politica

Rigore e sviluppo: una lunga riflessione del Sindaco Mocio sulle questioni di bilancio

martedì 6 marzo 2007
In procinto di partire per l’annunciata trasferta della rete internazionale delle Cittaslow il Sindaco di Orvieto, Stefano Mocio, fa un’ampia panoramica sulle questioni più stringenti in materia di: definizione del bilancio 2007, stabilizzazione dello strumento di contabilità dell’Ente, sistema impositivo, opere pubbliche e decisioni pressoché imminenti per la caserma “Piave” nella prospettiva dello sviluppo, senza trascurare la questione dei rapporti politici nella maggioranza. Una riflessione a tutto tondo quella del Sindaco che afferma: “Credo che sia lecito riflettere sui risultati di uno studio del più autorevole giornale finanziario italiano, da cui si evince un importante incremento delle aliquote Irpef comunali applicate; ed, inoltre, chiedersi: perché nei due comuni della provincia di Terni (dei quali sono a conoscenza), che hanno deliberato il bilancio entro i termini per far scattare, sin dal prossimo acconto l’addizionale comunale sul reddito, si è scelto di applicare lo 0,8%? Perché nei comuni di Perugia e Terni si discute di aumentare l’Irpef? Sono dei perché a cui è semplice e allo stesso tempo doloroso dover rispondere: basta guardare l’entità dei trasferimenti dello Stato che gli ultimi governi (di destra e di centro sinistra) hanno ‘tagliato’. La collera aumenta nel momento in cui si parla di federalismo fiscale, finora attuato alla rovescia: lo Stato trasferisce agli Enti Locali le competenze senza però assegnare le risorse. E questo significa, semplicemente, un secco aggravio dei costi per i cittadini. Vogliamo poi parlare della manutenzione di molte strade trasferita dal livello centrale a quello locale? Questa situazione è certamente ancora più difficile da sostenere nelle tante realtà come la nostra in cui si aggiungono ulteriori problemi che definirei strutturali”. “Da noi, però, le difficoltà non sono state nascoste - aggiunge - anzi sono state evidenziate, facendo emergere le passività pregresse, ancora più rilevanti per il particolare e punitivo sistema di calcolo del patto di stabilità 2006. Nel rivendicare la politica della trasparenza e delle partecipazione, chiediamoci allora: quali sono gli ulteriori problemi strutturali (oltre a quello del taglio dei trasferimenti) che ritroviamo nel nostro bilancio? Certamente il venir meno di circa due milioni di euro all’anno (quattro miliardi del vecchio conio!) dai proventi della Discarica e la fine delle Legge Speciale per Orvieto. Questo venir meno degli introiti dalla Discarica a partire dall’aprile 2004, si è trasformato nelle difficoltà di garantire servizi sociali e culturali resi alla città, peraltro regolati da convenzioni di durata pluriennale. Per i più distratti, faccio notare che solo la voce Discarica ha comportato dall’aprile 2004 al dicembre 2005 una minore entrata quantificabile in oltre 5.000.000 di Euro! Naturalmente, quando le entrate sono insufficienti è necessario ridurre le uscite, ma tenendo conto che un contratto non può essere rivisto unilateralmente. Nonostante queste difficoltà, gli Uffici e la Giunta hanno lavorato per ridurre al massimo le uscite, continuando ancora con maggiore vigore, il lavoro intrapreso nella definizione dei bilanci 2005 e 2006. Un lavoro difficilissimo che, data la delicatezza della situazione, ho voluto coordinare in prima persona. Questi ultimi sei mesi, però, sono stati per me molto importanti perché per la prima volta ho potuto prendere in mano una materia complessa quale quella del bilancio”. “Molti mi hanno chiesto – continua il Sindaco - se alla luce delle polemiche che vi sono state (alcune giuste, molte altre strumentali, ma anche queste fanno parte della politica) avrei rifatto le medesime scelte, attuate da settembre ad oggi. Non ho nessun dubbio in proposito ed anzi ringrazio quei dirigenti del Comune che, l’estate