politica

Ancora aperto lo strappo della Margherita a Terni. Duro giudizio della Cdl, Raffaelli minimizza

lunedì 26 settembre 2005
Il ritiro delle deleghe agli assessori della Margherita, sia in Comune che in Provincia, deciso dal sindaco di Terni Paolo Raffaelli e dal presidente della Provincia Andrea Cavicchioli, hanno provocato un vero e proprio terremoto politico.
Parla di crisi dello schieramento umbro di centrosinistra e di accenni di vera e propria rottura il coordinatore regionale di FI Luciano Rossi, che stigmatizza quelli che considera “tentativi di spartizioni di poltrone del tutto inutili e controproducenti che invece, per il bene dell'Umbria, andrebbero soppressi”.
Severo anche il giudizio dei capigruppo della Cdl nel consiglio comunale di Terni, Guardlben (Fi), Orsini (An) e Salvati (Udc), che parlano in una nota congiunta di “scontro di potere di modesta levatura”, auspicando che se un equilibrio dovrà ricostruirsi all' interno della maggioranza, questo possa avvenire “sul piano dei programmi e delle scelte di fondo, ma non sul piano delle poltrone”.
Da parte sua il sindaco di Terni, Raffaelli, non drammatizza, e proprio a chiusura del Consiglio Comunale odierno, che ha approvato con 23 voti a favore da parte di tutti i gruppi della maggioranza, tranne la Margherita che era assente, gli equilibri di bilancio, ha tenuto a sottolineare che se la crisi politica nel centro sinistra a Terni non è ancora ufficialmente chiusa, la maggioranza di Palazzo Spada è comunque ancora «solida».

Da Roma vengono intanto segnali distensivi che invitano alla "saggezza" per non creare strappi irreparabili nel centrosinistra, a pochi mesi dalle elezioni politiche e a pochi giorni dalle primarie.
Le direzioni dei Ds e della Margherita a livello regionale, con il coordinatore Giampiero Bocci, si stanno preparando all'incontro che i Ds avranno domani a Roma, alle 15, proprio sul tema della crisi a Terni.
La Margherita, che al momento ha "congelati" i suoi rappresentanti comunale e provinciale, sostiene che non è un problema di “poltrone” come qualcuno l'ha definito, ma di linea politica, d'impegno, di proposta, e della “necessità che ha la politica di cambiare registro".