potrebbero dare ad Orvieto nuovo slancio, al passo con i tempi. Orvieto può valicare i confini regionali puntando sulle cose giuste, essendo impensabile una prolificazione continua ed aprogettuale. Una selezione potrebbe essere salvifica per quelle iniziative che meritano ancora oggi fiducia, evitando grappoli di proposte che magari non centrano gli obiettivi iniziali di rilancio dell’immagine di una città potenzialmente importante, ma che rischia di impantanarsi nell’eccesso di offerta culturale, abbassando la qualità della stessa. Esigenze del cittadino e possibilità di sviluppo viaggiano di pari passo, fiancheggiate da una iniziativa politica volta al benessere e alla qualità della vita di abitanti e turisti. Per tutto ciò si potranno fare scelte mirate, potenziando quelle iniziative edificanti che contribuiscano alla stabilizzazione di una immagine di Orvieto, sì, “alta e strana” ma affascinante nella sua struttura urbanistica e ricca di spunti originali in grado di perpetuarne l’appeal che ha ispirato artisti e popolazioni a livello internazionale. URBANISTICA E INFRASTRUTTURE Desidero ripercorrere brevemente e a tappe tutte le più importanti fasi, a livello amministrativo, del Piano Regolatore Generale. Quello strutturale, approvato nel 2004, del quale è stata adottata la variante nel luglio 2007 e controdedotto nel febbraio 2008, ci ha permesso di: riportare tutte le previsioni infrastuttturali; istituire il ”Parco Culturale” collegato al progetto del P.A.A.O.; stralciare 65.000 mq (circa di zona B); adeguare gli indici della zona agricola alla legge regionale; individuare tre nuove zone per edilizia sanitaria; prevedere l’ampliamento di 12 cimiteri. sempre variando il Prg.S, abbiamo previsto l’ampliamento del 30% della volumetria per gli edifici della ex Caserma Piave. Ampliamento che, nel caso degli edifici ex infermeria ed ex mensa, consentirà di adeguarli ai moderni standard richiesti nella erogazione dei servizi ai cittadini e di garantire una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Altresì si è dato il via all’attuazione dell’area industriale di Bardano, al PEEP di Sferracavallo e al PUC2 del centro storico. Riguardo, invece al Piano regolatore generale parte Operativa, si è adottata la variante per l’area “ex I.N.A.P.L.I.”. Questo, per quanto ci riguarda, è stata motivo di grande soddisfazione perchè l’A.T.E.R. di Terni, attraverso l’inserimento nel PUC2, ci ha permesso di ottenere il finanziamento pubblico per il suo acquisto e recupero. In questo edificio, battaglia sostenuta in primis dai socialisti del Comune di Orvieto, si realizzeranno tredici alloggi per single e giovani coppie che, generalmente, sono categorie troppo spesso dimenticate in quanto si tende a fare le case popolari per nuclei familiari di 4 o 5 persone. IL SISTEMA DELLA MOBILITA' Il tema della mobilità nella variante è considerato centrale; si tratta di una questione sulla quale si chiede attenzione e capacità di decisione. È ricorrente la richiesta di un adeguamento della rete attuale che sembra rendersi necessario a motivo di una viabilità “difficile”. La rete della mobilità appare nel suo complesso inefficiente rispetto alla capacità di garantire una accessibilità diffusa alla città segnata da criticità nei punti di incrocio, intesi sia come nodi di intersezione tra assi viari strategici per i collegamenti tra le diverse parti della città e sia come nodi di interscambio fra forme diverse di trasporto. L’Obiettivo è quello di favorire la fluidità della rete viaria e l’evoluzione delle dinamiche di spostamento e sosta. Ci si prefigge quindi di: - rendere più agevoli i percorsi di attraversamento della città intervenendo sulla rete delle infrastrutture e sulle connessioni fra le stesse; - rivedere l’organizzazione delle gerarchie dell’intera rete stradale. La variante, quindi, ha in se delle scelte che sono: la “Complanare”, in quanto arteria in grado di attrarre su di essa quanto più traffico possibile. Capace