politica

La Provincia di Terni receda dalla sua partecipazione all’ATO: il testo integrale della mozione della Sinistra Arcobaleno

mercoledì 19 dicembre 2007
MOZIONE CONSIDERAZIONI GENERALI L’acqua è fonte di vita, senza acqua non c’è vita. L’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile, che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile. Dunque, l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti. Oggi sulla terra più di un miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i 3 miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neo-liberista, che ha prodotto un’enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando, oltre tutto, una sempre maggiore scarsità di quest’ultima a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema. Dopo decenni di ubriacatura neo-liberista, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica ed un governo pubblico e partecipato delle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future. Nei giorni scorsi si è avuto un primo, importante risultato con l’approvazione al Senato della moratoria sulle procedure per la privatizzazione del SII ma il cammino per garantire una gestione pubblica e democratica del bene acqua è ancora irto di difficoltà. Occorre ancora affermare principi basilari come il diritto all’accesso quotidiano a 50 litri di acqua gratuita e coperta dalla fiscalità generale per tutti i cittadini. Anche nel nostro Paese l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale ed una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società . E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’O.N.U. anno mondiale per l’Acqua proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua, che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce, anche mediante l’introduzione del cosiddetto partenariato pubblico-privato, chiedendone con forza la proprietà e la gestione pubblica come garanzia di libero accesso per tutti. Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori. Oggi è necessario un cambiamento normativo nazionale che segni una svolta radicale rispetto alle politiche trasversalmente condivise negli ultimi vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento, per la sua gestione, provocando dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Il cambiamento realizzatosi con le elezioni politiche dell’aprile 2006 ha portato al governo la coalizione dell’Unione, che nel suo programma contiene il principio del mantenimento nelle mani pubbliche della proprietà e della gestione del servizio idrico integrato; un importante passaggio, frutto anche della mobilitazione degli anni precedenti. Nel frattempo è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 400.000 cittadini, con gli obiettivi di tutelare la risorsa e la sua qualità, di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipativa. Questo Consiglio ha approvato recentemente una mozione a sostegno della suddetta iniziativa. GIUDIZIO SULLA LEGGE GALLI Sulla Legge Galli si deve esprimere un giudizio articolato in quanto ha avuto la grande intuizione di individuare degli ambiti ottimali che hanno superato la parcellizzazione e la programmazione di piani di ambito con investimenti stabiliti e concordati fra i Comuni. L’intuizione va assolutamente mantenuta; se si tornasse al passato con una gestione spezzettata, divisa e non condivisa fra i Comuni, si rischierebbe di creare un danno enorme. La legge però ha anche presentato limiti seri nella misura in cui si è previsto che le tariffe a carico dei cittadini dovessero rappresentare sia la copertura dei costi di gestione che degli investimenti necessari alla realizzazione della parte infrastrutturale. E’ ormai accertato che tale attuazione ha comportato costi via via sempre più elevati a carico dei cittadini tanto da divenire insostenibili. Non a caso nella proposta di legge di iniziativa popolare si individua nella fiscalità generale l’elemento a cui va imputata la parte infrastrutturale generale. IL GIUDIZIO SUL MODELLO TERNANO Qui, nell’esperienza ternana, ma umbra in generale, è ormai ora di aprire una seria riflessione su come ha funzionato il nostro modello. Intanto sulle questioni più generali: sull’opportunità di attingere alle riserve idriche strategiche; su quali strategie siano state adottate, quali investimenti siano stati prodotti e quali risultati siano stati ottenuti in relazione alla dispersione dell’acqua che è del 38% in Umbria ed arriva al 40% in Provincia di Terni; sull’utilizzo dell’acqua potabile per finalità diverse e sulla possibilità di ridurre gli sprechi (utilizzo dell’acqua non potabile, non far funzionare fontane prive di meccanismo di riciclo, ecc.) considerando