scorsa, mi hanno aiutato a capire la reale portata dei problemi e ad attuare gli atti conseguenti, soprattutto quelli di settembre. Per questo voglio nuovamente ringraziare le classi dirigenti dei partiti, la Giunta ed i gruppi consiliari di maggioranza per il sostegno e la fiducia che mi hanno espresso in tempi record, coscienti che quelle scelte sono state assunte in emergenza, comprimendo i tempi di una normale dialettica democratica. Oggi credo che quella dialettica è stata in parte recuperata, visto che la costruzione del Bilancio di Previsione è avvenuta partecipando alle forze politiche di maggioranza ogni singola fase. Una partecipazione autentica, concreta, in cui tutti gli intervenuti hanno espresso le proprie idee, oggetto poi di ulteriore discussione nelle sedi di partito e di gruppo. La Giunta ha proceduto ad effettuare forti razionalizzazioni dei servizi proponendo una rilevantissima ma non indolore contrazione della spesa. Da quanto emerge dal dibattito cittadino è forse necessario fare qualche esempio: negli ultimi anni sono state fatte serie politiche di razionalizzazione del personale, la Finanziaria 2006 imponeva un risparmio di 70.000 Euro e noi abbiamo risparmiato circa 300.000 Euro; la struttura dirigenziale è ridotta all’osso in quanto gli ultimi dirigenti andati in pensione o in aspettativa non sono stati rimpiazzati. Lo stipendio percepito da quelli ancora in servizio, assolutamente giustificato se non si vuol fare demagogia, nel 2007 verrà comunque ritoccato al ribasso e non è pensabile scendere ancora di più nella dotazione organica; le spese di rappresentanza che comprendono anche manifesti per iniziative civili ed altro, sono ormai ridotte oltre il limite che garantisce la funzionalità della città, e così via. Per converso, sono state ricercate tutte le entrate aggiuntive possibili e plausibili. Queste manovre hanno sicuramente permesso di avviare: 1) il superamento delle passività pregresse, 2) la stabilizzazione del bilancio comunale, 3) l’ulteriore sviluppo verso una nuova proposta per la Città di Orvieto”. “Il superamento delle passività pregresse – ha precisato - è pienamente in atto: la legge ci assegna due anni, oltre a quello in cui si sono evidenziate, quindi l’operazione si deve concretizzare entro dicembre 2008, intanto però, già alla data odierna, quello che è stato definito ’buco di bilancio’ è stato ridotto a circa 3.500.000 Euro e confidiamo di poterlo annullare con un anno di anticipo, entro il dicembre 2007. Gli uffici stanno predisponendo gli ulteriori bandi per le alienazioni programmate, nel rispetto delle destinazioni d’uso ed in linea con quanto approvato dal Consiglio Comunale nei documenti del luglio scorso. La stabilizzazione del bilancio è un’operazione più complessa ed è legata anche all’ulteriore sviluppo della città, così come individuato nel documento approvato dal Consiglio relativo al Centro Storico. Aver ridotto nel bilancio previsionale del 2007, a circa un milione il potenziale divario tra le entrate e le uscite, se da un lato ci fa ben sperare, dall’altro, ci fa dire però che non possiamo abbassare nemmeno per un attimo il livello di guardia. In sintesi, la prima preoccupazione è che: incidere ulteriormente sui tagli comprometterebbe la funzionalità della nostra città. Perché Orvieto si differenzia da tante altre città italiane di circa 20.000 abitanti con un bel centro storico? Potrei dire, perché è una delle più belle città del mondo, cosa di cui sono pienamente convinto. Ma questo non basta a spiegare la trasformazione che Orvieto ha vissuto negli ultimi trenta anni. Molto, in realtà, è dipeso dalla progettualità che siamo stati in grado di produrre, dai finanziamenti ben spesi della Legge Speciale fortemente voluta dalla Democrazia Cristiana e dalle giunte socialcomuniste e gli investimenti materiali ed immateriali posti in essere. Questa progettualità, questa capacità di investimento materiale e immateriale