quindi, di migliorare l’accessibilità territoriale, decongestionare dal traffico i quartieri localizzati ai piedi della Rupe con il conseguente incremento della qualità della vita; il casello Orvieto nord, utile ma non necessario; la realizzazione di una rotatoria all’altezza del bivio di Corbara e il potenziamento della strada comunale (a Ciconia); la realizzazione di una bretella che collega, la S.S. 79 bis e l’ampliamento dell’area industriale; la realizzazione del sottopasso in via dei Tigli (a Ciconia); la rotatoria e variante in località La Svolta; la realizzazione della variante, che collega la strada del piano con la complanare e con le provinciali per Allerona e Castel Viscardo (a Sferracavallo); la costruzione del terzo ponte sul fiume Paglia, che dalla complanare arriva sino alla strada per Corbara e direttamente all’ospedale; il potenziamento della S.S. 205 Amerina dalla rotatoria di Orvieto Scalo sino al confine con il comune di Baschi; il potenziamento della S.S. 71 Umbro Casentinese dall’altezza del cimitero sino all’incrocio con la strada che và a Porano; il potenziamento della strada comunale di Sugano; il potenziamento della strada comunale di Torre San Severo; il potenziamento della strada vicinale che collega i comune di Orvieto, Porano e Bagnoreggio; la bretella in località “le Conce” (Santomanno); la rotatoria di Bardano, all’altezza del fosso Romealla e la bretella di collegamento con la viabilità dell’area industriale; la realizzazione di un breve tratto di strada che congiunge le zone residenziale di Bardano con la strada comunale; il potenziamento del sottopasso ferroviario nella zona industriale, e la realizzazione della bretella stradale di collegamento tra le due aree industriali (Bardano/Ponte Giulio), la realizzazione della bretella stradale di collegamento tra il casello Orvieto Nord e la provinciale di Castel Viscardo; la realizzazione di due brevi tratti stradali a Canale. Tutte queste previsioni, alcune inserite nel PRG strutturale e alcune inserite nel piano triennale delle OO.PP., sono in fase di progettazione definitiva ma, noi socialisti, intendiamo impegnarci su alcune questioni che consideriamo prioritarie ed essenziali quali: a)finanziamento definitivo della complanare; b)viabilità in Via dei Tigli a Ciconia; c)variantina di Sferracavallo. LA CASERMA PIAVE Su questo bastano poche considerazioni ma chiare. Si sa com’è andata fino ad oggi. Noi socialisti abbiamo fatto un gran lavoro ed eravamo ad un passo dalla soluzione. Soluzione buona, se chi si è presentato dopo di fatto ha ricalcato le nostre proposte. Comunque si è voluta scegliere un’altra strada. Noi non solo non abbiamo frapposto ostacoli, ma abbiamo ancora una volta collaborato, cercando naturalmente di correggere quello che ci sembrava costituisse o un pericolo o una rinuncia inaccettabile. Ora attendiamo di vedere se la nuova strada avrà uno sbocco positivo e poi decideremo il nostro atteggiamento. Certo non accetteremo delle soluzioni qualsiasi, che non utilizzino a pieno le potenzialità di sviluppo che questo complesso rappresenta per la nostra città e per il nostro territorio. RIFLESSIONI Prima di passare alle conclusioni vorrei fare un accenno al nostro Partito. L’Italia sta attraversando un autunno di notevoli difficoltà: economiche, legate ad una congiuntura internazionale negativa, ma anche a carenze strutturali interne; sociali, con tutta una serie di proteste, dagli studenti ai dipendenti pubblici; politiche, con un quadro nazionale, che poi si riversa su scala locale, frantumato ed in continua fibrillazione. Concedetemi un attimo di soffermarmi, brevemente, sul mondo della scuola, sui giovani per i quali sembra che il tempo si sia fermato a quelle giornate roventi di fine anni 60, sfogliando i quotidiani ascoltando i diversi mezzi di comunicazione che hanno avuto un’evoluzione esponenziale, si ritorna a quella concezione di pragmatismo storico del mai tramontato “68”. Dopo giorni in