che il 50% dell’acqua viene utilizzato per usi non potabili. Poi sul sistema di funzionamento nell’ambito ottimale della Provincia di Terni: è evidente che questo modello non ha risposto positivamente alle attese che in esso erano state riposte. Nell’esperienza ternana la parte pubblica della SII ha il 75% del capitale e non esiste società al mondo in cui un socio che abbia il 75% non salvaguardi determinate prerogative. Occorre quindi, prima di tutto, esprimere una valutazione su come questo 75% ha esercitato i propri poteri all’interno di questa società; sul perché in alcune occasioni, anche fondamentali come la prima elezione del CdA, si è clamorosamente diviso con una parte che ha votato insieme al socio privato (determinando la maggioranza dell’Assemblea) e l’altra che ha votato contro. Ed occorre allora interrogarsi sul perché non si fanno ragionamenti su patti parasociali che potrebbero meglio garantire il 75% di parte pubblica e su quali siano, quindi, le modifiche che vanno apportate in relazione alla articolazione dei poteri, allo Statuto della società ed al regolamento interno. CI SONO TROPPI ORGANISMI!!! C’è un altro punto fondamentale: ci sono troppi organismi e ci sono degli organismi, come la Provincia, che, per vocazione, per sostanzialità dell’azione amministrativa prodotta e per coincidenza territoriale, potrebbero in maniera naturale svolgere la stessa funzione che svolgono o andranno a svolgere diversi organismi: ATO attualmente, ATI il giorno che dovesse andare in funzione la riforma endoregionale recentemente approvata. Dobbiamo piantarla di creare tutta una serie di strutture delle quali si può fare abbondantemente a meno che gravano sulle tariffe e, di conseguenza, sui costi per i cittadini. È stato approvato dalla Commissione Bilancio in sede referente, per sottoporlo all’esame dell’aula per la Legge Finanziaria, un emendamento che in via preferenziale porta tutte queste competenze dell’acqua e dei rifiuti alle Province. La Provincia è un ente che esercita il governo di area vasta, eletto dal popolo, quindi naturalmente vocato a svolgere queste funzioni. ELEMENTI DI CRITICITA’ DEL SISTEMA PROVINCIALE Il modello attuato nell’ambito provinciale ha evidenziato diversi elementi di criticità sia in relazione alla gestione del servizio che al deficit dell’azione di controllo da parte dell’organismo preposto. In particolare si evidenziano i seguenti elementi: qualità del servizio non ottimale a fronte di un elevato livello della tariffa e dei costi sopportati dai cittadini; situazione del personale rispetto alla quale è stata promossa un iniziativa sindacale che rivendica anche una maggiore attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed una maggiore omogeneità dei trattamenti contrattuali; inopportunità di doppi incarichi ricoperti dai vertici dell’autorità di ambito e della società di gestione; inopportunità della presenza contemporanea di figure all’interno della società SII e del consorzio COSERVICES al quale vengono affidati tutti i lavori straordinari che non vengono affidati ai soci consorti (la maggior parte dei lavori). In particolare risulta che una sola società ha in mano l’80% circa del capitale sociale (quindi il controllo societario, il coordinamento e lo svolgimento delle attività); questa società (AMBIENTE Srl), con sede in Bergamo, è di proprietà, per il 40%, di un unico soggetto che ne è anche amministratore unico ed ha anche la carica di amministratore delegato del SII. Viene da chiedersi che fine abbia fatto il ruolo di garanzia e di verifica dell’ATO che per ruolo istituzionale dovrebbe essere un soggetto terzo ed imparziale vocato soprattutto a garantire e tutelare i cittadini utenti. Forse sarebbe giusto chiedersi se sia giusta una tale sovrapposizione di interessi e se non fosse stato giusto risolvere tutti questi problemi e questa contraddizioni nel momento in cui si è proceduto alla redazione del nuovo piano d’ambito triennale 2006/2008, approvato con più di un anno di ritardo. Forse si sarebbero dovute risolvere allora queste inopportunità e contraddizioni, piuttosto che aggiungerne altre. Forse si sarebbe dovuto mettere in campo una nuova organizzazione dei lavori anche attraverso un percorso di semplificazione delle aziende pubbliche, avviare una serie di investimenti in grado di garantire un sostanziale miglioramento della qualità e una serie di lavori per garantire maggiore sicurezza agli operatori, costretti ad operare in grande difficoltà tra la necessità di garantire la continuità di un servizio e la tutela della propria incolumità personale. IL PROBLEMA DEI CONTI Dopo i primi tre anni di gestione (2003-2004-2005) è stata