politica

Conversazione con il ministro dell'innovazione tecnologica Lucio Stanca: Wimax e accessibilità inderogabili per le P.A.

sabato 1 aprile 2006
di Fabrizio Caccavello
Ieri pomeriggio, venerdì 31 marzo, il tour elettorale di Forza Italia in Umbria ha portato ad Orvieto il ministro dell'innovazione tecnologica Lucio Stanca, che ha incontrato i giornalisti in una conferenza stampa. Per noi di Akebia - webfarm e azienda di servizi on line oltre che editrice di orvietonews.it - l'occasione è stata davvero interessante, perché al di là della campagna elettorale abbiamo accumulato in questi anni diversi interrogativi che non potevamo non sottoporre al ministro di riferimento, che ha cortesemente risposto ad alcune nostre domande. Il ministro ha subito posto l'accento sul fatto di essere stato il primo ministro dell'innovazione tecnologica della Repubblica Italiana, in quanto nessun governo precedente aveva mai istituito tale ministero, e di essere stato chiamato a condurre l'innovativo ufficio proprio da Silvio Berlusconi, per portare a termine il programma di una delle tre famose “i” di Forza Italia, quella relativa a "informatica". “Ecco, vi ho portato questo volantino nel quale potete avere un sunto dell'enorme lavoro fatto dal mio ministero – ha affermato tra l'altro il ministro – che ha portato l'informatica ed internet negli uffici e nelle case come mai, in Italia, era avvenuto prima”. Signor ministro, la rivoluzione informatica per eccellenza, quella della rete internet, sta avendo uno rapidissimo sviluppo, ma non sta coinvolgendo tutto il territorio nazionale allo stesso modo: ci sono aree metropolitane privilegiate con servizi di banda larga di ogni tipo, ed aree periferiche dimenticate, dove non solo non è stata estesa la banda larga, ma non è neanche previsto che questo accada, tagliando fuori di fatto una grande fetta della popolazione italiana dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Come mai? Avete pensato a delle strade alternative? Purtroppo lei ha ragione, nei centri minori, dove la previsione di possibili contratti di connessione è molto bassa, non è conveniente per nessuno investire in linee dati per la cosiddetta Banda Larga. Non lo è oggi e non lo sarà in futuro. E' per questo che stiamo dando spazio ad altre tecnologie alternative, come per esempio WiMAX (ndr: collegamenti internet senza filo con piccoli trasmettitori da installare sul territorio, un po' come quelli dei telefonini), che ci permetteranno di portare le linee veloci anche in posti non raggiungibili via cavo. Per fare questo però bisogna avere a disposizione delle frequenze libere, che stiamo cercando di acquistare dal ministero della difesa che ne ha a disposizione una grande quantità. E' compito della pubblica amministrazione, con operazioni come queste, provvedere alla messa in opera delle infrastrutture necessarie allo sviluppo capillare dei servizi informatici attraverso la rete internet. Ma veniamo alla legge che porta il suo nome, la cosiddetta legge sull'accessibilità. Come dice anche l'opposizione – ci interrompe ironico il ministro - una delle poche leggi decenti di questo governo... Beh, per quelli come noi che si occupano di sviluppo sul web è davvero una legge giusta e soprattutto etica. Una legge che cerca di far sviluppare la rete internet a misura di ogni tipo di utente, tenendo conto di tutta la moltitudine di utilizzatori possibili e delle più diverse abilità. Normative fra l'altro già dettate dai vari organismi internazionali che controllano lo sviluppo della rete, ma almeno ora c'è una legge nazionale che impone alle PA di progettare i propri prodotti web soltanto in modalità accessibile. Tuttavia ci poniamo un interrogativo: come mai una legge così importante è stata varata senza alcuna copertura finanziaria? Insomma, come mai non c'è un centesimo appositamente destinato per i Comuni, le Provincie, le Regioni affinché adeguino i propri prodotti ai nuovi standard? Penso che questa è davvero soltanto una scusa delle amministrazioni locali. Un prodotto web che si rispetti non può sopravvivere in eterno. Ha bisogno di aggiornamenti, modifiche, controlli periodici. Nell'ambito di questi lavori di inevitabile aggiornamento periodico dovranno essere prese in considerazione le nuove normative sull'accessibilità. Sono gli amministratori pubblici che non vogliono pendere atto dell'importanza di tali disposizioni. In questo modo però scarica sugli sviluppatori anche il difficile compito di informare e divulgare i nuovi temi sull'accessibilità... Ha ragione, in futuro ci sarà bisogno di informare di più, di rendere maggiormente consapevoli gli amministratori. Ci impegneremo anche in questo. Proprio ieri è uscita la nuova classifica del World Economic Forum sulla penetrazione delle tecnologie digitali, che posiziona l'Italia in poisizione non certo lodevole, al 42° posto, molto più in basso di tutti gli altri stati europei. Che ne pensa? Ma lei lo sa come vengono stilate queste classifiche? Non sono classifiche oggettive, ma soggettive. Nel senso che vengono inviati circa 150 questionari ad altrettanti dirigenti d'azienda di ogni stato i quali sono chiamati ad esprimersi sui temi dell'innovazione tecnologia, degli investimenti in tal senso. Essi dunque danno un quadro personale, legato alle proprie sensazioni soggettive e non a dati scientifici certi. Però in un mondo informatico che si muove a velocità vertiginose, non crede che la dichiarazione contenuta anche nel suo volantino - “L'80% del personale delle pubbliche amministrazioni centrali ha una casella di posta elettronica, prima era il 32%” - sia un po' pochino? Non pensa che sia anche per questo che in fondo quel 42° posto ce lo meritiamo davvero? No, quello dell'innovazione tecnologia è anche un problema di persone. Lo sa quanto è difficile convincere una persona a riadattarsi, ad aprire una posta elettronica ed utilizzarla? E dell'Umbria, e di Orvieto? Cosa ne pensa? Sono contento di essere capolista di Forza Italia in questa Regione. La sto girando in questi giorni con il mio amico Nevi e devo dire che sto scoprendo una regione bellissima. Non ho intenzione di farmi eleggere da queste parti e poi scomparire, anzi, voglio rimanere un validissimo punto di riferimento in Parlamento per tutti gli umbri. Poi rispondendo alle domande di un altro giornalista anche il ministro Stanca non si lascia sfuggire l'occasione per dire la sua sull'ex caserma Piave... Bisognerà fare qualcosa di concreto. Non si può certo lasciare che il tutto sia gestito da una SpA di fatto proprietà del Comune. Bisognerà coinvolgere in maniera determinante i privati. E' questo l'unico modo per dare uno sviluppo a questo grande complesso urbano cittadino.