cui tutti evocano il buon senso e la diplomazia, in cui “dimostrare è un diritto”di tutti, ecco che succede il contrario di ciò che ci si aspetta: Berlusconi non tollera le occupazioni studentesche e minaccia l’uso della forza invece di cercare un colloquio con i giovani, l’opposizione accusa il premier di “soffiare sul fuoco” e quindi può gridare al regime, invece di farsi garante dei movimenti studenteschi e mostrare un’apertura alla maggioranza. In più ci sono i movimenti studenteschi che sfilano in segno di protesta in maniera civile inizialmente, poi viziati dal virtuosismo politico riescono a politicizzare anche i cortei, con scissioni e tensioni, le solite schermaglie con accuse e smentite, così ogni diritto di manifestare si è ridotto ad una ordinaria protesta. I movimenti che scendono in piazza contestano il provvedimento Gelmini e la legge 133/08 della finanziaria, che impone di ridurre il debito pubblico senza ricorrere all’aumento della pressione fiscale, rispettando gli accordi internazionali e quindi i tagli anche per il comparto dell’istruzione sono inevitabili. Tuttavia ogni ministero può decidere liberamente come effettuare i tagli, tanto piu’ che il taglio medio imposto dal Ministro del Tesoro ad ogni ministero è del 10% mentre i tagli previsti per la scuola libera sono del 25-30%. Il movimento che nelle scuole e nelle università contesta il provvedimento è imponente. Le forme di lotte sono antiche, blocco della didattica e occupazione. Molti nella scuola solidarizzano, famiglie comprese. Molti altri temono un inutile ’68. L’opposizione pensa solo esclusivamente ad una spallata contro il “regime”, mentre il premier immagina di vincere la prova di forza sotto due ambiti, quello politico presentando un decreto che in teoria è una contro-riforma e l’ambito di potere attraverso l’uso delle forze dell’ordine. Ma lo strappo si svolge tra protagonisti che non si conoscono, Berlusconi protesta contro quei pregiudizi sulla riforma Gelmini, dall’altra quelli dei movimenti che sostengono che il taglio dei fondi all’università e la reintroduzione del maestro unico uccidono la ricerca e la didattica, in più la protesta è cavalcata da professori e baroni universitari che non vogliono mollare un centimetro di privilegi. Ciascuno mostra il peggio di se stesso, in più i movimenti e i partiti di opposizione anche quelli extra parlamentari pensano di costruire un futuro sopra le teste rotte degli studenti. Non è questa la strada per migliorare la scuola. Né è questa la strada per migliorare l’Italia. In nessun paese, mai, si sono fatte e gestite grandi riforme con una parte considerevole dei diretti interessati contro e una parte considerevole dei cittadini contraria. Il governo non può modificare la struttura della scuola ignorando il senso comune e le prospettive, c’è il destino della scuola pubblica in discussione, c’è il futuro delle giovani generazioni che si decide oggi. Così non si migliora la scuola, specchio della società, né tanto meno si fa uscire l’Italia dal guado. Tutti dovrebbero fare un passo indietro. Il continuo braccio di ferro rende perdenti i contendenti e toglie al Paese ogni possibilità di trasformazione e di rilancio. Ma ritornando al tema generale dicevo, appunto, che l’Italia sta attraversando un autunno di notevoli difficoltà ed è, in questo contesto, che la presenza di una forza autenticamente riformista, ispirata ai valori della sinistra socialista, europea, laica appare sempre più opportuna e necessaria. Il Partito Socialista in Italia rappresenta tutto questo: il coraggio di ispirarsi a valori che hanno contribuito alla creazione di uno stato democratico, quale quello in cui viviamo, tramutandoli in risposte adeguate ai problemi che la società attuale ci pone quotidianamente. Con la conclusione degli appuntamenti congressuali, terminati con il Congresso Fondativo del Partito tenutosi a Montecatini nel mese di luglio, la fase organizzativa si è conclusa. Il tema delle alleanze