non va fermata. Questa scelta supera la distanza fra la città a valenza mondiale e la ‘città delle fontanelle e dei tombini’, tra la città che tutti riconoscono per il livello di civiltà raggiunto nella cultura e nel sociale e la città poco più che quartiere dormitorio alle porte della metropoli romana in pericolosa espansione”. “Alcuni in città, invocano la necessità di attuare una sorta di anno sabbatico – prosegue – ma, ammesso e non concesso, ovviamente, che in uno stato di diritto che tutela gli interessi economici si dichiari unilateralmente di superare i contratti, che cosa significherebbe questa stasi? Forse non dovremmo pagare le rette delle case di riposo, dovremmo fermare gli scuolabus, chiudere gli asili nido e il teatro? Non ospitare per un anno Umbria Jazz Winter o Orvieto con Gusto, ad esempio, significherebbe perdere questi grandi eventi internazionali per sempre, magari a vantaggio di qualche altra città. Dobbiamo, certamente, puntare di più sulle sponsorizzazioni private, magari facendo comprendere meglio al tessuto economico e turistico di questa città l’importanza di simili iniziative. Altri, poi, sostengono che non dovremmo procedere con la realizzazione delle opere pubbliche programmate e finanziate nel 2006. La maggioranza delle opere, però, risulta vitale per il funzionamento della città e il risparmio non coprirebbe neanche i minori contributi regionali connessi, su cui finora abbiamo potuto contare; mi riferisco, ad esempio, alla gestione delle strade”. “Ho seguito, per la verità con un certo distacco, il dibattito di questi giorni sulle presunte divisioni interne alla maggioranza circa l’opportunità di aumentare alcune imposte – ammette il Sindaco Mocio – posso invece assicurare che nelle ultime settimane non si sono certo fronteggiati il ‘partito delle tasse’ ed il ‘partito del taglio dei servizi essenziali’; tutti, peraltro, hanno ribadito la necessità di verificare prioritariamente tutte le economie di bilancio possibili e questo è stato fatto. La seconda preoccupazione è scongiurare il fatto che qualcuno possa ritenere possibile stabilizzare il bilancio in una sola annualità. Non ci sono i margini, ed alcune partite non passano per una decisione autonoma dell’Amministrazione Comunale, un esempio per tutti: l’attuazione dell’Ato Rifiuti che ha un peso fondamentale sul nostro bilancio. La stabilizzazione del nostro bilancio passa inoltre per la ‘messa e reddito’ di tutti i cespiti patrimoniali, a partire dalla caserma Piave, che possono contribuire a ridurre il peso delle rate di ammortamento sulle partite correnti del nostro bilancio. La terza preoccupazione è rappresentata dalla cassa, che soffre anche delle mancate entrate, una su tutte quella di Napoli, per le quali già da tempo, abbiamo promosso giudizi di fronte alla magistratura per ottenere quanto dovuto al Comune. La quarta preoccupazione è rappresentata dalla necessità di rivedere il sistema delle esternalizzazioni e delle partecipate, per renderlo più efficiente, più snello e più virtuoso. Alla luce di questa complessa situazione è necessario, quindi, continuare a stabilizzare il bilancio con manovre strutturali. Non essendo sufficienti quelle sulle uscite di bilancio, se non si vuole bloccare lo sviluppo di questa città distruggendone l’identità di città civile, proprio per le cose finora dette, è stato necessario ragionare, allora, sul come incrementare le entrate. L’attuale finto federalismo, come ho già evidenziato, non ci aiuta: basti pensare al fatto che, seppure richiesta da anni, non ci viene ancora concessa la microzonizzazione della città ai fini ICI; viviamo, quindi, il paradosso che un cittadino dei quartieri fuori le mura, che ha acquistato una modesta abitazione magari con i sacrifici di un’intera vita, si ritrova a pagare un’ICI più alta di chi abita nel centro storico in una bella casa affrescata”. “Voglio sottolineare – rileva il Sindaco – che la possibilità