politica

Si dimette il Consiglio di amministrazione di RPO. All'immobiliare regionale la ex Piave

lunedì 20 novembre 2006
di laura
E così RPO, di fatto, non esiste più. Le ventilate dimissioni di tutto il Consiglio di amministrazione della partecipata che doveva occuparsi della rifunzionalizzazione della ex Caserma Piave sono state annunciate formalmente, questa mattina, da quel che resta del Cda (i membri della CRO e di Assindustria si erano già dimessi) con una lettera al Sindaco, nella quale essenzialmente si evidenzia che la partecipata, specie dopo la trasformazione da spa a srl, non è stata messa in condizione di lavorare come avrebbe “desiderato e potuto” e come il socio unico, il Comune, si era invece impegnato ad assicurare. Secondo gli accordi, infatti, al momento della trasformazione, avvenuta con deliberazione del Consiglio Comunale a fine giugno, dovevano seguire celermente le modifiche statutarie, quelle della convenzione e l'insediamento di un apposito comitato di indirizzo che doveva continuare a lavorare, insieme agli uffici comunali, sul destino e sulla riconversione delle caserme. I motivi addotti per la trasformazione della partecipata da spa in srl erano stati indicati, ufficialmente, nel crearsi di problemi finanziari relativi all'impossibilità di ricapitalizzare la società a causa del patto di stabilità e nel presentarsi, per RPO a corto di fondi, del problema del pagamento dell'ICI, non più dovuta con il ritorno del bene alla piena proprietà del Comune. Da giugno ben poco è stato fatto concretamente e palesemente, del nuovo statuto nulla ancora si sa e neanche delle “diverse opzioni tutte estremamente valide” di cui, nella sua ultima precisazione in merito alla Piave, parla genericamente il sindaco Mocio. E come nulla hanno saputo, in tutto questo tempo, i cittadini, nulla ha saputo il Cda di RPO, pur avendo inviato al sindaco di Orvieto due lettere - una il 16 settembre e una il 6 novembre - per chiedere le linee di indirizzo e gli incarichi conseguenti alle decisioni del Consiglio e “per poter operare finalmente – si afferma nella terza lettera inviata oggi al primo cittadino - secondo le finalità istitutive della Società, dopo che eravamo stati tenuti fermi forzatamente dal socio unico per ben quindici mesi”. La decisione di rassegnare le dimissioni è stata maturata dal presidente di RPO Franco Raimondo Barbabella e dagli altri membri del Cda - Sandro Gulino, Giuseppina Foschi, Marcello Fugge, Danilo Pietrini – nel registrare che il sindaco, in tutto questo tempo, non ha dato nessuna risposta, “ciò che ci induce a ritenere – affermano - che il socio unico non intenda dare corso agli atti del Consiglio Comunale”. Affermazione che dovrebbe indurre a riflettere, a cominciare dai consiglieri stessi, su quanto gli atti del Consiglio Comunale valgano, visto che poi si può anche non dar corso agli stessi. A parte le affermazioni ufficiali, a spingere l'intero Cda alle dimissioni è stata sicuramente anche l'ipotesi sempre più probabile, anzi più o meno certa, che la ex Piave passi nel patrimonio regionale, svuotando così di significato il ruolo di RPO. La ex Piave potrebbe infatti essere la moneta di scambio per ottenere l'immobile dell'ex ospedale, per il quale tra l'altro il Comune deve alla Asl, per il mancato pagamento di anni di affitto, una cifra esorbitante. Così, cedendo alla Regione gran parte dell'immobile delle ex caserme che tra l'altro comincia ad andare in malora – ad eccezione della ex mensa già impegnata come possibile vendita per ripianare parte del deficit del bilancio comunale e della parte dell'ex infermeria dove verrebbero trasferiti alcuni uffici per cui il Comune paga attualmente l'affitto – l'Amministrazione recupererebbe alcune spese e, al tempo stesso, delegherebbe il difficile compito di riqualificare con un progetto d'insieme l'immobile. Questa linea sembra avvalorata dall'imminente entrata in Giunta di Marino Capoccia, il cui compito dovrebbe essere, tra l'altro, proprio quello di farsi garante dell'operazione verso le più alte sfere: anche questo deve aver letto, nei recenti movimenti politici, RPO, innegabile e diretta “figlia” dell'era cimicchiana che, dall'estate ad oggi, le scelte del primo cittadino e dell'area diessina a lui alleata, presidente Lorenzetti compresa, sembrano aver deciso di azzerare su tutti i fronti. Quindi, meglio tirarsi fuori in proprio - deve aver pensato RPO - che essere costretti a farlo. Ma, di fatto, la costrizione potrebbe anche essere letta nella strategia del silenzio del sindaco. Intanto, mentre il Cda di RPO esce di scena - ringraziando tutti quelli che hanno dato, in diversi modi, un contributo positivo o collaborativo perché la società potesse svolgere, in questi anni, il suo ruolo - praticamente, dopo aver consumato circa 750 mila euro tra stipendi, gettoni, Ici e un business plan la cui utile funzione, nonostante quel che afferma il sindaco, a questo punto è ancora tutta da vedere, ci si ritrova ancora con tutto o quasi da fare e un patrimonio ancor più degradato che quanto prima non sarà più comunale. Speriamo che "le cose positive ed interessanti per questa città" annunciate dal sindaco Mocio arrivino presto: per ora quello che emerge è un errore di valutazione d'insieme, un ripensamento politico e, purtroppo, un inevitabile sperpero di denaro pubblico. "Eravamo ad un passo dal risultato. Ci è stato impedito di raggiungerlo" - afferma Barbabella nella sua dichiarazione che, per intero, pubblichiamo in correlata. La nostra impressione è che ci fosse già un progetto incentrato e settato sul business plan e che il cambiare della volontà politica - dall'era cimicchiana a quella post cimicchiana e all'ancor più recente della transizione verso il partito democratico - lo abbia interrotto, con tutto il carico di interessi anche economici che si sarebbe portato dietro, magari anche a livello locale, per dirottare il tiro verso interessi di altre aree politiche e di altri gruppi economici, forse non solo locali ma, come si suol dire per altri contesti, "di area vasta". Chi vivrà vedrà... Una cosa è certa: se come sembra la ex Piave diventa dell'immobiliare regionale, bisognerà essere ancora più vigili sul suo futuro uso, perché la città non ne esca svuotata di ruolo nelle eventuali scelte. Con queste dimissioni Franco Raimondo Barbabella non esce certo dalla scena politica. "Ora la discussione cambia di registro e si sposta altrove - afferma nella sua dichiarazione. Il mio contributo, in altra veste, non verrà meno agli impegni che mi sono assunto sia sul piano politico che istituzionale, sempre ed esclusivamente per quelli che ritengo essere gli interessi fondamentali della città". C'è da pensare che, per quel che si può dal Consiglio Comunale, sarà una bella spina nel fianco.

La lettera di dimissioni al sindaco

La dichiarazione del presidente di RPO Franco Raimondo Barbabella