politica

Scuola e universita’: “I provvedimenti del governo danneggiano l’intero sistema, regionale e nazionale”. Mozione dei gruppi Pd, Prc-Se, Pdci, Verdi e civici

venerdì 31 ottobre 2008
“La Giunta regionale continui a mettere in atto le iniziative necessarie affinché il Governo riveda la propria posizione sui tagli operati per il comparto scuola e università ed apra un tavolo di confronto con le istituzioni locali, i sindacati, gli studenti e gli operatori del settore”. E’ quanto richiedono in una mozione sull’"Impoverimento del sistema d’istruzione italiano" i gruppi consiliari di maggioranza del Pd, Prc-Se, Pdci e "Verdi e Civici" che invitano, inoltre, l’Esecutivo regionale a “sollecitare tutti i parlamentari umbri ad impegnarsi per scongiurare l’attuazione dei provvedimenti riguardanti la scuola e l’università, che danneggiano l’intero sistema regionale e nazionale”. Secondo i proponenti della mozione l’intervento del Governo su scuola e università “risponde solo a una logica di risparmio e non ha alcun fondamento di tipo didattico, pedagogico e culturale”. Viene giudicato negativamente anche il metodo seguito, con il “ricorso eccessivo a decreti legge e alla fiducia: una pratica che svilisce il dibattito parlamentare, uno dei cardini della nostra democrazia, su una materia fondamentale come è appunto l’istruzione”. Per i gruppi del centrosinistra con la legge “133/2008” l’intero sistema di istruzione pubblica viene “gravemente colpito, considerato solo come capitolo di spesa piuttosto che come settore strategico per la crescita del Paese, con circa 8 miliardi di euro di tagli entro il 2012, una diminuzione del personale di 87mila insegnanti e 42.500 dipendenti Ata”. Per quanto riguarda l’Umbria, nel documento si parla di una riduzione del personale di 1600 unità (900 insegnanti e 696 dipendenti Ata). Nel mirino del centrosinistra anche le misure previste dal Governo per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, nonché l’aggregazione di istituzioni scolastiche e la loro conseguente soppressione: “Per l’Umbria L’accorpamento delle scuole medie e superiori con numero di alunni inferiori a 500 e la chiusura dei plessi con meno di 50 alunni, comporterà la chiusura di 89 strutture. A farne le spese saranno soprattutto i piccoli Comuni, e Regioni ed enti locali dovranno provvedere a ridurre il disagio degli utenti. E con il decreto legge 154 del 7 ottobre – sottolineano - si obbligano le Regioni a adottare i piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche di loro competenza entro il 30 novembre”. Queste norme, sono ritenute “lesive dell’autonomia delle Regioni” cui la Costituzione affida l’organizzazione scolastica e viene sottolineato positivamente il ricorso alla Corte costituzionale presentato dalla Regione Umbria. Nella mozione si critica poi il decreto legge “Gelmini” (il “137/2008”, convertito in legge il 29 ottobre) e in particolare: Il ritorno, dall’anno scolastico 2009-2010, al maestro unico; la diminuzione delle ore settimanali di insegnamento (24 ore totali); il ritorno, nel 2008/2009, alla valutazione espressa con un voto in decimi degli apprendimenti degli alunni nella scuola primaria e media; il voto in condotta che torna a fare media ed implica la bocciatura se inferiore al sei. Questi provvedimenti, secondo i presentatori della mozione “non sono ispirati da alcun progetto pedagogico e cancellano i risultati di decenni di lotte per il primato del profitto e della qualità”. Altro punto di forte critica all’azione del governo riguarda le cosiddette “classi ponte o d’inserimento” per gli stranieri, previste nella mozione approvata dalla Camera il 15 ottobre scorso. Tale mozione è, secondo i gruppi del centrosinistra umbro, “un nuovo tassello nel processo di stigmatizzazione dello straniero da parte del Governo che rischia di compromette il ruolo strategico di agenzia di mediazione interculturale e sociale della scuola”. Gli esponenti del centrosinistra criticano, infine, i provvedimenti previsti nella legge 133 del 2008 riferiti a Università ed enti di ricerca e relativi “al taglio di finanziamento ordinario alle università di 1,5 miliardi in 5 anni, che per un ateneo medio come Perugia potrebbe essere superiore (tra il 2009 e il 2012), ai 25 milioni di euro, al blocco del turn over dei docenti e al rischio di trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto privato”.