appare ora uno degli argomenti cruciali che il Partito Socialista si trova ad affrontare, sia a livello nazionale, sia a livello locale, viste le scadenze elettorali che ci troviamo di fronte. Oggi il quadro complessivo della politica in Italia ed in Umbria, appare assai frastagliato ed in continuo movimento. Il rapporto con le forze moderate e riformiste del centro sinistra umbro, in primis con il Partito Democratico, si va ricomponendo dopo le vicende legate alle elezioni politiche della primavera scorsa. A scanso di facili ottimismi va detto che persistono alcune difficoltà, più che altro legate a situazioni particolari in singoli comuni, ma gli esiti di alcuni incontri sembrano testimoniare la volontà da parte del PD di instaurare con noi un rapporto di stretta collaborazione, privilegiando le ragioni di una sinistra riformista e di governo, abbandonando posizioni e strategie egemoniche, prive di prospettiva futura, che rischiano di causare risultati elettorali inaspettati. Da parte nostra, come stabilito dal Congresso Regionale, la costituzione del Gruppo delle Idee, coordinato dal compagno Barbabella, sta rispondendo alla volontà di recuperare da parte del Partito Socialista quel ruolo di guida, anche culturale, che in passato lo ha contraddistinto. Noi ci aspettiamo molto da questo lavoro e per parte nostra ci impegnamo a valorizzarlo. In questo momento, in cui sempre più la politica si limita a scelte demagogiche, dettate dagli umori della piazza piuttosto che da una seria elaborazione politica, determinata da principi e valori, anche ideologici, che hanno rappresentato per anni la parte nobile della politica italiana. Quello che ci aspetta, nei prossimi mesi, sarà una sfida complessa, ma da affrontare con la convinzione che, soprattutto a livello locale, abbiamo la forza necessaria per risultare determinanti sia in termini di contributo intelletuale-programmatico, sia in termini elettorali. Il nostro è sempre stato un partito territoriale, fortemente legato alla rappresentatività nelle amministrazioni comunali, con uomini e donne in grado di rappresentare un costante punto di riferimento per tutti i cittadini, riuscendo a dare risposte concrete e serie ai loro problemi quotidiani. Il Partito Socialista è vivo e, se su questo non vi erano dubbi a livello regionale, le ultime settimane hanno mostrato che anche a livello nazionale ci stiamo guadagnando gli spazi che le nostre idee meritano. In questi giorni abbiamo due importanti argomenti che caratterizzano la nostra iniziativa. Da una parte la raccolta delle firme per le quattro proposte di legge di iniziativa popolare. Quattro proposte di legge che tendono ad affrontare in maniera seria alcuni temi di grande attualità, verso i quali la politica dei grandi Partiti-contenitori non riesce a dare risposte: la revisione e la modernizzazione della nostra carta Costituzionale; la riduzione delle spese fisse sulle bollette di luce, gas e telefono; il contenimento del lavoro precario e il sostegno all'occupazione stabile; la tutela dei diritti delle coppie attraverso il riconoscimento di legami affettivi che non siano sanciti da un atto civile o religioso. Fondamentale poi per la difesa di una vera democrazia rappresentativa, la battaglia contro il tentativo da parte dell'Attuale maggioranza di Governo di modificare la Legge Elettorale Europea. Lo sbarramento al 5% e l'abolizione delle preferenze costituivano un colpo mortale al pluralismo e al diritto costituzionale dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti all'interno delle istituzioni elettive; ma ormai questo problema, grazie alle nostre battaglie insieme ad altre forze politiche, l’abbiamo superato. Queste sfide insieme alla prossima campagna elettorale per le Amministrative ci vedranno, come sempre, impegnati con la convinzione delle nostre idee e la forza della nostra gente. CONCLUSIONI Infrastrutture, economia e bilancio comunale: tre i punti fondamentali per rilanciare lo