politica

Orvietofutura.
Pronto lo studio dei DS per un nuovo progetto di sviluppo dell’area orvietana

venerdì 2 dicembre 2005
di Laura Ricci
Ci stavano lavorando da luglio, i Democratici di Sinistra dell’Orvietano, alla bozza di un nuovo progetto di sviluppo per Orvieto e la sua area comprensoriale, spinti da una serie di criticità dall'assunzione non più rinviabile, e anche dal dibattito cittadino nato sull’onda dei segnali di crisi, e dalla dialettica dei numerosi comitati che, magari a partire da problemi più circoscritti, al nodo focale dello sviluppo complessivo del territorio finivano comunque per arrivare.
E ora la traccia delle linee di sviluppo che i DS intravedono auspicabili e possibili per questo nostro contesto territoriale è pronta, per essere presentata ufficialmente alla Conferenza programmatica che si terrà il 10 dicembre alla ex Caserma Piave. Un contesto che, come è stato esplicitato, mira lontano, e va visto e inquadrato in un’ottica regionale, nazionale e internazionale; secondo le ambizioni, talvolta anche le contraddizioni, di quest’area che, pur con qualche retaggio di provincialismo, si sta muovendo e attrezzando da tempo per crescere sulle proprie naturali vocazioni e, come si suol dire oggi e come diventa inevitabile, “competere”.
In poche parole, da un lato nell’offerta sempre più indifferenziata e globalizzante di certi settori (compresa la filiera del turismo alla quale Orvieto molto affida), dall’altro nell’indubbia crisi di altri (vedi il manifatturiero), o ci si differenzia e si compete, o “si muore”.

La bozza del progetto di sviluppo DS - presentata ieri mattina alla stampa dal coordinatore comprensoriale Giorgio Posti e dagli altri membri del coordinamento Marino Capoccia, Carlo Carpinelli e Fausto Galanello - queste fondamentali linee le tiene ben presenti; pronta, a questo punto, dopo la conferenza provinciale del 19 novembre, quella regionale del 25 e 26 novembre e l’approvazione all’unanimità del coordinamento comprensoriale locale, per andare al confronto con le altre forze politiche, con le organizzazioni, le associazioni e i cittadini. Per quanto riguarda Orvieto in quel “Laboratorio di città” a cui i DS tengono molto, e che rappresenta un punto fondamentale perché la città, nel suo complesso, sia da subito coprotagonista del progetto che forze politiche e istituzioni dovranno portare avanti in concreto.
Senza dimenticare il privato, il mondo imprenditoriale, fatto in Umbria di piccole e medie imprese - nell’Orvietano, come è stato sottolineato, ancor più piccole – che dovranno fare la loro parte per il rilancio del territorio.
Una delle criticità della nostra area, infatti, è – come ha messo tra l’altro in evidenza Fausto Galanello, membro anche della direzione della CGIL – che alcune linee di finanziamento, come ad esempio il Vato e il Vato verde, sono state utilizzate più come un sostegno alle difficoltà che come un volano di sviluppo, non comprendendo dunque in pieno la logica della programmazione negoziata.

Tra le altre criticità dell’Orvietano - assunto di conoscenza e punto di partenza per poter progettare lo sviluppo - come è noto l’alto tasso della popolazione anziana, più alto che in altri luoghi dell’Umbria, la notevole frammentazione aziendale, la quasi scomparsa dell’attività manifatturiera, la disoccupazione che, questa volta come in ogni luogo dell’Umbria, è soprattutto femminile.
Presenti, però, anche i punti di forza, quelli su cui bisognerà puntare per il rilancio complessivo dell’economia locale: “la risorsa territorio” innanzi tutto, intesa come l’insieme del patrimonio storico-ambientale del comprensorio e l’insieme delle produzioni agricole e di qualità, e poi la tecnologia avanzata, la comunicazione, le nuove risorse energetiche rinnovabili, il polo formazione/università.

Mettendo a regime queste risorse, la ricetta di quello che il senatore Carpinelli ama definire un "nuovo Rinascimento” risiede nelle politiche di filiera: cultura/agricoltura/, IBAF-Cnr Porano/ambiente/artigianato/turismo; nuove tecnologie/formazione/comunicazione/Centro Studi Città di Orvieto; sociale/cooperazione/qualità del lavoro/qualità della vita/ancora Centro Studi Città di Orvieto, impegnato con le sue specializzazioni anche in questo settore.
Al centro, ovviamente, anche il ruolo che potrà avere la ex caserma Piave, da intendersi però, come ha affermato Carlo Carpinelli, non come un toccasana o una bacchetta magica di tutti i mali, ma come una possibilità di rilancio in sinergia con tutte le altre e con le linee programmatiche complessive.

Evidenziato anche il fatto che l’Orvietano non è un’isola, e che il suo sviluppo dovrà dunque stare al centro della seconda fase del Patto per l’innovazione e lo sviluppo della Regione Umbria, in stretta connessione con quelle che saranno le politiche economiche regionali e provinciali.

L’orgoglio di essere, come hanno tenuto a sottolineare, la prima forza politica del territorio, i DS comprensoriali hanno voluto concretizzarlo in questo documento programmatico che mette nero su bianco: “Appunti per un nuovo progetto di sviluppo dell’area orvietana”, stesi con un notevole e complesso lavoro interno per andare, come è stato ieri affermato, a un confronto aperto e senza pregiudiziali o pregiudizi, oltre che all’auspicabile individuazione di una nuova classe dirigente che possa governare il cambiamento dei prossimi anni. Dove per classe dirigente non si intende solo la classe politica, ma anche quella imprenditoriale.