riconosciuta alla SII da parte di AATO, mediante un lodo arbitrale, la somma di 11,761 milioni di euro quale somma aggiuntiva rispetto alle previsioni sbagliate del primo piano d’ambito, la circostanza determinò, nel Luglio del 2006, l’assunzione di una iniziativa da parte del Presidente della Provincia e il compimento di una verifica economica con il conseguente riposizionamento dell’equilibrio finanziario con un relativo aumento delle tariffe pari a circa il 100% dal 2002 (momento del passaggio della gestione e della tariffa dai comuni all’ATO) ad oggi. Per fare alcuni esempi nel 2002 il costo per metro cubo nel comune di terni era pari a Euro 0,72 e di euro 1,20 per il Comune di Sangemini . Nel 2006 la tariffa media in ambito provinciale risulta essere pari ad euro 1,65 per mc con un aumento rispetto al 2003 del 46,30%. In base alla revisione del piano d’ambito per il triennio 2006-2008, la curva degli incrementi tariffari prossimi seguirà il seguente andamento: nel 2007 costo per mc 1,75, nel 2008 euro 1,86; nel 2009 euro 1,98 fino ad arrivare nel 2011 ad euro 2,25 per mc. Va sottolineato che la revisione del piano d’ambito asseriva che la gestione sarebbe stata messa in equilibrio dopo il primo triennio di sperimentazione. Tutto questo non si è verificato, in sede di approvazione del bilancio 2006 della SII si attesta un credito verso AATO pari a 2,228 milioni di euro, se l’andamento verrà confermato anche per il 2007, in due anni si prospetta un disequilibrio di oltre 4 milioni di euro. PER QUANTO SOPRA ESPOSTO IL CONSIGLIO PROVINCIALE afferma la propria convinzione circa la naturale connotazione dell’acqua nell’alveo pubblico in quanto bene non prodotto ma che si trova allo stato naturale. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, irrinunciabile, che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile. Dunque l’acqua non può esser proprietà di nessuno bensì bene condiviso equamente da tutti. Esprime un giudizio articolato sulla Legge Galli condividendone gli effetti positivi relativi alla individuazione degli ambiti ottimali ma rilevando come aver previsto di caricare sulla tariffa sia gli oneri relativi alla gestione del servizio che quelli relativi agli investimenti abbia via via determinato un peso insopportabile per le famiglie, le imprese e i cittadini tutti. Auspica pertanto che con l’approvazione della legge di iniziativa popolare venga posta a carico dello Stato la parte degli oneri relativi agli investimenti infrastrutturali. Per quanto espresso nella mozione ritiene che il modello ternano non abbia risposto alle aspettative delle Istituzioni e dei cittadini in relazione a: 1.qualità del servizio a tutt’oggi non ottimale; 2.costi del servizio con tariffe ormai insostenibili da imprese e cittadini e che dal momento della istituzione della tariffa unica ha comportato il seguente andamento: anno 2003 da circa euro1,00/mc si è passati alla fine dell’anno ad 1,37 /mc – nel 2004 a 1,41/mc – nel 2005 a 1,47/mc – nel 2006 ad 1,65/mc ( con l’aumento maggiore pari al 24%); 3.problemi del personale rispetto ai quali sono state avanzate diverse istanze e rivendicazioni fra cui quella di una maggiore attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro; ritiene inrinviabile richiedere (anche in considerazione degli ulteriori aumenti delle tariffe recentemente annunciati) una verifica urgente dei conti al fine di informare il Consiglio Provinciale sul suo esito. ritiene inoltre 1.non rispondente alla funzione di rappresentanza della parte pubblica il modo in cui la stessa ha svolto il proprio ruolo sia in relazione alla partecipazione nel sistema di gestione che, tanto meno, nell’attività di controllo; 2.non opportuno che i ruoli apicali di SII e ATO siano ricoperti da chi svolge contemporaneamente altri rilevanti ruoli pubblici amministrativi; 3.conflittuale che vi sia una coincidenza di presenza di alcune figure nella società di gestione SII e nel Consorzio COSERVICES al quale vengono affidati i lavori di manutenzione e di realizzazione delle infrastrutture. - auspica che nell’approvazione della Legge Finanziaria venga confermato l’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato che attribuisce le competenze relative ad acqua e rifiuti alle Province in quanto enti di governo di area vasta, con conseguente superamento dell’ATO o degli ATI ed evitando quindi inutili sovrapposizioni ed un relativo abbattimento dei costi per la collettività. - conferisce, coerentemente, mandato al Presidente della Provincia di attivare tutte le procedure necessarie affinché la Provincia di Terni receda dalla sua partecipazione all’ATO.

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