sviluppo orvietano. Credo che non servano voli pindarici e grandi illusioni per promuovere un nuovo sviluppo orvietano. Siamo decisamente stanchi di questa confusione. Il Casello Nord è un’infrastruttura utile, ma non è la priorità per il territorio. Per lo sviluppo della città servono altre infrastrutture, come può essere la complanare, sulla quale si sta lavorando da tempo. Guardiamo alla Piave con interesse per la città. Soprattutto si deve arrivare a dare una stabilità al bilancio comunale senza ricorrere ad annuali manovre risolutive. Si deve riprogrammare lo sviluppo della città con idee innovative che guardino al futuro. Su queste il partito socialista si siederà ad un nuovo tavolo del centro sinistra, discutendo di un programma concreto fatto di pochi punti, al quale verranno riconosciute le nostre condizioni. Un’alleanza con il centrosinistra ai vari livelli non è una novità: noi questa scelta l’abbiamo compiuta parecchi anni fa, prima di molti altri. Certo è che in un’alleanza plurale ciascuno mantiene la propria identità. Anche noi abbiamo fatto errori di valutazione, di prospettiva, non sempre abbiamo mostrato il meglio, non lo nego, ma lasciatemi dire che oltre che politici siamo anche uomini e quindi possiamo sbagliare. Ora, quindi, più che mai è tempo di riappropriarci dei grandi valori e delle prerogative che da sempre contraddistinguono radici e storia socialista: solidarietà, giustizia sociale, attenzione alle esigenze popolari, centralità del ruolo del mondo del lavoro. Ma anche rilanciare con energia la sfida ai mercati, approfondire lo studio di proposte innovative e alternative, lavorare al progresso e alle riforme con «coerenza e affidabilità». Nell’interesse concreto di tutti necessita realizzare un progetto comune, una riflessione culturale in termini di idee e proposte. Dobbiamo investire sui giovani che devono essere al centro dei nostri programmi. Dobbiamo provare ad ipotizzare un autentico «patto per lo sviluppo» con il marchio riformista-laico-socialista. Questa, oltre che essere una strategia politica che ci contraddistingue, è un obiettivo prioritario da perseguire per poter raggiungere quel benessere da tutti agognato ed al quale tutti hanno diritto. I socialisti credono in un Socialismo che ha come base il riformismo e hanno scelto una giusta posizione di sinistra nel centro sinistra che e' la sola posizione possibile per i socialisti che vogliono un mondo nuovo, un mondo riformista che è l’unico adatto ed in linea con i tempi. Le ragioni del socialismo sono nella sinistra: questo vale per la nostra Italia come per tutto il pianeta. ORGANIZZAZIONE Per quanto ho detto credo che sia utile proporre, oggi più che mai, un Partito snello ma, nel nostro piccolo, ben organizzato, con un Direttivo composto da 21 membri, un Segretario, un Vice Segretario, un Tesoriere, un Responsabile dell’organizzazione e un responsabile degli Enti Locali. Devono essere previsti e invitati compagni che fanno parte delle Associazioni, dei Sindacati, gli amministratori del comprensorio e il gruppo dirigente orvietano della Federazione Giovanile Socialista. Concludo chiedendo a tutti di lavorare e lavorare duro in vista della prossima tornata elettorale: essa rappresenta per tutti noi una grande sfida, la sfida che, se ben condotta, ci permetterà di attuare tutto quello che il Partito socialista si prefigge. Se l’assemblea di questo Congresso lo vuole, io sono a disposizione, per un ulteriore ma breve periodo, purché abbia la collaborazione fattiva di persone che sono disposte ad affiancarmi nella conduzione del Partito, a lavorare per il Partito, a farlo crescere non solo per noi socialisti ma per la collettività non dimenticando mai che le ragioni dei socialisti italiani nella sinistra sono chiare! Il socialismo e' di sinistra ed i socialisti sono uomini e donne di sinistra che lottano per una società più libera e più giusta. Evasio Gialletti

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