di riordinare l’ICI ci permetterebbe di superare gran parte dell’attuale Gap strutturale del nostro bilancio. Stante questa situazione, non credo, quindi, che si possa tassare ulteriormente la prima casa soprattutto con l’ICI e la TARSU. L’unica possibilità data ai Comuni per incidere su questa situazione strutturale, in questo momento, è la manovra sull’IRPEF. Nessuno è convinto – io per primo – che questa sia la soluzione ottimale, perché ad esempio colpisce di più chi sicuramente già paga le tasse, chi ha un reddito fisso. L’alternativa, però, non è certo quella di fermare la nostra città, di distruggerne l’economia o quella di chiudere i servizi; manovre che peserebbero ben più sulla tasche degli orvietani. Dall’inizio della legislatura è stato fatto molto sul fronte della lotta all’evasione e all’elusione di ICI e TARSU. Continueremo su questa strada, resta però l’amarezza dell’iniquità degli strumenti fiscali a disposizione dei Comuni. Credo che nel momento in cui l’ICI potrà considerarsi uno strumento più equo di tassazione del patrimonio – e speriamo presto, se realmente si manterrà quanto scritto nella Finanziaria del Governo Prodi - un impegno debba essere assunto affinché l’IRPEF possa essere ridotta. Non è questa una operazione da libro dei sogni, ma il primo obiettivo, se non si vuol fare della demagogia spicciola, deve essere quello di incrementare in maniera strutturale ed equa le entrate del bilancio. Questa fase è assolutamente importante, completa quelle precedenti dell’ultimo semestre 2006, e sono convinto che la maggioranza sarà in grado di dimostrare nuovamente la necessaria compattezza”. “L’ulteriore sviluppo della città – conclude il Sindaco, Stefano Mocio – passa per l’attuazione di quanto deciso nel luglio scorso e finanziato nel settembre e novembre 2006. La progettazione delle opere pubbliche è in fase molto avanzata ed alcune hanno preso avvio proprio in questi giorni. I prossimi mesi saranno molto importanti perché decine di cantieri per la realizzazione di importanti opere pubbliche prenderanno avvio in tutta la città e nelle frazioni, per rendere sempre più reale il concetto di sviluppo della città unita. Ma i prossimi mesi saranno anche importanti per la produzione di quegli investimenti immateriali che hanno fatto grande la nostra città: non dobbiamo arretrare, anzi rilanciare sull’economia della conoscenza, sull’internazionalizzazione della città, sul favorire la convergenza tra il momento formativo ed il momento produttivo, sullo sviluppo delle reti. Sono certo che le scelte che si faranno sulla caserma Piave saranno importanti per trasformare questo immobile da ‘problema’ ad ‘occasione’, volano di sviluppo della nostra città. Sono anche convinto, però, che tali scelte rivestono particolare importanza perché andranno a condizionare la vita delle generazioni future. Sono riuscito, nei tempi che mi ero dato, a fare un serio approfondimento soprattutto in termini di strumenti, ma anche una sommaria analisi con alcune concrete soluzioni. Posso dire di essere soddisfatto di quanto finora ho potuto comprendere ed osservare. La posizione del Sindaco è certamente importante, ma proprio per la delicatezza dell’argomento la stessa deve essere partecipata molto più del normale. In tal senso ho iniziato ad avere alcuni scambi di idee informali a livello istituzionale sovracomunale per verificarne la fattibilità. Una volta completati questi passaggi, all’indomani del ritorno dall’importante impegno nell’ambito delle attività internazionali della rete delle cittaslow, procederò con una serie di consultazioni locali e con un forte coinvolgimento della città in tutte le sue articolazioni , politiche – senza distinzione di appartenenza – e sociali. In questo senso, ribadisco la convinzione che le scelte sulla caserma debbono essere fatte dal Consiglio Comunale e quindi in seno alla nostra città, senza delegare nessun altro a decidere per gli orvietani”.